CUORE NERO di Silvia Avallone

Due protagonisti dal passato difficile, ma opposto: lei carnefice, lui vittima. Un amore, il loro, inaspettato: ma cosa succede quando la verità viene a galla? “Cuore nero”, il nuovo libro di Silvia Avallone contiene la risposta: dentro al male non c’è mai solo il male.  

SCHEDA LIBRO

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CUORE NERO

  • Autrice: Silvia Avallone
  • Editore: Rizzoli
  • Data di uscita: 23 gennaio 2024
  • Pagine: 368 p.
  • Prezzo: 20 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788817184601

L’unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un’adolescente di trent’anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un’invasione. Quella donna ha l’accento “foresto” e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s’incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia – “privi di luce, come due stelle morte” – Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l’ha subito, lei perché l’ha compiuto – un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l’unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani.

RECENSIONE

Si dice sia sbagliato giudicare un libro dalla copertina, invece in certi casi è proprio quello che più velocemente può portarti vicino ad intuire l’identità di chi o cosa vi troveremo dentro, gli stati d’animo che ci attraverseranno leggendo, o in che luoghi geografici ci porterà. E se all’immagine che la riguarda, si unisce un titolo altrettanto inequivocabile, si ha la sensazione che chi ha scritto la storia, non voglia lasciare dubbi sulla tinta costruita attorno al suo personaggio che, seppur frutto della sua fantasia, affonda le sue radici e torna a vivere in un rurale, sperduto e silenzioso borgo d’Italia che esiste davvero.

Perché è di uno scenario quasi immobile, lento e spopolato che ha bisogno Emilia, protagonista dal “Cuore nero”, che è il titolo del nuovo romanzo della scrittrice Silvia Avallone che, ormai 30enne, cerca in Sassaia, tra le montagne di Biella, un posto in cui sedare per un po’ le conseguenze di un passato drammatico e innominabile e in cui provare a sentire solo il freddo della neve, del buio dei boschi e non solo quello causato dall’eterno inverno che le si è tatuato addosso negli ultimi 15 anni, tanto è durata la sua pena post reato, iniziata che non era ancora maggiorenne. Un tempo scandito solo dalla colpa, dalla vergogna, dal rifiuto degli altri – tranne suo padre, figura amorevole e di supporto incondizionato – dall’abitare un mondo che la giudica indegna anche una volta pagati i propri errori. Un tempo che la illude di potersi riscattare, ma che porta con sé solo il fallimento di questo intento.

Il mio tempo si era rotto quella mattina. Da allora avevo solo fatto finta di vivere. Con alti e bassi, con lunghe fasi depressive e brevi intermezzi di illusioni. L’indicibile non è mai il mentre, l’attimo sconvolgente. È il lento, uniforme, inesorabile dopo. Credevo che quello fosse stato il giorno più brutto della mia vita, invece ne era arrivato uno uguale. E non sapevo che poi ne sarebbe arrivato un altro infinitamente peggiore. Perché il male che subisci, adesso lo so, è molto meglio di quello che fai.

Fino a che, il suo inverno non si scontra con quello di Bruno, l’occhio e la voce del narratore nel libro. Il maestro del paese, un altro “colpevole”, ma solo di non stimare abbastanza sè stesso e una vita che troppo presto l’ha reso orfano. Determinato anche lui ad assomigliare sempre più al luogo in cui vive, silenzioso, ombroso, inscalfibile, forte come una quercia ma bisognoso di cure e amore, come tutti i luoghi del mondo, come tutti gli uomini del mondo. Bruno ed Emilia sono simili e diversi allo stesso tempo, lo stesso sguardo vuoto che nasconde la paura di rivivere quello che è stato, uno dalla parte della vittima, l’altra da quella del carnefice. Le loro solitudini però si riconoscono, anche nel silenzio dei loro passati, si avvicinano, si cullano in una sembianza di normalità.

Cosa avrebbe potuto rivelarmi di te il tuo nome che già non sapevo? Non siamo nomi, cognomi, relazioni più o meno dettagliate redatte da psichiatri, assistenti sociali, periti. Siamo chiaroscuri. Buchi pieni di buio da cui escono, a volte, fortuiti tagli di luce. E tu eri buono, l’avevo visto subito. Arrabbiato, asserragliato in te stesso come un intrico di spine, ma buono. A differenza mia.

A dispetto dell’apparente inospitalità dei luoghi e delle condizioni emotive in cui versano entrambi, il loro, almeno sul piano fisico,  non sarà un avvicinamento graduale ma più un’urgenza di viversi con la libertà e l’incoscienza  che solo trovarsi lontani dal rumore e dagli occhi giudicanti di chi ci circonda, a volte favorisce ed imparando così il lusso di guardarsi davvero, riuscendo a sospendere col tempo, condizionamenti esterni e giudizi affrettati che molto poco hanno a che fare con l’amore.

Cos’è il male? È un errore che fai tu? Una scelta? Oppure è una falla nel tuo sistema, una colpa che c’è in ogni essere umano? È la follia? È un più, una cellula impazzita con cui nasci? Oppure è un meno?

Ho trovato molto bella la scelta dell’autrice, di far sfruttare ad Emilia le capacità ottenute grazie agli studi realizzati in un contesto difficile e in cui spesso si finisce col perdersi definitivamente, che eserciterà grazie ad un anziano abitante del borgo che la accoglie come assistente per ridare lustro a dei quadri rovinati dal tempo, e che le inietterà nuova ispirazione e fiducia in sé stessa.

L’arte è sempre un tentativo di luce, uno scarto rispetto al buio che c’è nella vita.

Ho letto gli altri libri della Avallone e posso dire di aver trovato quest’ultimo il più maturo di tutti, forse il più difficile da scrivere e che mi piace ricordare sia nato anche grazie ai laboratori letterari che ha tenuto in un carcere minorile maschile di Bologna e che con questa storia, commovente, dura ma profondissima, pone a se stessa e di conseguenza al lettore, due domande e un invito: cos’è il male? Chi lo fa, ma anche chi lo subisce, può trovare un modo e uno spazio per continuare a vivere? Oggi vengono emessi i giudizi sui social sui casi di cronaca, con una superficialità agghiacciante. E invece la letteratura di una volta, prendeva spunto dalla realtà, agendo diversamente e ci spiegava quale sarebbe forse il modo più civile per parlare di reati. Valutarli nel tempo e attraverso i paradossi farci aiutare a decifrare l’indicibile.

NOTE SULL’AUTRICE SILVIA AVALLONE

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Silvia Avallone (Biella, 1984) è tra le voci più importanti della nostra narrativa. I suoi romanzi sono tradotti in tutto il mondo e hanno vinto numerosi premi, tra cui il Campiello Opera Prima e il Benedetto Croce. Per Rizzoli ha pubblicato Acciaio (2010, da cui è stato tratto l’omonimo film), finalista al Premio Strega 2010, Marina Bellezza (2013), Da dove la vita è perfetta (2017) , Un’amicizia (2020) e Cuore Nero (2024).

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4 Commenti
  1. Peppe

    Come sempre impeccabile la recensione di questo libro che, come già da te detto, dal titolo evidenzia cosa poterci trovare dentro. Analisi del libro che spazia nella descrizione di un avverbio, il male, in tutta la pesantezza del termine, che ne costituisce l’intera costruzione della trama, due protagonisti che affrontano il tema con aspetti diversi, perché una lo ha causato ed un altro è stato messo a dura prova da circostanze storte, finendo entrambi tuttavia a vivere le medesime condizioni. Sarebbe opportuno riflettere, mai giudicare, provare a trattare tutto e tutti con la giusta empatia e magari si vivrebbe meglio, ma siamo umani, anche non volendo possiamo trarci o indurre all’errore, è la vita.
    Sempre complimenti Manu per quello che fai, sempre più capisco autori che invitano alla lettura perché spesso apre un mondo, la riflessione, dalla quale parecchi per convenienza o paura spesso scappano.

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  2. Antonella Valentini

    Bella presentazione, anche l’accenno non scontato sulla copertina. Un racconto che incuriosisce.
    Grazie come sempre.

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    • Manu Luna

      Grazie a te per lasciarci sempre un parere acuto e attento!

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      • Manu Luna

        Come sempre ti sai calare, pur non avendo ancora letto il libro, nello spirito della storia che di volta in volta provo a recensire. Cuore nero dà tanti spunti di riflessione importanti, toccando un tema molto difficile, delicato, ma che la Avallone ha saputo affrontare con maestria e sensibilità, per cui è nota e apprezzatissima scrittrice del nostro panorama narrativo italiano.

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