Con “Niente di vero”, Veronica Raimo racconta con rara crudezza i lati imperfetti che accomunano tante famiglie.

Buon 8 marzo alle lettrici di Librangolo con Veronica Raimo che in Niente di vero, il suo esilarante e feroce ultimo romanzo, racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. 

SCHEDA LIBRO

niente-di-vero-veronica-raimo-copertina-libro

NIENTE DI VERO

  • Autrice: Veronica Raimo
  • Editore: Einaudi
  • Collana: Supercoralli
  • Data di uscita: settembre 2019
  • Pubblicato in Italia: 1 febbraio 2022
  • Pagine: 176 p., brossura
  • Prezzo: 18 €
  • Genere: Narrativa italiana
  • EAN: 9788806251895

TRAMA

Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante. 

Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente
– ZEROCALCARE

Recensione

A volte scriviamo non per elaborare un lutto, ma per inventarlo.

Se durante la lettura di un libro, si potessero registrare gli innumerevoli file che alcune storie aprono (per i collegamenti mnemonici che i personaggi attivano con le nostre), credo ne uscirebbe fuori altrettanto materiale per dei nuovi libri…

Perché ogni storia, che sia inventata o facente capo a fatti realmente accaduti, è generatrice di molti casi ad alto tasso di riconoscibilità, ma anche quando ciò non succede, se si è così bravi nel raccontarli, l’empatia e la comprensione, sono due compagne che riescono a darsi il braccetto per tutto il tempo speso a leggerla.

Superficialmente, potrei dire di non essermi rivista in nessuno dei personaggi creati dalla penna di Veronica Raimo, che con “Niente di vero” tratteggia con una scrittura cruda e sincera, la storia di una famiglia della periferia romana, il cui disagio non risiede solo nelle condizioni modeste in cui verte il loro stile di vita, ma anche nelle architetture mentali costruite principalmente da genitori che, così facendo, influenzano inevitabilmente la crescita dei loro figli.

La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori, in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia. Scontata, a metà prezzo. La memoria per me è come il gioco dei dadi che facevo da piccola, si tratta solo di decidere se sia inutile o truccato.

A ben guardare invece, è in Veronica, detta Verika, che riconosco il perfetto esempio di figlia – la loro – a cui stanno molto più stretti i limiti di certi “insegnamenti”, che le scarpe a cui per troppo tempo fa percorrere gli anni e il balletto delle sue continue indecisioni; su chi è, cosa vuole e cosa farà. Che, c’è da capirla, non è mai un tetris facile da incastrare per nessuno, figurarsi per chi ha una culla di partenza già così complicata.

Non sono gli accadimenti su come intende risollevarsi da un destino in cui c’è chi vorrebbe insabbiare ogni suo slancio di vita, il punto più significativo del romanzo, ma le piccole finestre che apre dal suo mondo interiore sull’esterno, che così poco sembra volerla illuminare, facendola convivere spesso con una sensazione di invisibilità, che le permetterà di coltivare una cosa ben più importante dell’apparenza e dell’essere lodati perché corrispondenti a ciò che gli altri pensano di riconoscere, e quindi gestire.

Un’unicità scomoda, quella di questo centrale personaggio, perpetuata grazie al suo lavoro di scrittrice, che la autorizzerà con sollievo a credere in qualcosa su cui costruire la sua identità, facendole capire che quando si scrive, è un po’ come quando si vive: tutto può essere più vero del vero, ma anche il suo niente.

NOTE SULL’AUTRICE VERONICA RAIMO

Veronica-Raimo

Veronica Raimo, nata a Roma nel 1978, è una scrittrice italiana. Sorella dello scrittore Christian Raimo si è laureata in Lettere con una tesi sul cinema della Germania divisa. Ha vissuto a Berlino lavorando come ricercatrice presso l’Università Humboldt. Ha esordito nella narrativa nel 2007 con il romanzo Il dolore secondo Matteo al quale hanno fatto seguito altri due romanzi oltre a racconti pubblicati in riviste e antologie. Insieme a Marco Bellocchio e a Stefano Rulli, ha scritto la sceneggiatura di Bella addormentata (2012, regia dello stesso Bellocchio) candidata ai Nastri d’argento 2013. Ha scritto per vari periodici e quotidiani come Rolling Stone, la Repubblica XL, il manifesto, Il Corriere della Sera e Amica