[Recensione] Il grande Rudi (Francesco Vecchi) | Ed. Leone

TRAMA:

Il pugile Rodolfo Quattrociocche è un personaggio controverso: il pubblico lo ama, ma allo stesso tempo sono in molti a pensare che sia un venduto. Quando sparisce, le numerose ambiguità del suo passato tornano a emergere. A indagare su di lui, la giovane e irascibile Eva Fortis, praticante presso un importante quotidiano sportivo milanese. Per lei, la scomparsa di Quattrociocche diventerà occasione per riflettere sul rapporto con gli uomini, tra tutti con il proprio padre, che Eva riuscirà forse a comprendere solo una volta risolto il mistero sconvolgente che si nasconde dietro al Grande Rudi.

Il Grande Rudi è il secondo libro che leggo, dalla penna di Francesco Vecchi, e se il primo romanzo (“Avrà l’odore delle cose nuove”), mi aveva catturato per la sua bravura nel delineare i personaggi e per l’’intrigante mistero che riguardava il migliore amico del protagonista, qui troviamo una protagonista donna, per la quale ho provato immediata simp-empatia, alle prese con un altro mistero, di tutt’altra natura e che unisce l’antica ammirazione di suo padre e sua, fin da bambina, per quello che si rivelerà il personaggio fulcro del libro e che permette a lei di conoscere, non avendone più paura, ma macinando nuove consapevolezze, alcuni lati di sé che la rendevano spettatrice passiva di una vita che non meritava di stare dentro quei margini.

Eva fa un bellissimo viaggio, così come, pagina dopo pagina, lo compie anche il Grande Rudi e l’autore lo fa percorrere anche a noi, lasciandoci il senso di una storia dalla quale anche stavolta ci si affranca dagli errori e proprio grazie ad essi, ci si sente paradossalmente, più a nostro agio nel vestire i nostri panni. Perché non dandoci la possibilità di sbagliare, nel lavoro, come in qualsiasi altro ambito della vita, ci neghiamo anche quello di seminare su terreni nuovi, il raccolto al quale forse dovremmo davvero essere destinati.