No, non siete finiti su un blog di cucina. È che questa volta parlerò di libri brutti e, nello specifico, di thriller brutti, nella mia prima vera stroncatura alla calabrese, perchè sarò più piccantina del solito…
Sostiene l’anonimo che “non esistono libri brutti“. Ah no?… Beh, vi assicuro invece che libri e gialli brutti ne esistono eccome. E non sto parlando solo di libri scritti male o particolarmente noiosi, ma anche di quelli che, come alcuni uomini, partono con slogan accattivanti e poi… a conti fatti non li consigliereste nemmeno al vostro peggior nemico. O forse sì… (dipende naturalmente da quanto vi sta sul gozzo il tipo o la tipa in questione). Ad ogni modo, negli ultimi tempi, ho letto un thriller che corrisponde all’identikit. Scopriamo quale, nella mia stroncatura alla calabrese…
Allora, come avete trascorso le festività? Vi siete ispessiti, tra una fetta di pandoro ed un torroncino? Per bilanciare l’eccessiva indulgenza natalizia nei confronti degli zuccheri, oggi vi proporrò una recensione piuttosto cattivella, piccante come un peperoncino di Soverato; del resto, sebbene nella maggioranza dei casi riesca a mostrare un aplomb tipicamente inglese, la mia calabresità a volte prende il sopravvento. Quindi, spero potrete gustare una recensione abbastanza amarostica e mediamente piccante, proprio come la spezia che arricchisce i nostri piatti.
Negli ultimi mesi ho recensito libri che, in misure diverse, mi sono piaciuti. Mi sembra quindi giusto iniziare il nuovo anno facendo la recensione di un libro che non mi è piaciuto. La scelta si è rivelata sorprendentemente ardua, più di quanto mi sarei aspettata, anche in considerazione del fatto che molti libri che leggo non vanno oltre la sufficienza. Ma uno in particolare letto negli ultimi tempi mi ha lasciato davvero di stucco e non nel senso che credete voi… Intendiamoci, non è neanche il peggior thriller che io abbia mai letto, ma la verità è che ho trovato questo libro veramente poco credibile. Siete pronti? Ladies and gentleman, the Oscar goes to….
SCHEDA LIBRO
LA REGOLA DEL BUIO (SLEEP NO MORE)
- Autore: Greg Iles
- Traduttore: R. Marasco
- Editore: Piemme
- Collana: Maestri del thriller
- Data di uscita: 2002
- Pubblicato in Italia: 29 Agosto 2006
- Pagine: 429 p. rilegato
- Prezzo: 11,00 €
- Genere: Thriller soprannaturale
- EAN: 9788863809749
- ISBN: 978-8838441202
TRAMA:
John Waters è uno stimato professionista e padre di famiglia. La sua relazione con Lily, da cui è nata Annelise, non è certo più la stessa di quindici anni prima – specie fra le lenzuola – e con il socio Cole non mancano piccoli attriti. Ma John, che ha ormai passato i quaranta, è un uomo soddisfatto. L’incontro con l’affascinante Eve Sumner mette improvvisamente in questione l’apparente equilibrio dei suoi affetti. La donna gli sussurra parole che Waters credeva di aver dimenticato, riportando in vita un passato ormai lontano. Vent’anni prima, John aveva avuto un’intensa relazione con Mallory Candler passionale, sensuale, ma psichicamente disturbata. John l’aveva infine lasciata, ben prima della sua tragica e violenta fine per mano di un maniaco. Ma com’è possibile che Eve conosca dettagli che solo Mallory e lui condividevano? E come può essere che Eve dica di essere Mallory? Prima che Waters riesca a dare risposta alle sue domande, si ritrova accusato di un brutale omicidio, che non ricorda di avere commesso…
recensione
John Waters è un uomo come tanti, è sposato con Lily ed è padre di una bambina di sette anni; fa il geologo petrolifero e con il suo socio ha una compagnia con decine di pozzi in attività. Benchè nel complesso la parte dedicata alla professione del protagonista sia misericordiosamente circoscritta, Iles ha appioppato al povero Waters un lavoro che anche le penne più abili faticherebbero a rendere interessante.
Dopo una giornata di lavoro, quando devono letteralmente riesumarti con il colino, non è semplice concentrarti e rimanere lucida mentre si parla di prospezioni e carotaggi. Waters non avrebbe potuto fare il metronotte, il netturbino, che so, fare il cuoco di metanfetamina? Comunque, quello che fa Waters per mettere in tavola la pagnotta riveste un’importanza relativa: anche se la sua attività sembra una succursale della putia i Mustazzùni, il poveretto riesce a trascinarsi dietro problematiche notevoli, visto che a quanto pare è riuscito ad instaurare due delle sue relazioni più importanti con donne affette da patologie psichiatriche.
La prima, Mallory, era un squilibrata dedita ad atti di autolesionismo che ha tentato anche di accopparlo; la seconda, la moglie Lily, soffre di un grave disturbo depressivo. Tra l’altro, la causa che scatena i problemi psichici nelle due donne è, incredibilmente, la stessa.
La vita di Waters viene stravolta quando incontra l’affascinante Eve (nomen omen) Sumner, per la quale prova un’attrazione immediata. Nulla di strano, considerando anche la palla al piede che ha per consorte. Ma qui l’intreccio prende una piega inaspettata. La bella Eve ricorda al nostro protagonista il suo grande amore Mallory, che ha trovato la morte per mano di un maniaco. Non solo, scopriamo ben presto che Eve sa tutto del passato di Waters e della sua relazione con Mallory e troviamo la spiegazione a questa circostanza nel campo del soprannaturale.
Ma lasciare la tua zona di comfort e trattare un argomento che non ti è familiare (lo conferma l’autore stesso nella dedica iniziale) è come scendere in pista per sfidare Lewis Hamilton al volante di una monoposto: devi essere all’altezza, non puoi improvvisare.
La senzazione che ho avuto dall’inizio alla fine è che l’autore abbia effettuato le sue scelte narrative per forzare situazioni e avvenimenti, indipendententemente dalla loro coerenza e compatibilità rispetto al contesto.
John Waters deve provare attrazione per Eve Sumner, e va bene, ma Eve per sedurre Waters deve necessariamente ricordargli Mallory. E come fa? Incrociandolo per la prima volta durante una partita di calcio cui partecipa la figlia, formula con le labbra delle parole che Mallory gli sussurrava costantemente durante il periodo della loro relazione. E quali sono queste misteriose parole, che evidentemente appartengono esclusivamente al lessico di questi due innamorati? Eve pronuncia la parola “Presto”. Ciò sconvolge il povero Waters, che non si spiega come Eve sia a conoscenza di tale impenetrabile codice e, dopo una simbolica restistenza, commette un errore madornale intrecciando una relazione con lei. Del resto si sa, cu “no” ti spicci, cu “sì” t’impicci. E di impicci il nostro ne trova a carrettate, perchè invece di chiedere urgentemente i servigi della più vicina bagnarota, prosegue nel suo comporatmento autodistruttivo.
La trama ad un certo punto esige imperativamente che Lily si comporti da persona normale. Purtroppo è gravemente depressa, ormai da quattro anni. Quindi nessun problema, approfittiamo del primo omicidio a disposizione e la moglie improvvisamente, senza che ciò sia collegato direttamente con la sua situazione (lo è invece, ma lei ancora ne è all’oscuro), come una morta galvanizzata si rende conto di come la sua malattia abbia influenzato la sua vita coniugale e, facendo mea culpa, riprende al sua spinta vitale. Personalmente, man mano che i nodi hanno cominciato a venire al pettine, avrei trovato estremamente normale sorprendere l’inquieto consorte con una bella sputazzata in pieno volto.
Trovate che in questa valutazione io sia più spietata del solito? È possibile, sì, lo ammetto ma ho trovato l’idea di fondo del romanzo promettente ed Iles uno scrittore con un grande talento e lo sviluppo del libro mi ha lasciata decisamente insoddisfatta rispetto alle sue potenzialità. Un vero peccato sprecare in questo modo quello che sarebbe potuto essere un thriller di grande livello.
Miss Me
NOTE SULL’AUTORE GREG ILES
Greg Iles è un autore americano. Nato nel 1960, è cresciuto a Natchez, Mississippi, dove vive tuttora e dove ha ambientato molti dei suoi romanzi. Appassionato di musica, suona con i Rock Bottom Remainders una band formata da soli scrittori, tra cui Scott Turow e Stephen King. I suoi thriller sono bestseller tradotti in più di venti paesi. Tutti i suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Piemme. Nel 2015 è uscito L’affare Cage, definito da Ken Follett «il miglior thriller degli ultimi anni», seguito nel 2016 da L’albero delle ossa e nel 2017 da Mississippi blood, libro conclusivo della trilogia.
LIBRI BRUTTI, PARLIAMONE…
E voi? Rimanendo in tema di letture gialle, avete mai letto mai letto un libro appartenente al genere che non vi sia piaciuto? Magari uno di quelli stra-consigliato o di cui parlano tutti, ma che una volta letto, vi è poi sembrato a dir poco sopravvalutato?! Se vi va, discutiamone pure nei commenti dopo il voto…
Buona sera a tutti gli amanti del thriller o del giallo, che sia oro, mimosa o di un benevolo limpido paglierino, come spero dopo i bagordi festivi. Confesso che ormai sono un disilluso della lettura di genere, pur potendo citare autori, anche italiani, che in passato hanno saputo regalarmi notti speciali con i loro romanzi d’esordio. E dunque, dopo suggeritori, ipnotisti, collezionisti e fritti misti; dopo gli improbabili (o presunti tali, vista la similitudine esistenziale che li accomuna), commissari, ispettori, pensionati reintegrati, che cavalcano imperterriti verso il tramonto, dalle Alpi alle piramidi, dalla Scandinavia alla Moldavia (esiste anche la Moldavia, sapevatelo); dicevo, dopo quintali di insipide trilogie, pentalogie, dodecalogie ed escatologie, sono giunto alla conclusione che quanto mai come oggigiorno vale l’antico detto “chi si assomiglia si piglia”. E se a tutti questi eroi di carta capitano maniaci, psicopatici, sociopatici e asintomatici, chiedersi il perché, appare un insulto alla nostra intelligenza…
Purtroppo, io non so resistere alle lusinghe della trama: mi basta un accenno ad oscuri segreti, un briciolo di disturbo mentale, un’allusione ad omicidi irrisolti, meglio se seriali, e sono fritta. E poi, eccomi coinvolta in un susseguirsi di trame traballanti, moventi deboli, personaggi balzani o, nell’ipotesi peggiore di tutte, mi ritrovo ad impormi di finire un libro noioso…
Stavolta in effetti ci sei andata giù pesante 😅
Ma se lo hai fatto, evidentemente il libro lo meritava.
Giusto non fare sconti quando le opere non sono valide.
Mi fido della recensione e sto alla larga, anche larghissima, da questo thriller 🙏🙏
Ciao Michele, in effetti sono stata impietosa; in realtà, devo confessare di essermi moderata, perché una volta finito il libro avrei voluto addirittura esserlo di più. Grazie del tuo commento e alla prossima!
Bentornata Miss Me, sarò di parte ma mi eri mancata! E l’articolo con cui hai scelto di rientrare mi ha davvero divertito, non solo perché fa riferimento ad una terra che ben conosciamo e i termini dialettali “impreziosiscono” l’articolo come non mai ahahaha, ma perché hai detto una gran verità! Non tutte le ciambelle riescono col buco e di libri sfornati e poco masticabili, per rimanere in tema di metafore culinarie, ce n’è a bizzeffe! Pur non conoscendo il libro di cui parli infatti, mi è molto familiare la sensazione di accadimenti poco credibili all’interno di una storia o peggio, di finali che tengono sù con lo “sputo”, sempre per parafrasarti! Per cui complimenti per esserti cimentata anche in questo ingrato compito stroncheggiante e sono curiosa di leggere i commenti dei nostri amanti/delusi lettori del giallo! Un saluto affettuoso
Ciao Manu, sebbene abbia gradito il periodo di riposo, anche io non vedevo l’ora di tornare operativa (ma naturalmente sono di parte anche io). Purtroppo, non è infrequente imbattersi in libri che non ci hanno propriamente soddisfatti ma alla fine penso sia giusto, ogni tanto, esprimere e condividere anche punti di vista non del tutto lusinghieri nei riguardi di quello che leggiamo. Ma in tutti i modi, è normale voler gustare una buona stroncatura qualche volta, no? Un abbraccio e a presto.
Ben trovata Miss Me! Apprezzo molto questo rientro un po’ “piccantino” come scrivi tu, e in un mese poi, così freddo per tutti, ci sta anche molto bene 😀 Mi hai strappato più di un sorriso durante l’articolo e anche un po’ di curiosità per i motivi che ti hanno fatto apprezzare non completamente il libro che citi. Purtroppo capisco l’esperienza (non unica per chi legge tanto) e mi viene in mente che a me è successo di recente con “I cinque cadaveri” di Robert Bryndza, un thriller per certi versi appassionante ma…tra tutto il credibile, c’è stato uno “scivolone”, secondo me , in una parte cruciale della trama che riguarda la prigione, ma non voglio creare spoiler, quindi non approfondisco l’argomento! Complimenti e a presto con nuove stroncature per chi le merita o elogi, se meritano altrettanto!
Ciao Francesca, è proprio vero quello che hai detto; chi legge voracemente comprende molto bene cosa si prova quando un libro, che inizialmente sembrava promettente, si rivela al contrario per nulla appagante. Ed in questo caso specifico, la delusione è stata direttamente proporzionale a quanto investito nella lettura, sia in termini di tempo che di aspettative. Grazie del tuo commento e alla prossima!
Conosco l’autore più per fama che per altro. Ma ho letto ”Il progetto Trinity”. Ricordo di averlo trovato parecchio interessante. Mai scontato e sempre con qualche piccola sorpresa. Però mi sorprende questa recensione. Tutti parlano di Iles come uno dei grandi. Non a caso il libro da lei recensito fa parte della collana Maestri del Thriller. Però evidentemente questo è stato un bel flop! Son comunque curioso di leggerlo a questo punto! XD La recensione è molto simpatica comunque. Stima! <3
Buon pomeriggio Ivan, io per prima ho provato sorpresa nel dover valutare in questo modo un libro di Iles. Una sorpresa moderata, tuttavia: del resto, per parafrasare Stephen King, qualcuno ha veramente progettato il Titanic e poi lo ha dichiarato inaffondabile. Buona lettura e alla prossima.