Il rumore delle cose nuove di Paolo Genovese

Paolo Genovese, regista del film italiano campione d’incassi “Perfetti sconosciuti”, ci regala una storia cominciata 7 anni fa da un piccolo messaggio tagliato dalla sceneggiatura perchè conteneva un segreto troppo grande per essere raccontato nel film che, piano piano, pezzo per pezzo, è diventato “Il rumore delle cose nuove”, un romanzo che lascia il segno e fa male all’anima.

SCHEDA LIBRO

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IL RUMORE DELE COSE NUOVE

  • Autore: Paolo Genovese
  • Editore: Einaudi
  • Data di uscita: 28 novembre 2023
  • Pagine: 368 p.
  • Prezzo: 18,50 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788806234362

TRAMA

La soddisfazione illecita di una curiosità trascina le vite di sette persone in un vortice che le avvolge, le incastra, le fa scontrare. Mentre ogni residuo di normalità viene eroso dalla forza dirompente dei segreti: alcuni piccoli, altri insostenibili, ciascuno col proprio rumore. Andrea è un fotografo, Andreina un’infermiera, e se oggi Andrea è ancora vivo è perché Andreina gli ha donato un pezzo di sé. Umberto al lavoro allevia il dolore e a casa lo infligge ad Alba, che aveva sogni semplici e ora ha smesso di sognare. Ralph di mestiere riproduce suoni, Viola è un’attrice che ha scelto di recitare anche nella vita. E poi c’è Mirko, che ha dieci anni ma fa tanto rumore. Tre famiglie, che per anni si sono sfiorate nelle strade di Milano senza conoscersi, trascorrono le loro esistenze fra rancori, bugie e momenti di felicità finché un incontro imprevisto non stravolge tutto. Allora il caos prende il sopravvento sul fragile equilibrio che le regge e rischia di spazzarle via.

RECENSIONE

Si creda o no, che ci sia vita dopo la morte, c’è una cosa che accomuna facilmente quelli che ancora ne vivono una. La difficoltà di accettare, qualora si riuscisse ad accreditarlo, che con noi finiscano anche i pensieri che abitiamo da che abbiamo memoria, consapevoli che l’unica cosa incessante del vivere, è ciò che produce la nostra mente. Da svegli e, per chi ricorda i sogni, anche dormendo.

E se i pensieri che abbiamo nell’arco della vita, producessero un rumore, non esisterebbe neppure il silenzio, perché nessuno, mai, ha tregua dai suoi pensieri, tanto che per scherzare si usa dire che ci si riposa, anche in quel senso, solo da morti.

Il rumore avvolge tutto. Il silenzio non esiste, non nella vita. Il silenzio è della morte ma, mi chiedo, quale rumore fa quando arriva?

Intorno ai pensieri, che diventano azioni e relazioni, che nutrono i rapporti, ne intossicano altri, allargando paludi umane di disperazione e precluse vie di fuga, ruotano le storie dei personaggi creati dallo scrittore e regista Paolo Genovese, che con Il rumore delle cose nuove, mette in “scena” (come in uno dei suoi film più amati e discussi “Perfetti sconosciuti”), i picchi e i tonfi esistenziali di 3 coppie molto diverse tra loro, ma unite da fili invisibili che nel corso delle pagine, diventano una corda che potrebbe unirli tutti per poi spezzarli con inaudita violenza.

Niente cellulari di mezzo qui, tutto si svolge all’interno di vite ordinarie, in case ordinarie, raggiunte dopo lavori altrettanto ordinari, ma che come tutte le vite che scorrono su binari dritti, attendono una curva pronta a distoglierle dal solito paesaggio.

Ci sono attese che sembrano non avere mai termine. Fin dal principio. Non danno una scansione esatta del tempo che passa: sono attese che preoccupano e sfiancano e si fanno via via sempre piú complesse. Perché piú l’attesa si dilata, piú si mischiano il bene e il male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, l’ovvio e la sorpresa. L’attesa può far fibrillare il cuore oppure abbattersi con un manto di torpore.

Una volta che si entra nel meccanismo della storia e si imparano a conoscere i singoli individui che formano queste coppie, ci si appassiona alle loro vicende umane. Le scopriamo lentamente in un alternarsi tra passato e presente.

Persone che si sono toccate in momenti diversi e importanti della loro vita senza conoscersi e che in un crescendo drammatico si ritrovano sempre più vicine e coinvolte. Fino al finale che rimette in discussione tutto e cambia il futuro di ognuna di loro. Detestabili, sbagliati, immaturi, presuntuosi e impuniti, alcuni. Quanto ingenui, misericordiosi e coraggiosi, altri.

Tra tutti, ho amato molto il personaggio di Alba, la più vessata tra le donne ma paradossalmente anche la più libera, perché non c’è persona al mondo che sa apprezzare meglio di esserlo, se non chi ha combattuto tanto per diventarlo.

Era come se la somma di quello che aveva vissuto finora avesse dato per risultato una di quelle cifre che neanche la calcolatrice riesce a calcolare. In genere appare una E vicino alla lunga sequenza di numeri che sembrano assemblati a caso e diventano non piú pronunciabili. Il risultato è troppo lungo, non trova spazio nel piccolo schermo digitale, si è andati oltre le possibilità. Alba si sentiva cosí, libera dalla paura, perché quando raggiungi il culmine non ti fa piú tanto effetto. C’è un momento in cui le conseguenze che abbiamo sempre temuto diventano insignificanti; tenere a freno un’emozione è un modo sbagliato per farla fuggire. Prima o poi le catene si staccano dal muro portandosi dietro pezzi di intonaco, e quel mondo che sembrava inaccessibile fino a un attimo prima, diviene raggiungibile e il pensiero è quello di dire «perché non l’ho fatto prima».

Quasi assenti le descrizioni dei contesti in cui vivono uomini e donne, quasi fossero inutili allo sviluppo della storia, in cui Genovese si conferma un maestro nel valorizzare i dialoghi, dando loro il ritmo serrato e senza tempi morti, tipico delle sue sceneggiature sul grande schermo e di questo il lettore ne gode, immaginando il costante rimuginare sulle vicissitudini affrontate dai personaggi, come se al loro posto ci stesse lui e dovesse fare i conti, presto o tardi, con quanto gli accade o permetta che succeda, colorando la casella dell’immedesimazione, come tratto più distinguibile del suo operato e lasciando in chi lo legge, quelle domande che lasciano tutti i rapporti di cui sono fatte le nostre vite e i rumori che le costellano: che rumore fa un cuore che si spezza, la violenza verbale, un segreto svelato, la giustizia che si compie, il concepimento di una nuova vita, la fine di un’altra?

Perché anche la morte ha un suo rumore, un suono discreto, che non si sente in maniera distinta perché in fondo è sempre presente. È un rumore incessante, che si insinua senza che nessuno se ne accorga e, quando alla fine si percepisce, quando finalmente siamo in grado di urlare che è proprio quello, non rimane che il silenzio.

NOTE SULL’AUTORE PAOLO GENOVESE

Emanuele Trevi

Paolo Genovese (Roma, 1966) è uno dei piú importanti registi italiani. Con Perfetti sconosciuti (2016) ha vinto il David di Donatello per il miglior film e la migliore sceneggiatura (quest’ultima premiata anche al Tribeca Film Festival). Ha poi scritto e diretto, tra gli altri, La banda dei Babbi Natale, Immaturi, Immaturi – Il viaggio, Una famiglia perfetta. Nel 2014 ha pubblicato con Mondadori Tutta colpa di Freud. Nel 2018 ha pubblicato con Einaudi Il primo giorno della mia vita. Vincitore del Vanity Fair Stories Award 2018 per aver scritto un libro di grande successo e aver dimostrato che la narrazione, quando è accompagnata dalla qualità, non conosce confini né impone limiti.

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6 Commenti
  1. Tommaso Cutrì

    Spunti interessanti per una nuova lettura, hai tracciato perfettamente le coordinate del libro , soprattutto hai messo in risalto la trama.
    Non conoscevo l’autore, ma hai saputo fare un quadro dettagliato di esso.
    Bravissima

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    • Manu Luna

      Grazie Tommaso, se non conosci l’autore, a questo punto ti consiglio di vedere anche il suo film famosissimo “Perfetti sconosciuti”, è un piccolo gioiello dei rapporti (ancora) contemporanei.

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  2. Antonella Valentini

    Una bella trama, sempre ben recensita. Argomento interessante sopratutto quello del pensiero che potrebbe fare rumore…anche dopo, quando in questa vita finiremo di esistere.

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    • Peppe

      Articolo e recensione di livello per un autore molto quotato sullo scenario artistico italiano. Riscontro molta competenza nel descrivere i temi che l’autore vuole rappresentare delineando delle linee guida per una lettura più accurata e comprensibile, tale da poter esprimere i propri pensieri.
      Complimenti Manu per quanto fatto e grazie per quanto ci regali ogni volta.

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      • Manu Luna

        Ciao Peppe, sono felice che il mio pensiero sul libro tu l’abbia trovato esaustivo al fine di carpirne la linfa che lo abita. Te lo consiglio vivamente!

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    • Manu Luna

      Ciao Antonella, si, questo libro offre spunti di riflessioni poco comuni, pur trattando argomenti che lo sono molto, come le dinamiche, i problemi di coppia, esistenziali, e molto altro. Consigliatissimo.

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