[Recensione] Billy Summers (Stephen King) | Sperling & Kupfer

Ultimo appuntamento del 2021 con l’Angolo del Giallo che, dopo il nostro tour europeo, alla scoperta dei giallisti che vanno per la maggiore in Germania, Francia, UK e Italia, si sposta questa volta negli States, patria del thriller, e di uno scrittore conosciuto come il “Re del Brivido”… Parliamo naturalmente di Stephen King e del suo ultimo romanzo “Billy Summers”.

Billy Summers è un sicario, il migliore sulla piazza, ma ha una sua etica: accetta l’incarico solo se la vittima designata è una persona veramente spregevole. Ora ha deciso di uscire dal giro, ma prima deve portare a termine un’ultima missione. 

Come copertura, si fingerà un aspirante scrittore, impegnato a finire il suo primo romanzo. Billy è un lettore incallito: i suoi autori preferiti sono Thomas Hardy ed Émile Zola, anche se con i clienti finge di leggere soltanto fumetti – perché meno gli altri sanno di te, meno possono farti del male. Ha accarezzato l’idea di scrivere un libro in più di un’occasione, ma non ci mai provato sul serio. Chissà che questa non sia la volta buona. Billy è parecchio tentato di accettare quest’ultimo incarico prima di uscire di scena. Dopotutto, è tra i più abili cecchini al mondo, un veterano decorato della guerra in Iraq: non ha mai sbagliato un colpo, non si è mai fatto beccare – una specie di Houdini quando si tratta di svanire nel nulla a lavoro compiuto.

Cosa potrebbe mai andare storto? Stavolta, praticamente tutto. Del resto, il migliore dei romanzi è quello di cui non puoi prevedere nessun giro di trama.

E finalmente, dopo aver girato un pò nel Continente Antico, sbarchiamo adesso sulle coste rocciose del Maine a far visita ad uno dei maggiori autori della letteratura horror e fantasy, nonchè all’uomo che con il romanzo It e poi con il racconto Il dito ha cambiato in via definitiva il mio rapporto con tutti i locali contenenti lavandini o docce: Stephen King.

Se c’è uno scrittore contemporaneo che non ha bisogno di troppe presentazioni, è proprio lui; non credo ci sia chi non abbia mai sentito parlare dei suoi romanzi e delle numerose trasposizioni cinematografiche dai quali sono state tratte. Scrittore eccezionalmente prolifico (tra romanzi e racconti ha pubblicato oltre cento opere, anche sotto lo pseudonimo di Richard Bachman), ha intersecato diversi generi letterari; anche se risulta famoso principalmente per i suoi romanzi dell’orrore, possiamo ritrovare nella sua produzione opere nelle quali questo elemento è parzialmente o interamente assente, mentre prevale invece il tema romantico o quello avventuroso.

Ho letto It quando avevo tredici anni e  i suoi intrecci ed il suo stile letterario mi hanno completamente asservita: di Stephen King possiedo tutta la produzione sulla quale sono riuscita a poggiare le mie grinfie. Ma non dovete temere la mia parzialità di fan: trovo fisiologico che, visto anche il numero così elevato di pubblicazioni, ogni tanto un autore scriva qualcosa al di sotto dello standard che ci sia aspetta da lui (uno dei pochissimi esempi è Elevation: l’ho trovato racchio in maniera agghiacciante).

Billy Summers è la sua ultima opera e non appartiene al genere per il quale il suo autore è famoso: non è propriamente un thriller e non è un giallo, benchè contenga elementi di entrambi i filoni. Se avete letto qualcosa di suo, lo sapete già, in caso contrario potete credermi: nel creare situazioni che tengono con il fiato sospeso, Stephen King non è secondo a nessuno. Volete sapere cosa ne penso io di Billy Summers? Bene, allora procediamo.

Billy Summers – Edizione USA

Il nostro protagonista è un uomo che ha alle spalle un passato travagliato: non solo durante l’infanzia ha sperimentato direttamente cosa siano violenza e dolore, ma da adulto si è dovuto confrontare con gli orrori della guerra. Cosa può fare nella vita un veterano decorato senza un’istruzione particolare (ma con un ricco bagaglio culturale)? In effetti la risposta è quanto meno singolare: il killer a pagamento. Attenzione però: se il bersaglio non è una “persona cattiva”, Billy rifiuta l’incarico. Un paradosso, vero? Ma che forse trova risposta nelle esperienze pregresse del nostro protagonista.

Dopo una carriera disseminata di “successi”, Billy decide di appendere il fucile al chiodo e ritirarsi a vita privata ma prima c’è un ultimo compito da portare a termine e la retribuzione che gli viene offerta per farlo è da capogiro.

L’organizzazione del colpo è minuziosa, dovrà impersonare un novello scrittore alle prese con la creazione del suo primo romanzo, per mescolarsi al contesto, divenire parte del colore locale, e non farsi notare troppo. Ma si sa, questo tipo mestiere è tutt’altro che esente da rischi e mano mano che i giorni passano Billy si rende conto che non tutto quadra come dovrebbe. Del resto, lui per mestiere interagisce con persone cattive (e qui di gente spregevole ce n’è a iosa) e, se per non dare troppo nell’occhio finge di essere pù ottuso di quanto in realtà non sia, questa è solo una delle numerose identità che, giocoforza, è costretto ad assumere.

Virtualmente, possiamo suddividere il romanzo in due parti:

• nella prima, mentre viene rievocato in maniera inconsueta il suo passato, impariamo a conoscere il protagonista, a comprenderne in profondità la personalità e (almeno per quello che mi riguarda) ad amarlo e a fare il tifo per lui quando le cose iniziano ad andare veramente male.
• la seconda parte è caratterizzata da un ritmo più incalzante, gradualmente l’azione si fa più intensa fino alla conclusione inattesa e coinvolgente.

Lo stile del Re è ineguagliabile: durante la narrazione si alternano vari registri, con un lessico di volta in volta ricercato ed elegante o più generico e discorsivo. I personaggi sono tridimensionali, mai (se non intenzionalmente) stereotipati, la loro personalità viene tratteggiata con cura e coerenza: vivono, letteralmente, nelle pagine che leggiamo e suscitano sempre una forte risposta emotiva, che sia di antipatia e repulsione o di attaccamento e approvazione.

Come è solito fare spesso, nel romanzo viene inserito un piccolo riferimento ad un’altra opera, molto amata, di Stephen King; un’autocitazione, se vogliamo, un tocco di classe, un dettaglio, che non ha mai mancato di deliziarmi tutte le volte che mi ci sono imbattuta. Nelle mie recensioni cerco sempre di non inserire alcun elemento che i lettori stessi non possano andare a leggere nella sinossi ufficiale del romanzo, quindi, se volete sapere di cosa sto parlando non vi resta che leggere Billy Summers.

Con Billy Summers chiudiamo lo spazio riservato alle recensioni del 2021, e non solo per quanto riguarda questa rubrica. Un grazie a voi che mi avete seguito fin qui, e a Manu che mi ha permesso di mettermi alla prova. Mi auguro che l’esperienza sia stata per voi interessante e divertente come lo è stata per me. Ma prima dei saluti, cosa ne direste se vi assegnassi alcuni compiti per le vacanze? Se vi è piacuta questa recensione e vi andrebbe di leggerne altre su libri dello stesso autore, questa volta il titolo che andrò a recensire al mio ritorno dalle vacanze potrete sceglierlo voi! Trovate tutti i dettagli all’interno della mia classifica sui 5 migliori libri del Re. A presto, spero; auguro a tutti voi un giallo Natale.