PICCOLE COSE CONNESSE AL PECCATO di Lorena Spampinato

Una rovente Sicilia degi anni ’90 e dei suoi chiaro scuri non solo paesaggistici, fa da cornice all’ultimo romanzo della scrittrice catanese Lorena Spampinato (da noi anche intervistata) che in “Piccole cose connesse al peccato” racconta l’adolescenza di tre ragazzine alle prese con il loro tempo più combattuto, ribelle, ardente, irrinunciabile.

SCHEDA LIBRO

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PICCOLE COSE CONNESSE AL PECCATO

  • Autrice: Lorena Spampinato
  • Editore: Feltrinelli
  • Data di uscita: 14 marzo 2023
  • Pagine: 208 p.
  • Prezzo: 17 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788807035272

TRAMA

Annina ed Enza dividono una stanza nella vecchia casa della nonna, in una località non lontana da Taormina, ma dove non c’è nulla, se non pochi bar-gelateria e lidi balneari. Più grande di Annina e ormai una bellezza sbocciata, Enza si aspetta un’estate di litigi con la madre e una noia infinita. Ma la vacanza delle cugine prende tutt’altra piega con la ricomparsa di Bruna: la ragazza più irregolare del paese si porta dentro un lutto e una sete di rivalsa. E conosce benissimo un giro di ragazzi che si arrabattano con espedienti non proprio legali, cresciuti, come sono, in famiglie disagiate e violente. Una compagnia che le madri di Enza e Annina disapproverebbero, se solo scoprissero le uscite notturne delle figlie.

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Eppure persino il capo del gruppo, Mirco, si rivela più sensibile e corretto di quanto suggerirebbero i pregiudizi. Il pericolo, in realtà, non sono i maschi, ma tutto ciò che sobbolle tra le protagoniste: rivalità, smania di diventare donne, confusione del desiderio. È Annina, la più piccola, la meno appariscente, a raccontarci la storia di quella vacanza degli anni novanta che segna un tragico spartiacque: come osservatrice e testimone, e come chi viene di colpo scaraventata nell’età adulta. Lorena Spampinato ha scritto un romanzo di formazione insolito sia per la costellazione delle figure femminili, sia per uno stile particolarissimo: denso, raffinato, evocativo. L’estate siciliana diventa così un teatro dove sotto lo scorrere delle esperienze adolescenziali – le feste, le sfide, il conflitto con le madri – emerge una dimensione archetipica: e si finisce ammaliati da quella forza oscura senza tempo.

RECENSIONE

Qualunque istante, dopo quello, sarebbe stato inutile, ridicolo. Questo pensavamo, capendo per sbaglio il senso di quella nostra età: scoprire, una sola volta nella vita, il gusto delle cose eterne.

Nell’arco di un’intera vita, gli stati d’animo che ospitiamo dentro di noi sono innumerevoli e opposti fra loro e forse soltanto in là con l’età, ci rendiamo conto di quali e in che quantità ce ne siano toccati di più buoni o cattivi in sorte o, al contrario, di quali abbiamo deciso di farci portatori, se come vittime o esemplari.

Rimanendo ad un’età in cui molto deve ancora succedere e il tempo di bilanci e giudizi su decisioni prese o mancate, ha l’appuntamento fisso col posticipo, se ne possono scegliere cinque in particolare. Stati d’animo, che si traducono spesso in un determinato comportamento o modo di essere e di fare,  legati indiscutibilmente (ma non solo) ad un lasso di tempo tra i più attesi da bambini, temuti dai genitori, sottovalutati da chi lo sta vivendo e rimpianto dagli stessi una volta finito: l’adolescenza.

Esisteva un punto oltre il quale accadevano le cose. Un punto vicinissimo, che si poteva persino sfiorare. Lì cadeva l’adolescenza, cadevano le estati. Le giornate abbaglianti. I volti delle persone conosciute, il loro accento. I corpi allo specchio. I desideri, la contentezza. Cadevano gli sbagli. L’odore della pelle. Le ciglia intrappolate dal rimmel. Le macchie sui vestiti. Le biciclette rosse, le biciclette blu. Il respiro acido della notte. I capelli tenuti da mollette. Cadeva la pioggia di agosto. Le scarpe fatte di cenere. I laccetti del costume. Le feste. Il sangue nelle mutande. Le dediche sui tovaglioli da bar. I nomi dei genitali. La vergogna. I baci. I jeans. Cadeva la vita. Cadeva soprattutto la vita, non tornava più.

Chi si tuffa in profondità nelle acque spesso torbide ed agitate di questi anni qui, è una scrittrice tra le più dotate della sua generazione, Lorena Spampinato, che con il suo nuovo romanzo “Piccole cose connesse al peccato”, sceglie il titolo di ogni suo capitolo, pescandolo tra i temi più scottanti legati a quel periodo: la disobbedienza, il desiderio, la colpa, il peccato e la salvezza.

Di questi stati, si “macchiano” Bruna, le due cugine Enza e Anna, voce narrante quest’ultima, che fa da racconto trainante per tutte, e le loro tre madri, figure meno centrali ma determinanti per capire le origini di certe ribellioni e cambi di scenari ambientate in un’ardente estate siciliana degli anni ’90, terra verso cui l’autrice non si risparmia nel decantarne bellezze, contrasti, limiti e generosità, aggettivi che potrebbero calzare anche per descrivere tutte queste diverse personalità.

Che si trovano a convivere insieme in una stagione che di per sé invoglia al bisogno di libertà, di evasione, non solo mentale ma spesso anche fisica a quell’età, e dovendo imparare a tollerare parti di sé stesse ancora acerbe o mai cresciute davvero, come nel caso delle madri, prima di arrivare a poter essere comprese, perdonate e accettate (esigenza quest’ultima, che non scade col passare del tempo…)

Le madri scavano abissi – precipizi, burroni – e noi figlie ci cadiamo dentro per tutta la vita.

Con una scrittura che ben si addentra sui nervi più scoperti, ma anche più incandescenti ed intriganti di una gioventù che poco ha ma che in tanto spera, ci troviamo di fronte un racconto che fa rivivere con trepidazione tutte quelle piccole cose connesse al peccato che, per citare l’autrice, sono uniche perché ancora non sappiamo che lo sono.

E che, come ognuno di noi che è un po’ più cresciuto sa, riguardano spesso i primi amori e va da sé, anche i primi dolori e fa riflettere su come, non per tutti, certe cicatrici vadano via crescendo, ma che non è sempre grazie a questo, che si riesca davvero a superare o far sbiadire una mancanza, una delusione, un distacco, un trauma, un’emozione. Perché è vero che la vita vera forse inizia ben oltre l’adolescenza, veloce a passare come le soste negli autogrill, ma è proprio il frutto di queste soste a non reggere, spesso, il confronto con molto di ciò che verrà dopo.

NOTE SULL’AUTRICE LORENA SPAMPINATO

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LORENA SPAMPINATO (Catania, 1990. ) A diciotto anni ha esordito con il romanzo “La prima volta che ti ho rivisto” (Fanucci editore, 2008) e si è trasferita a Roma dove si è laureata in Scienze Politiche. Adesso si occupa di editoria e comunicazione. Con Fanucci editore ha pubblicato anche “Quell’attimo chiamato felicità” (2009) e “L’altro lato dei sogni” (2011). “Il silenzio dell’acciuga” (Nutrimenti, 2020) è stato proposto per il Premio Strega 2020 da Lidia Ravera. “Piccole cose connesse al peccato” è appena uscito per Feltrinelli.

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6 Commenti
  1. Antonella Valentini

    Leggo e torno indietro, per me erano gli anni 70 e vivevo al nord, ma poco cambia credo, perchè l’ adolescenza è così per tutti quelli che la ricordano. Le trasgressioni son state il fulcro di noi che eravamo tra l’essere ancora bimbi e sentirci grandi. Credo che lo leggerò con grande piacere. Grazie come sempre a librangolo.

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    • Manu Luna

      Grazie a te Antonella, per il seguito fedele e perchè condividi con noi i tuoi ricordi e i motivi per cui ti colpisce il contenuto di ciò che proponiamo.

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  2. Lorena Spampinato

    Grazie per le tue parole generose, le tengo dentro <3

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    • Manu Luna

      Grazie a te Lorena, per questa splendida e toccante storia. Ne approfitto per ringraziarti ancora una volta anche per la bella intervista concessa a Librangolo. In bocca al lupo per tutto ciò che stai facendo e farai!

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      • Peppe

        Recensione come sempre all’altezza per un libro che racconta il vissuto adolescenziale di tre giovani in un periodo, gli anni 90, in cui la Sicilia era sotto i riflettori in seguito a vicende di criminalità organizzata.
        Tutte le brutalità del periodo hanno segnato non poco questa terra che così come la Calabria, la Campania e la Puglia per vicende analoghe, hanno creato una nomea poco invidiabile.
        In mezzo ai tanti ci sono anche tante persone per bene, ammiro chi sa valorizzare i territori del Sud ricchi di cultura, siamo stati meta di greci e Borboni, siamo stati ricchi prima di essere depredati, a mio punto di vista.
        Anche al Nord vi sono state brutalità, gli anni delle BR sono stati difficili ma sono stati superati, lo stesso deve avvenire al Sud, la cultura deve prevalere con uno sguardo al passato per non ripetere gli stessi errori, anche un semplice libro può e deve essere fonte di rinnovamento soprattutto mentale.
        Una mente aperta, acculturata non cadrà mai in giochi di potere perché, anche se brutto a dirsi, chi potrebbe, troppo poco fa per migliorare una situazione in cui l’ignoranza la fa da padrone.
        Grazie Manu per questa recensione che in me ha smosso tanti pensieri, spero di non essere risultato offensivo ad alcuno.

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        • Manu Luna

          Ciao Peppe e grazie per lo sguardo sempre attento, immerso davvero nelle storie e negli spunti che, come dici tu, anche un semplice libro può aprire. Concordo con tutto quanto dici, nel libro si respira una voglia di riscatto tipica non solo dell’adolescenza che riguarda le tre protagoniste, ma anche per un periodo in cui troppi hanno dovuto mettere la testa sotto e immeritatamente. Sono tempi difficili per tante altre questioni, questi nostri di oggi, a volte una ripresa generale la si vede sempre come più lontana, ma è giusto non perdere mai la speranza, specie per queste nuove generazioni che hanno trovato ad aspettarli, un mondo meno anni ’90 sicuramente, ma altrettanto complesso.

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