Recensione de “L’Acqua del Lago non è mai dolce” di Giulia Caminito,
il libro vincitore della 59esima edizione (2021) del premio campiello

Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità – IBS

21. Lacqua del lago non e mai dolce

L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE

  • Autrice: Giulia Caminito
  • Editore: Bompiani
  • Collana: Narratori italiani
  • Data uscita: 13 Gennaio 2021
  • Pagine: 304
  • Prezzo: 18 €
  • Genere: Narrativa italiana
  • EAN: 9788830103245

TRAMA:

Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subito Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti.

Recensione

Recensione stregata!

Questa recensione è stata premiata al concorso “Caccia allo Strega

Se questo racconto fosse l’eco di un canto, sarebbe stonato, ma accorato e indelebile. E come ogni cosa imperfetta, ci vuole coraggio e un pizzico di maturità per saperla vedere e apprezzare. Imperfetta è la condotta di ogni personaggio, dal più rispettabile al più disgraziato, dal più giovane, a cui la carta d’identità permette ancora tutto o quasi, perché tutto è ancora da capire e da costruire, a chi, anche se ha costruito, non ha imparato niente o è stato così pazzo o sfortunato da vederlo andare in frantumi.

Io vorrei dire che tutti mentiamo sulla nostra famiglia, è quello il covo delle nostre più ardite bugie, dove nascondiamo la nostra identità, ci inventiamo favole, proteggiamo ingiustizie, facciamo incetta di luoghi comuni e ci barrichiamo dietro alle grida, le urla, i misteri.

L’eco di questa storia, perché si ripete nel tempo, è il dramma di una famiglia incompresa, emarginata, disillusa, ma dignitosa, che compone un quadro allarmisticamente verosimile, di tante realtà di provincia che esistono in Italia e in ogni parte del mondo, in cui a volte sono proprio le giovani menti, come quelle della protagonista Gaia, a dover vivere con l’ansia di non essere mai abbastanza, e non si capisce mai davvero per chi, per cosa, e poi questo abbastanza chi lo stabilisce? La ribellione che la abita trasferisce una voglia di rivalsa sulle brutture che le piovono addosso, e fa empatizzare con lei anche in situazioni un po’ al limite in cui si vedrà coinvolta, anzi, in cui sceglie di stare un passo avanti, anche a costo di rimetterci in prima persona.

(…) lui è nato in questi luoghi ed è questi luoghi, è la sua famiglia, è il lago, è come appare, trasparente, evidente. Io sono la donna spezzata e opaca, quella che si rifrange sulle superfici e la vedi sempre a metà.

Una giovane donna che ama il lago – a mio avviso metafora che si associa all’attrazione per qualcosa che per i più simboleggia pace e immobilità, ma che in realtà cela ben altra natura a chi sa andare in profondità – pur sapendo, come recita il titolo, che non sarà mai dolce, ma capendo che anche quando le cose non sono come le vorremmo, possiamo trovare altri motivi per amarle, restando fedeli a noi stessi e rispettando le radici da cui nasciamo e imparando a conviverci, anche quando ci sembrano fatte di sabbie mobili, perchè è come riusciamo a stare a galla quando non siamo al sicuro, che può dettare l’intonazione giusta al nostro futuro.

NOTE SULL’AUTRICE GIULIA CAMINITO:

Avatar Giulia Caminito

Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40) e da L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani 2021), finalista al premio Strega e vincitore del premio Campiello 2021.