I FOLGORATI  di Susanna Bissoli

 “I Folgorati”, un titolo che fa immaginare personaggi segnati da un destino inusuale e per nulla prevedibili. Scopriamoli nel nuovo romanzo di Susanna Bissoli, in cui il riso e la parte più seria della vita, si mescolano dando origine ad una storia essenziale per apprezzare meglio i chiaro scuri della vita.

 

SCHEDA LIBRO

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I FOLGORATI

  • Autrice: Susanna Bissoli
  • Editore: Einaudi
  • Data di uscita: 16 gennaio 2024
  • Pagine: 196 p.
  • Prezzo: 18 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788806255824

Si può sopravvivere alla scarica di un fulmine: le tracce magari sembrano minime, ma nel profondo si cambia per sempre. I protagonisti di questo romanzo sono proprio dei folgorati: da quando li ha attraversati la morte, la vita è diventata una cosa imprevedibile. Una figlia volubile e spinosa, un padre burbero, con la lingua sciolta e la gamba cancara. Sono malati tutti e due, bisticciano e si rincorrono, si aiutano più ridendo che piangendo. In un susseguirsi di dialoghi intensi, esilaranti, veri, questo libro ci racconta la forza testarda della famiglia, lo slancio incontenibile verso la fuga, la vulnerabilità e il dolore, il peso di certe eredità e la scrittura non come scelta ma come un fiume che scorre sotto i piedi. La vita è ostinata, e Vera lo sa bene. Quando scopre di essere di nuovo malata (della stessa malattia che ha portato via sua madre, e molte donne della sua famiglia), suo padre Zeno le offre ospitalità nella casa dove da anni vive ormai solo – la «Settimana Enigmistica» sempre sul davanzale del bagno, con le caselle riempite a caso, perché i vuoti sono insopportabili. La loro è una famiglia monca ma vitale, spiritosa, dirompente. Nora è la sorella minore, gestisce da sola una figlia di dieci anni e un negozio di borse dove ha provato a far lavorare Vera, ma lei stava al computer a scrivere anziché inserire fatture. Vera infatti ha sempre inseguito, oltre alla libertà, il sogno di diventare scrittrice: però «le storie bisogna pure finire di raccontarle», non lasciarle a metà, impantanate, un po’ come la sua vita. L’amore accidentato con Franco – che riesce a farsi venire un attacco di panico mentre l’accompagna a una visita di controllo – non è l’àncora sicura per affrontare la nuova burrasca. Meglio tornare nella casa in cui è cresciuta, da quel cocciuto di suo padre, che pur di non far vedere a un medico la gamba che gli pulsa gira solo con scarpe di tela sfondate. Ed è proprio in una stanza chiusa a chiave di quella casa che Vera scopre decine di quaderni fitti fitti di parole: suo padre ha scritto un romanzo? Ma se ha la quinta elementare. Chissà se sono le storie che ci salvano, o siamo noi a doverle salvare.

RECENSIONE

E’ noto come nei momenti che definiamo sparti acque della nostra vita, oltre ad avere bene in mente cosa li ha causati, ricordiamo forse ancor meglio, cosa ci ha aiutato a raggiungere la consapevolezza di essere andati al di là della difficoltà, a spostare l’immobilità che causa il dolore con la sua potenza e spesso dalla sua fulminea annunciazione, in reazione. Di cosa ci siamo scoperti capaci di fare per preservare un equilibrio spodestato da qualcosa che non abbiamo chiesto, ma che sappiamo non ci lascerà più uguali a prima che il fulmine colpisca il sereno delle nostre giornate.

Da una metafora climatica, parte la costruzione delle storie dei nuovi personaggi del nuovo romanzo di Susanna Bissoli che, come recita il titolo del libro “I Folgorati”, si rivolge a coloro che una scossa dalla vita l’hanno ricevuta rischiando di fare un frontale con la morte ma che, scampandola, ottengono un posto nell’affollata lista dei sopravvissuti. Di questa lista fa parte Vera, voce narrante del racconto, che fa parte di una famiglia attraversata da molti fulmini, eventi che li hanno cambiati per sempre, anche se i segni addosso restano poco evidenti. Primo tra tutti, la perdita della madre, per tumore al seno. Ed è con la scoperta della recidiva dello stesso male su di lei, che conosciamo questo personaggio in un momento in cui il suo sogno di diventare scrittrice è immobile, come fosse il sogno ad essere attraversato da un manto di buio ed immobilità.

Penso che sono sopravvissuta e che forse dovrei cominciare a farmene qualcosa, di questa vita che avanza.

La possibilità di perdere l’opportunità di raccogliere i frutti che una passione così forte e salvifica potrebbe produrre in lei, prima ancora di dover affrontare le difficoltà che comporta una malattia, le procura nuova linfa per dedicarsi a qualcosa che è il contrario della rinuncia e della rassegnazione a ciò che la vita ti sta presentando e se è vero che nulla accade per caso, decisiva per lei sarà la scoperta della stessa passione per la scrittura, mai confessata, di Zeno, il padre anziano e brontolone con il quale torna a vivere per affrontare questo periodo, che in un tentativo di ricreare una complicità smarrita dopo la sua vedovanza, chiede aiuto a questa figlia per rileggere, correggere e perché no?, pubblicare un racconto scritto nel corso della sua vita lavorativa senza sosta, ma con un celato spazio per immaginare e descrivere mondi ben più interessanti.

Ed ecco che grazie ad uno scopo, seppure rivestito dal dubbio di non riuscire a vederlo realizzato, sta la forza di un racconto che pone l’accento sull’importanza della “riconoscibilità”, che specie in situazioni di dolore e malattia, azzera o riduce di molto tutte le altre differenze, fa cambiare anche la prospettiva, l’ordine delle cose a cui dare importanza nella vita. Un racconto che non risparmia ironia, specie nel rapporto con la cinica e pragmatica sorella minore Nora e la vivace Alice, la nipote in piena adolescenza che ha tutte le curiosità sul mondo tipiche della sua età e un amore speciale per la donna coraggiosa e per nulla vittimista che vede nella zia.

La malattia è un punto e la morte una virgola. Un punto è un’occasione, per tornare indietro e rileggere tutto, sperando che abbia un senso fino a lí. La morte, invece, è una virgola: tempo scaduto e consegnare il foglio, la frase resta in sospeso.

La scrittura della Bissoli non si perde nelle retrovie più “pesanti” a cui si può cedere dedicandosi ad un argomento simile, e la curiosità di scoprire il destino di quest’anima più volte scelta da una prova così dura, tiene alta l’attenzione e regala la riflessione comprensibile anche a chi non è nel club dei folgorati. Di tutte le attività umane, nessuna è inutile e potenzialmente distruttiva come cercare di prevedere il futuro. Il futuro è solo un’ombra che inibisce le gioie del presente e dà risalto alle infelicità del passato. Il trucco è cercare di pensare non a quanto dolore, ma a quanta gioia si prova, in qualunque momento. Qualunque idiota può provare dolore. La vita è piena di scuse per il dolore, di scuse per non vivere, scuse, scuse, sempre scuse. Quando ti troverai da anziana in un letto, il solo dolore che potrai provare sarà quello per tutti i dolori inutili che hai provato da giovane, per tutte le volte che non hai fatto qualcosa che volevi fare per paura o vigliaccheria, per tutte le volte che hai permesso ai bastardi, ai moralisti e ai piagnoni di fermarti, di impedirti di essere te stesso. Bisogna stare attenti ai morti viventi. La gente che vorrebbe morire vorrebbe che tutti gli altri morissero con loro. Non so di quale club potrebbero far parte loro, ma ci ricorda che è gente da evitare.

NOTE SULL’AUTRICE SUSANNA BISSOLI

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Susanna Bissoli è nata a Verona nel 1965 ed è un’autrice italiana. Ha studiato lingue, mediazione culturale e didattica dell’italiano per stranieri. È autrice della raccolta di racconti Caterina sulla soglia (2009), finalista al Premio di Fahrenheit-Radio 3 per il Libro dell’anno, e del romanzo Le parole che cambiano tutto (2011), entrambi pubblicati da Terre di Mezzo. Appassionata di teatro, da circa vent’anni conduce laboratori di narrazione interculturale, specialmente con gruppi di donne. Nel 2024 pubblica con Einaudi I folgorati.

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2 Commenti
  1. Tommaso Cutrì

    Interessante recensione, già il titolo del libro fa venir voglia di leggerlo.
    Complimenti

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    • Manu Luna

      Grazie Tommaso, mi fa piacere ti abbia ispirato grazie anche a ciò che ne ho scritto al riguardo.

      Rispondi
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