25 di Bernardo Zannoni
“25”: il secondo libro di Bernardo Zannoni racconta la fatica di diventare adulti nell’attesa del punto di rottura, quella di una giovane vita che cerca di ritagliarsi una certezza nell’abisso di dubbi in cui, a quell’età e non solo, si rischia di affogare. Autore di ‘I miei stupidi intenti’, Premio Campiello 2022, lo scrittore ci immerge nel mondo degli umani attraverso Gerolamo, un ragazzo di venticinque anni…
SCHEDA LIBRO
25
- Autore: Bernardo Zannoni
- Editore: Sellerio
- Data di uscita: 29 agosto 2023
- Pagine: 180 p.
- Prezzo: 16 €
- Genere: Narrativa
- EAN: 9788838945632
TRAMA
Gerolamo è una strana creatura, un ragazzo di venticinque anni che vive in una città di mare, abita da solo, mangia spesso dalla zia. Ha qualche amico e nessun lavoro, esce di sera e di notte, dorme la mattina. Aspetta, ma non si sa bene cosa. Lo agita un desiderio quasi violento di diventare adulto e al tempo stesso porta dentro di sé un Gerolamo precedente, bambino e adolescente, che non lo vuole abbandonare. Eppure nella sua attesa, nell’immobilità, nell’indecisione sospesa tra dubbi e inesperienza, nella paura costante di perdersi, Gerolamo è travolto dall’intensità e dalla meraviglia di quanto gli accade. Ha un amico che sta molto male, un altro che finalmente si è innamorato, un pappagallo da accudire per qualche giorno, la ragazza del piano di sopra sul punto di partorire. Fuma molte sigarette, beve volentieri, ma soprattutto Gero spera che giunga un momento in cui le cose cambino, in cui per lui e per tutti quelli intorno a lui arrivi il «punto di rottura», un bagliore di chiarezza che squarcia le nubi piene di pioggia, la realtà finalmente tirata a lucido, la vita che si mette a scorrere nella direzione giusta.
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Alla sua seconda opera Bernardo Zannoni racconta il mondo degli umani con la fantasia e la profondità emotiva con cui aveva narrato la società degli animali ne “I miei stupidi intenti”. Scrive un romanzo che ha i tempi scomposti e incoerenti della giovinezza, lo sguardo in cui si fondono dolcezza e crudeltà di chi ha fame di vita, la comicità e l’assurdo delle menti che si avviluppano su se stesse. Dalle sue incursioni appassionate, fiabesche, avventurose, scaturisce un disegno di sorprendente realismo, un ritratto pieno di curiosità e di premura, al tempo stesso divertito e sgomento di fronte a quegli strani esseri che compongono il genere umano.
RECENSIONE
Si fa spesso un gran parlare delle nuove generazioni, pensando che un po’ tutte abitino in territori costituiti prevalentemente dalle loro indecisioni, insoddisfazioni, incapacità relazionali, incertezze personali collegate al presente e soprattutto future, e di frequente anche da matrice infantile, quest’ultime causa, a volte, di zavorre più pesanti dell’età in cui si potrebbe dichiararsi fieri di non averne ancora.
Credo che al di là del numero che identifica qualcuno come un non adulto, ciò che stabilisce la consapevolezza di vivere davvero dentro il tempo suggerito dalla nostra età, non è più qualcosa che si possa dare per scontato e forse non lo è mai stato. Da sempre, le società passate e sotto sotto anche quelle odierne, sono state improntate per cucirci addosso una sorta di percorso, che si dovrebbe compiere per sentirsi “giusti”, tappe con un ordine prestabilito: lo studio, il lavoro, emanciparsi dalla famiglia, crearsene una propria, vederla crescere e assistere alla fine di tutto e pazienza se non c’è stato tempo di vivere (anche) per altro.
Ma che succede quando non solo queste tappe non le si percorre affatto, ma non ci si rassegna all’idea che qualcosa che ti riguarda la si debba capire, decidere ed imbroccare, necessariamente entro un tempo, per lo più stabilito da altri? Cosa succede quando si ha la sensazione di essere in ritardo, nell’età di un tempo che non trafigge ancora con passo veloce, il cammino che dovremmo costruirci? Intorno a queste riflessioni, ruota la storia di Gero, il nuovo protagonista di “25”, secondo romanzo di Bernardo Zannoni, che sta per compiere venticinque anni, un’età di passaggio verso l’adultità, in cui lo si conoscerà durante la lunga settimana scelta dall’autore come foriera di accadimenti che sono un magnifico spaccato di ciò che esiste in interi anni della vita di molti 20enni di oggi.
Stavano fermi a chiacchierare, in piedi o seduti, talvolta spintonandosi, formando un pubblico di anime mosse. C’era chi studiava, chi aveva già un lavoraccio, chi invece non faceva nulla, e per assurdo sembrava avere capito tutto. Gero li chiamava gli ignavi, e non che lui si escludesse da questo insieme: vivevano di niente, diretti da nessuna parte, rosicchiavano la realtà giorno per giorno. Tutti avevano qualcosa che non andava. Tutti soffrivano di ansie, paure e angosce, nascoste sottopelle, dove se ne intravedono i contorni, e loro le coprivano con il cappotto. Andavano dallo psicologo, facevano corsi di yoga meditativo, bevevano. C’era anche chi faceva finta di niente, ma il rischio era di esplodere. Stavano tutti fermi, anche se respiravano. Era un annaspare sul posto. Gero non sapeva dire se gli ignavi fossero esistiti anche in altre generazioni; forse non in quel modo, non perduti fino a questo punto.
Gero è si, un ragazzo che non sa cosa vuole, ma ha ben presente quello che sente, che a volte può essere una condanna e una salvezza insieme. Ha un punto di riferimento, nella figura della zia Clotilde, donna malandata nell’animo e nel corpo, con la quale condivide una convivenza intermittente e che è l’unica a comprenderne in qualche modo l’apatia, e a dimostrarsi fiera di un talento bello ed incerto che incarna il lato artistico del nipote, “semplicemente” osservando il mondo che lo circonda.
E’ la fotografia infatti, che ai suoi giovani occhi porta vita, adrenalina, poesia, bellezza e verità. Tutte cose che non ricerca nel suo presente ancora indefinito, ma con le quali si vorrebbe sempre accompagnare, anche tolto il mirino della sua fotocamera, dal viso. Ma a lui, come a molte personalità di spiccata emotività e sensibilità, manca il coraggio di credere che una passione possa nutrirti anche finanziariamente, facendo così posto alla scarsa autostima che flirta con la frustrazione.
Sapeva fare belle foto, d’accordo. Per il resto poteva anche gettarsi in un pozzo: non avrebbe fatto alcun rumore.
Solo in apparenza marginali, sono le storie che riguardano gli altri personaggi, i suoi amici di quartiere e del tempo libero, che contribuiranno a rendere più pulita e comprensibile, la lente di ingrandimento con cui Gero cerca di capire il mondo, spiandone le vicende e immaginandosi l’avverarsi di certi sopiti desideri, non abbandonando la speranza di cogliere dalla vita, il suggerimento di cosa ti riporta al centro, dopo aver fissato negli occhi tutto quello che pare non funzionare.
Si chiese se la sua età fosse lo scattare di una nuova fase, un inevitabile giro di boa: a venticinque anni ti vedi per quello che sei, e il mondo ti si presenta con il suo vero aspetto. È lì che si comincia a sperare. Si spera che vada tutto bene. Tutti vanno avanti rannicchiati dietro questa idea: che vada tutto bene. Senza una speranza, non avrebbe senso fare le cose che si fanno ogni giorno. Non ci si crede perché è qualcosa di concreto: ci si crede perché si deve credere in qualcosa, altrimenti chiunque avrebbe chiaro di stare solo respirando, di essere insignificante. Ci si può ornare di qualsiasi titolo, professione, gloria o infamia, ma il succo resta: abbiamo delle vite piccole, fatte di cose piccole, e questo non si cambia.
La scrittura di Zannoni descrive temi forti con la leggerezza di un viaggio in treno da cui riesci a goderti paesaggi che già conosci, grazie all’ottima scelta di parole ben calibrate ma spogliate di ovvietà, di cui il lettore beneficia acquisendo nuovi scenari di pensiero, senza dare l’impressione di voler fugare in poche pagine, dubbi e difficoltà dell’animo umano, lasciando anzi spazio, ad una ben più saggia consapevolezza che certi percorsi, seppur svincolati da tappe suggerite da chi ci vorrebbe sempre allo stesso traguardo, in base all’età, possano compiersi in modi diversi o non compiersi mai. È una storia sull’attesa che qualcosa accada senza avere la certezza che accadrà nei vicoli di una città di mare non definita che accoglie i passi e i pensieri di chi ha rischiato di perdersi ancor prima di essersi trovato.
NOTE SULL’AUTORE BERNARDO ZANNONI
Bernardo Zannoni, classe 1995, è nato e vive a Sarzana. Con I miei stupidi intenti (Sellerio 2021), il suo primo romanzo, ha vinto il premio Campiello 2022. «Non me l’aspettavo, questa è la mia opera prima e ho già fatto un casino» – ha dichiarato lo scrittore – «Ho cominciato a ventuno anni, poi ho interrotto e quindi ripreso questa storia ambientata in un bosco dove gli animali si comportano come uomini. Volevo fare un romanzo su una volpe, le faine sono un po’ come le volpi, ma meno conosciute e così ho pensato: “perché non una faina?” È più originale, meno scontata.»Del 2023 la sua seconda opera, un romanzo di formazione: 25 (Sellerio).
Geronimo è dentro ogni donna o uomo che in fondo in fondo aspetta sempre una svolta. Uno squarcio nel cielo, un abracadabra. Nessuno, io credo, arriva mai alla fine del suo percorso sapendo gia tutto, nemmeno un 80enne. Una bella trama che fa riflettere. Grazie come sempre del vostro prezioso contributo informativo.
Grazie a te Antonella, per l’attenzione con cui approcci ogni proposta da noi pubblicata. Concordo in pieno con ciò che dici. Non basta una vita per conoscersi e soprattutto per capire nei tempi “giusti” a volte, cosa siamo qui a fare. Fa paura a molti, rischiare di scoprirlo tardi o non scoprirlo mai ed è una timore nel quale mi trovo spesso imbrigliata anch’io, motivo che mi ha fatto apprezzare ancora di più questo libro.
Bellissima trama, più che mai attuale.
Soprattutto grazie perché mi fai scoprire, vari autori molto bravi
Complimenti
Grazie Tommaso, è un gran bel libro di formazione, che tocca temi in cui, ahimè, si possono riconoscere anche le generazioni un pò più grandi. Te lo consiglio!
Articolo sempre ben strutturato a recensire il libro di un autore, che in un’età in cui i suoi coetanei devono ancora capire dove andare, traendo ispirazione dalla realtà o dalla fantasia, va a trattare tematiche esistenziali che si raffrontano con un mondo che si configura con quanto realizzato dai tanti…
Complimenti Manu, le tue recensioni danno sempre modo di conoscere autori e aprono orizzonti di riflessione….
Ciao Peppe, è un pò questo l’intento delle mie letture, conoscere io per prima autori che aprano sempre squarci su cui riflettere e che mi permettano, di conseguenza, di scriverne, condividendo con voi punti di vista ed esperienze dirette o immaginate circa ciò che ognuno di noi si trova a provare e a vivere.