Consulenti aziendali, rock-band quasi non più famose, conversazioni tra amici, thriller politici, viaggi temporali e graditi ritorni nella nostra selezione delle migliori 5 serie tv (+1) tratte da libri viste in streaming a Marzo 2023

Ogni mese, le principali piattaforme streaming aggiungono una miriade di serie televisive di nuova acquisizione (o semplicemente nuove) nei loro cataloghi in continuo aggiornamento. Quindi cosa dovreste guardare? Beh, quello che preferite, ovviamente, ma il nome di questo sito è Librangolo, e quello di questa rubrica Libri in TV, per cui qui troverete solo consigli televisivi sulle serie-tv ad ispirazione letteraria.

A tal fine, ecco una selezione di nuovi titoli rilasciati sui servizi di streaming nel mese di Marzo 2023, con l’aggiunta di una serie-tv da recuperare (o da rivedere), tra quelle andate in onda negli anni precedenti.

Buona lettura e buona visione!

SERIE TV TRATTE DA LIBRI VISTE IN STREAMING

Attenzione! Le trame delle serie che seguono potrebbero contenere alcuni spoiler, anche se niente di particolarmente invasivo.

NOVITÀ MARZO 2023

THE CONSULTANT

MINISERIE-TV (2023) – 8 EPISODI

Trasmissione originale: Amazon Prime dal 26 febbraio 2023
Trasmissione italiana: Amazon Prime dal 26 febbraio 2023

Ispirazione letteraria: basata su The Consultant di Bentley Little (2016) uscito in Italia per Vallecchi Firenze il febbraio 2023 (con traduzione di Ariase Barretta)

con Christoph Waltz, Nat Wolff, Brittany O’Grady, Aimee Carrero

SINOSSI LIBRO: Dopo una fallita fusione la CompWare è nei guai. L’azienda assume una società di consulenza per rivedere e semplificare le pratiche interne. Ma c’è qualcosa di inquietante nell’eccentrico gentiluomo che arriva per supervisionare il progetto, il signor Patoff, alto e magro, con uno strano sorriso che non raggiunge mai i suoi occhi. Ai primi colloqui il consulente fa domande inappropriate. Nel tempo acquisisce potere, sembra dirigere l’intera azienda. Apporta modifiche arbitrarie e invasive ai protocolli. Posiziona telecamere nell’edificio rendendo tutti paranoici. Chiama i dipendenti a ogni ora della notte, visita le loro case, minaccia le famiglie. Le persone che sfidano Patoff vengono licenziate… o peggio. Presto si rendono conto che non stanno solo combattendo per il loro lavoro, ma per le loro vite.

LA SERIE TV: Tempi duri per i colletti bianchi. Che siano quelli letteralmente divisi tra casa e lavoro della Lumon Industries di Severance o quelli alle prese con bizze dei direttori creativi di una casa di videogiochi in Mythic Quest, le dinamiche da ufficio non sono più quelle d’inizio millennio raccontate in chiave comedy da The Office, bensì storie di (non troppo) ordinaria follia che, per rispecchiare i tempi, assumono ora tinte decisamente più dark.

Come quella raccontata in The Consultant serie distribuita su Amazon a fine Febbraio (perciò troppo tardi per essere inclusa tra inostri consigli televisivi del mese scorso), ambientata all’interno della CompWare, fiorente realtà della Silicon Valley creata e diretta da Sang Woo (Brian Yoon), una specie di Zuckemberg coreano che, grazie ai suoi giochi/app, questa volta da cellulare, si ritrova, a nemmeno 20 anni, ad essere un mito creativo per scolaresche di ragazzini in visita che sognano un selfie con lui. Peccato che, appena dopo la sigla, il tizio a capo della baracca tiri le cuoia.

E non sto qui a spoilerarvi come, ma considerando che la serie è creata da Tony Basgallop (Servant, a sua volta prodotta e in parte diretta da M. Night Shyamalan), basandosi sull’omonimo romanzo di quel ragazzaccio di Bentley Little – prolifico autore del genere horror satirico, che ha tra i suoi fan anche un certo Stephen King – potete anche divertirvi a immaginare in che modalità…

Ad ogni modo, dopo il clamore mediatico suscitato dall’episodio (che richia di mettere in discussione tutta l’industria videoludica), ad essere ingaggiato per risolvere il problema, non sarà Mr. Wolf, ma un altro volto noto dei set di Tarantino, visto che a interpretare Regus Patoff, il terribile consulente aziendale del titolo incaricato dai misteriosi piani alti di sostuire Sang ad interim, avremo niente di meno che il 2 volte premio Oscar Christoph Waltz, il cui nome dovrebbe già bastare per farvi drizzare le antenne…

Inutile dire che, anche qui, il ruolo di cattivo sociopatico che sa nascondere la sua indole dietro i suoi modi da gentleman dall’accento austriaco, sembra essergli cucito addosso. Anche se i dipendenti (finora all’oscuro dei problemi di bilancio che affliggono l’azienda) non ci impiegano poi molto a capire quanto il nuovo capo sappia essere super-spietato.

Per cominciare, addio smart-working, visto che, come primo atto in azienda, Patoff licenzia quei lavoratori in remoto che non potranno presentarsi in ufficio entro un’ora (inclusa una dipendente su sedia a rotelle che manca il taglio di pochi secondi), e un altro per odore di “frutta putrida”, subito individuato tra i dipendenti annusati. Senza dimenticare le sue telefonate nel cuore della notte o ancora il modo in cui si diverte a “sondare” le loro debolezze con i suoi giochi mentali, avendo tra l’altro accesso a numerosi dettagli presenti sui loro fascicoli personali conservati in una misteriosa “stanza dei registri” nascosta nel seminterrato che nessuno si era mai reso conto esistesse.

Ma al di là dei suoi metodi assai discutibili o del fatto che Patoff non abbia la più pallida idea di cosa faccia la CompWare, quello che mette più in allarme Elaine (Brittany O’Grady di The White Lotus), ex assistente (auto ridefinitasi “intermediaria creativa”) di Sang, e Craig (Nat Wolff), programmatore in procinto di sposarsi con Patti, è la scoperta che non c’è nessuna traccia online dell’uomo con il nome da cattivo di Harry Potter. La seconda cosa, è che a quanto pare Patof aveva già prestato i suoi servizi in un’azienda il cui capo era un produttore di protesi finito decapitato. E quindi a questo punto la trama s’infittisce… O almeno la serie di indizi che iniziano a far luce sulla vera natura del sempre più manipolatore e malevolo – si potrebbe quasi dire diabolico – Regus Patoff si allunga.

Molte domande. Ma ben presto anche alcune risposte, e neanche tanto complesse, per un racconto a tinte fosche sulla vita in ufficio, che però riesce anche ad essere una divertentissima commedia-thriller satirica sul capitalismo moderno che, grazie ad un minutaggio non troppo impegnativo (25-30 minuti ad episodio), apre nel finale ad un’assai probabile, anche se non acora confermata, seconda stagione.

DAISY JONES & THE SIX

MINISERIE-TV (2023) – 10 EPISODI

Trasmissione originale: Amazon Prime dal 3 al 24 marzo 2023
Trasmissione italiana: Amazon Prime dal 3 al 24 marzo 2023

Ispirazione letteraria: basato su Daisy Jones & The Six  di Taylor-Jenkins Reid (2019)

con Riley Keough, Sam Claflin, Camila Morrone, Will Harrison di Graham Dunne, Suki Waterhouse, Timothy Olyphant

SINOSSI LIBRO: Daisy Jones & The Six: un gruppo rock diventato leggenda. I loro concerti hanno riempito gli stadi di tutto il mondo, le loro canzoni hanno infiammato le notti di un’intera generazione. Il loro mito è la favola di un’ascesa folgorante, dalle prime esibizioni nei locali underground al successo planetario. È l’incarnazione stessa di un’epoca in cui sesso, droga e rock’n’roll sembravano inscindibili. È la sintesi di un’alchimia perfetta: quel magnetismo unico tra Billy Dunne – il frontman della band, carismatico e tormentato – e Daisy Jones, splendida cover girl e cantautrice dal talento naturale, spirito libero e inafferrabile. Eppure, il 12 luglio 1979, dopo un concerto memorabile, il gruppo è scoppiato, sciogliendosi per sempre. Nessuno ha mai saputo perché? Fino a oggi. Ex musicisti e manager, giornalisti e famigliari: sono stati tutti testimoni, e adesso, a quarant’anni di distanza, sono finalmente pronti a raccontare la verità. 

Leggi di più

Ma ognuno ha la propria versione dei fatti. Quella che rivive nelle loro voci è una storia di ragazzi di vent’anni, amici e amanti, fratelli e rivali; idoli sul palco, anime fragili a riflettori spenti. Una storia di notti folli e albe smarrite, sogni troppo grandi da afferrare e demoni troppo forti da annientare, passioni che accendono il sangue nelle vene e stelle che brillano fino a incendiare il cielo. Perché una canzone non è mai soltanto una semplice canzone. C’è la vita, nella musica. Ed è impossibile dire dove finisca l’una e inizi l’altra. Uno straordinario bestseller internazionale che ora è anche un’attesissima serie tv.

LA SERIE TV: Prodotta da Reese Witherspoon, attrice-produttrice particolarmente attenta ai casi editoriali da trasformare in fenomeni planetari (ma non tutti possono diventare Big Little Lies…), la storia di Daisy Jones & The Six è quella dell’omonimo libro di Taylor Jenkins-Reid raccontata come nel libro best seller del New York Times, nel senso che quando tutto ha inizio è anche già tutto finito, mentre a noi rimane solo da capire come e perchè.

Ed è qui che entra in gioco l’espediente narrativo del mockumentary, cioè (finto) documentario, o se preferiamo rockumentary, visto che i protagonisti si trovano a raccontare ad un’emittente (che nel 1997 potrebbe essere quella di MTV), come, 20 anni prima, la loro band  (immaginaria) abbia finito per implodere all’apice del successo. Se non fosse che, anche su questo (altro espediente narrativo preso da Rashomon) ci sono differenti e contrastanti versioni della storia. Per cui diventa necessario seguirne il proseguo.

Iniziamo intanto col dire che, per essere una serie su una rock-band musicale, la serie parte lenta. Prima di capire come e perchè i Daisy Jones and The Six siano diventati i Daisy Jones & The Six serviranno ben 3 episodi. Facciamo che vi risparmio la fatica spiegandovi che all’inizio i Six erano solo Quattro amici d’infanzia di Pittsburgh, tra cui i fratelli Billy (Sam Claflin) e Graham Dunne (Will Harrison) e i compagni di classe di quest’ultimo, Eddie e Warren, che seguendo la dritta del tour manager Rod Reyes (piccolo cameo per Timothy Olyphant) emigrano a Los Angeles dove diventano Cinque quando a loro si aggiunge la tastierista Karen Sirko (interpretata dalla modella Suki Waterhouse) cacciata da un’altra band, ed infine Sei solo perché una sesta persona – Camila (Camila Morrone), che diventerà la moglie del frontman Billy – è presente durante la sessione di brainstorming per la scelta del nome della band, ma che comunque rimane perchè, come fa notare il batterista, “The Five” suonerebbe come troppi altri gruppi del periodo.

E Daisy? Per adesso Daisy Jones – Riley Keough, nipote di Elvis e figlia di Lisa-Marie Priesley (recentemente scomparsa) – è solo un’adolescente cresciuta a Los Angeles, sentendosi irrimediabilmente sola nella casa dei suoi genitori ricchi ma poco amorevoli, che da adulta diviene una carismatica cantautrice con uno spirito leggermente infuocato e un’accentuata consapevolezza femminista, quando il manager dei Six, Teddy Price (Tom Wright), decide di ingaggiarla come settimo elemento della band. Ed ecco come nasce la magia, insieme a tensione sessuale, discussioni, abuso di sostanze. Insomma, tutto il pacchetto completo del famoso trittico sesso, droga & rock’n’roll.

Beh, almento sulla carta, o meglio in TV, perchè nonostante la colonna sonora del jukebox, non basta una storia sulla scia di “Almost Famous” basata sul glamour, l’edonismo, la libertà, la gioia di liberare il talento e il sentimento nostalgia, per raccontare quello che è stata l’atmosfera del Sunset Strip o del Laurel Canyon Boulevard nella Los Angeles anni ’70.

A maggior ragione se chi la descrive non l’ha realmente vissuta e si vede: l’autore del romanzo Taylor Jenkins Reid è nato nel 1980, il decennio dopo che la storia si svolge, e anche il talentuoso team di sceneggiatori capitanato da Scott Neustadter e Michael H. Weber, tutti bambini durante il periodo in cui “Rumours” dei Fleetwood Mac (rock band inglese di quegli anni il cui destino, tra intrecci tra i membri della band e plateali uscite, non è dissimile da quello dei The Six e della loro Daisy) stava saturando la coscienza americana. Qui come primo e unico album dei Daisy and the Six abbiamo Aurora, ma i suoi suoni sono retrò, per non dire artificiali.

Un po’ come il tentativo di ricreare l’immaginario di una band immaginaria tramite un profilo della band su instagram o un finto album di vere canzoni originali (che si può trovare su Spotify ) per far credere allo spettatore che brani certamente orecchiabili ma non certo indimenticabili, abbiano potuto realmente trasformare i Daisy and The Six in una band descritta come la migliore del pianeta, al pari dei Doors o dei Beatles, solo per citare alcune delle band dello stesso periodo. Questo solo per dire che, se lo show voleva essere il tentativo di riunire Jim Morrison e Janis Joplin nella stessa band, a risultato, siamo lontanucci…

Poi la serie naturalmente si lascia guardare, ma da qui a definirla una hit capace di reggere anche solo nell’immediato, beh, ce ne vuole…

CONVERSATIONS WITH FRIENDS

STAGIONE UNICA (2022) – 12 EPISODI

Trasmissione originale: BBC (TV) e Hulu (streaming) dal 15 maggio 2022
Trasmissione italiana: Raiplay (streaming) dal 10 marzo 2023

Ispirazione letteraria: basata su Parlarne tra amici (Convertation with Friens) di Sally Rooney (2017)

con Alison Oliver (Frances), Sasha Lane (Bobbi Connolly), Joe Alwyn: (Nick Conway), Jemima Kirke (Melissa Conway)

SINOSSI LIBRO: Frances è troppo intelligente per innamorarsi di un uomo sposato. O almeno cosí pensava prima di incontrare Nick. Bobbi, la sua ex amante, e Melissa, la moglie di Nick, sono troppo moderne e consapevoli per essere gelose. O almeno cosí pensavano. Parlarne tra amici si può leggere come una commedia romantica o un manifesto femminista. Si può leggere come un libro sul tradimento ai tempi di WhatsApp o su ciò che nei rapporti di coppia non cambia mai. Ma in qualsiasi modo si decida di leggerlo, Parlarne tra amici è un romanzo autentico e universale sui complicati capricci dell’amore. 

LA SERIE TV: Gran bel colpo quello di Raiplay che, bruciando sul tempo tutti gli altri servizi streaming a pagamento (si fa per dire… visto che la serie è del 2022), riesce a regalare ai suoi abbonati (si fa per dire… visto che basta la registrazione gratuita di un account sul loro portale/app) una delle serie più attese della passata stagione, beh sempre che uno sia fan delle tematiche generazionali assai care a Sally Rooney, scrittrice e poetessa irlandese classe 1991 che, con soli 3 romanzi all’attivo, è da più parti definita la “scrittrice dei millenials”.

In verità, l’ingombrante appellativo per la Rooney è arrivato con il suo secondo romanzo Persone Nornali, del 2018, soprattutto dopo che questo è diventato, 2 anni dopo, un successo clamoroso grazie all’omonimo adattamento televisivo (che manteneva però il titolo originale, Normal People), prodotto da BBC Studios/Hulu, che fu per l’appunto una delle serie più viste e chiacchierate del 2020 (aiutata, per così dire, anche dai primi mesi passati in lockdown). 

Proprio nel tentativo di replicarne il successo, arriva 2 anni dopo l’adattamento di quello che era invece il primo romanzo della Rooney (2017), uscito in Italia con il titolo Parlarne tra amici, e per il quale, sempre BBC/Hulu, hanno scelto di arruolare lo stesso team di lavoro creativo di Normal People, a partire dagli sceneggiatori Alice Birch e Mark O’Halloran al regista Lenny Abrahamson (che stavolta si divide i 12 episodi da mezz’ora con Leanne Welham: l’assenza di Hettie MacDonald si avverte e pesa, soprattutto nelle scene erotiche).

Non sorprende dunque che sia stato proprio il confronto con il precedente assai illustre a penalizare l’adattamento del suo romanzo d’esordio, presto liquidato come la versione sbiadita di Normal People. Ma di cosa parla Conversations with Friends oltre a quello che il titolo potrebbe suggerire? Beh, intanto qui la formula raddoppia, visto che le coppie sono due, ognuna a rappresentare un diverso microcosmo sentimentale e sociale che, quando s’incontrano, entrano in crisi.

Da una parte abbiamo la ventenne Francis Flynn (Alison Oliver), studentessa di Lettere al Trinity College di Dublino che condivide un appartamento con la sua migliore amica ed ex-fidanzata Bobby Connolly (Saha Lane). Mentre dall’altra abbiamo una coppia più adulta e per così dire più “canonica” formata da Melissa Baines interpretata da Jemima Kirke – l’unico voto noto della serie (era Jessa di Girls) – una saggista e fotografa sulla trentina e da suo marito Nick Conway (Joe Alwyn), attore senza troppo successo (un po’ come nella vita reale, dove però, nota di gossip, rimedia come fidanzato di Taylor Swift).

L’incontro tra le 2 coppie avviene dopo una serata di Poetry Slam (una gara di poesia), quando Melissa nota le 2 amiche mentre recitano i loro versi, e le invita nel suo appartamento dove fanno la conoscenza di Nick. Se Bobby è subito affascinata dalla figura carismatica di Melissa, Frances si scopre invece subito attratta dal taciturno Nick con cui scatta subito un’intesa sessuale, mentale, emotiva. Un amore, sì, che entrambi sanno di meritare tanto quanto di dover mettere da parte per non sovvertire gli equilibri… Inizia così un “rapporto a quattro” difficile da definire, pieno di alti e bassi, di ripicche e riappacificazioni, che svelerà i dilemmi interiori dei personaggi e il loro differente approccio alla vita e alle relazioni.

In mezzo, manco a dirlo, le chiacchiere. Anche per tenere fede al titolo, le due coppie parlano, parlano, parlano tantissimo, con la tipica tendenza di chi deve dare un nome alle cose, destrutturare i sentimenti per renderli più interessanti (accettabili?) agli occhi della propria bolla, dare per forza una dimensione teorica a ogni aspetto della vita. Parlano mentre sbevazzano, smangiucchiano, fumacchiano, snocciolano citazioni di seconda mano, riflessioni sul femminismo, sul patriarcato, sull’attualità e bla bla bla…

Questo insomma per dire che la miniserie può anche palesare un volto apertamente melenso e verboso. Se però riuscite ad entrare nella storia, a farvi appassionare dai personaggi (per quanto volutamente respingenti), perfino a innamorarvi di loro, le piccole delicatezze, i sospiri sognanti, le frustrazioni sapranno appassionarvi quasi come Normal People.

THE NIGHT AGENT

PRIMA STAGIONE (2023) – 10 EPISODI

Trasmissione originale: Netflix dal 23 marzo 2023
Trasmissione italiana:
Netflix dal 23 marzo 2023

Ispirazione letteraria: ispirata a The Night Agent di Matthew Quirk – (lingua inglese, 2019)

con Gabriel Basso, Luciane Buchanan, Hong Chau, D. B. Woodside, Fola Evans, Enrique Marciano

SINOSSI LIBRO: Nessuno è più sorpreso dell’agente dell’FBI Peter Sutherland quando viene scelto per lavorare nella Situation Room della Casa Bianca. Fin dai suoi primi giorni come esperto di sorveglianza, Peter ha sempre operato secondo le regole, sperando che i suoi precedenti lo aiutassero a sfuggire ad una macchia del suo passato. Quando Peter era un ragazzo, suo padre, capo sezione del controspionaggio dell’FBI, era stato sospettato di aver venduto segreti ai russi, una violazione catastrofica che gli era costata la carriera, la reputazione e alla fine la vita. Peter sa intimamente come una regola infranta può costare la vita. Da nessuna parte è più vigile che in questa stanza, il santuario dei segreti d’America. Il suo compito è quello di monitorare una linea di emergenza per una chiamata che non è arrivata e potrebbe non arrivare mai. Fino a stasera. Quando all’1:05 di notte squilla il telefono…

Leggi di più

Una giovane donna terrorizzata di nome Rose dice a Peter che sua zia e suo zio sono stati appena assassinati e che l’assassino è ancora in casa con lei. Prima della loro morte, le hanno dato questo numero di telefono con istruzioni urgenti: “Digli che OSPREY aveva ragione. Sta succedendo. . . La chiamata spinge Peter nel cuore di una cospirazione in atto da anni, che coinvolge una talpa russa ai massimi livelli del governo. Chiunque alla Casa Bianca potrebbe essere il traditore. Chiunque potrebbe essere corrotto. Per salvare la nazione, Peter deve prendere in mano le regole e fare la cosa giusta, a qualunque costo. Si tuffa in una disperata caccia al traditore, un’infida odissea che contrappone lui e Rose ad alcuni degli agenti più abili e spietati della Russia e all’intera forza dell’FBI stesso. Peter sa che più un segreto viene diffuso, più diventa pericoloso per le persone coinvolte. Con il destino del paese in pericolo, lui e Rose devono eludere assassini esperti e manovrare oltre sconvolgenti tradimenti per trovare la scioccante verità e fermare la minaccia interna prima che sia troppo tardi.

LA SERIE TV: Non sempre si ha voglia/tempo di seguire in TV roba impegnata e impegnativa… E se c’è un genere capace d’intrattenere senza tanti fronzoli (senza che questo voglia essere un demerito), questo è senza dubbio, almeno per quanto mi riguarda, quello dei thriller spionistici. Che siano le missioni impossibili di Ethan Hunt, quelle di Jason Bourne o del buon vecchio James Bond, il pubblico non si annoia mai.

Se n’è accorta da tempo anche la TV (24, Homeland e The Americans) e negli ultimi tempi anche Netflix che, pochi mesi dopo lo scoppiettante The Recruit, sceglie di puntare questa volta su Peter Sutherland Jr., l’agente del titolo, interpretato da Gabriel Basso (che se ve lo state chiedendo, avete già visto, ancora adolescente, come figlio di Laura Linney in The Big C), che da ultima ruota del carro in seno all’FBI, diventa suo malgrado motore degli eventi rispondendo semplicemente ad una telefonata…

Ma partiamo dall’inizio. Peter Sutherland è figlio d’arte dal cognome famigerato. Suo padre Peter Sr. (morto in un incidente d’auto) era a capo della sezione del controspionaggio (settore di competenza della CIA, ma vabbè…), quando viene accusato (senza prove) di aver venduto segreti ai russi e da allora considerato un traditore della patria. Non sorprende quindi che, scegliendo lo stesso ufficio, venga sempre visto con sospetto, soprattutto dal vice direttore dell’FBI Jamie Hawkings (Richard Patrick).

L’unica a prenderlo sotto la sua ala è Diana Farr (Hong Chau, The whale) l’anziana Capo di Gabinetto (e amica di vecchia data) del Presidente degli Stati Uniti Michelle Travers (Kari Matchett), che come premio per aver salvato i passeggeri di un vagone della metropolitana da un attacco dinamitardo, gli offre un anno dopo l’opportunità di fare da centralinista presso la fantomatica situation room che si trova nel seminterrato della Casa Bianca. Quello che sembra un degradamento di carriera, mette in realtà Peter al centro del programma Night Action, visto che dalle 8 di sera alle 4 del mattino, si trova a dover gestire una specie di numero verde per i Night Agent, spie che conducono missioni speciali in giro per il mondo e che in caso di pericolo possono chiamare quel numero, conosciuto solo da loro. 

Ad ogni modo, una di queste notti di servizio, il telefono che non squilla mai inizia a squillare e dall’altra parte c’è una donna con accento dell’est della società ENI pronta a offrirgli ottime condizioni per il rinnovo del contratto luce-energia sotto il nuovo regime di mercato libero… No, scherzo, a chiamare è in realtà Rose Larkin (Luciane Buchanon), una ragazza dalla memoria fotografica esperta in cyber-security (anche se la sua start-up è appena fallita) a cui gli zii hanno dato quel numero e un messaggio da riferire poco prima di essere aggrediti e uccisi.

Subito braccati anche loro da una coppia di killer tarantiniani, e capendo ben presto di non potersi fidare di nessuno, nemmeno dei loro superiori, i 2 giovani protagonisti che dovranno imparare a fidarsi a loro volta, si trovano risucchiati in un gioco molto più grande di loro, fatto di cospirazioni e complotti che coinvolgono servizi segreti, FBI, Casa Bianca, oltre al loro stesso passato, di cui preferisco non aggiungere altro per non rovinare la visione di una serie costruita sui colpi di scena.

Aggiungo solo che a garanzia della bontà del progetto, basato sull’omonimo romanzo à la Grisham di Matthew Quirk del 2019, c’è il veterano del genere Shawn Ryan (già dietro i successi di Lie to me, SWAT e soprattutto The Shield), per una serie che, come già detto all’inizio, non ricerca la qualità nè la credibilità a tutti i costi, volendo piuttosto offrire solo un po’ di sano intrattenimento per gli amanti dell’action thriller e non solo.  

KINDRED

STAGIONE UNICA (2022) – 8 EPISODI

Trasmissione originale: FX (TV) e Hulu (streaming) dal 13 dicembre 2022
Trasmissione italiana: Disney+ dal 29 marzo 2023

Ispirazione letteraria: basata su Legami di Sangue (Kindred) di Octavia E. Butler (1979) – traduzione di Veronica Raimo (Ed. Sur, 2020)

con: Mallori Johnson, Micah Stock, Ryan Kwanten, Gayle Rankin, Austin Smith

SINOSSI LIBRO: È il 1976, l’anno del bicentenario dell’indipendenza americana. Dana e Kevin sono una coppia mista – lei nera, lui bianco – che guarda con fiducia al proprio futuro nella tollerante e progressista California. Ma un giorno, mentre stanno sistemando i libri nella loro nuova casa, Dana si ritrova inspiegabilmente catapultata nel passato, nella piantagione schiavista dove vivevano i suoi antenati. Da quel momento il suo destino si intreccerà con quello di Rufus, il ragazzino dai capelli rossi figlio del proprietario della piantagione, e di Alice, una bambina nera nata libera in un mondo che fa di tutto per negarle quella stessa libertà. Dana dovrà rivedere le sue certezze di donna nera emancipata per adattarsi alla realtà, antica e incancellabile, che si trova di fronte, e tentare di salvare sé stessa e i suoi inconsapevoli compagni d’avventura.

Leggi di più


Rielaborando il tema fantastico dei viaggi nel tempo e attingendo alla letteratura ottocentesca dei racconti di schiavi – ma innestandovi una consapevolezza razziale e una sensibilità femminile tutte moderne – Octavia Butler dà vita a un classico del secondo Novecento americano. Legami di sangue è un trait d’union ideale tra Amatissima di Toni Morrison e La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead, tra la fantascienza classica e la speculative fiction di Ursula Le Guin e Margaret Atwood: un romanzo capace di trasformare la coscienza del lettore superando i confini tra il reale e la fantasia, tra il passato e il presente, tra il «bianco» e il «nero».

LA SERIE TV: Octavia Estelle Butler ha iniziato a pubblicare libri negli anni ’70 ed è scomparsa per un ictus all’età di 58 anni nel 2006. È stata tra le scrittrici di fantascienza più acclamate della sua epoca, la prima donna a vincere il  prestigioso Premio MacArthur, insieme ad altri numerosi premi. Una viaggiatrice del tempo a modo suo, un “genio” il cui lavoro presagiva la crisi climatica e la resa dei conti razziale degli ultimi anni. Non è un caso che molti suoi libri siano diventati dei bestseller (postumi) durante la pandemia, quando è tornata di gran moda.

Premessa necessaria per spiegare come Kindred, il primo dei suoi romanzi adattati per la TV (a cui ne seguiranno presto altri), scritto nel lontano 1979 e tradotto in italia come Legami di sangue sia attuale anche 44 anni dopo la sua uscita, volendo immaginare come una donna nera contemporanea che viaggia nel tempo potrebbe cavarsela all’epoca degli schiavi e dei proprietari di schiavi nell’America d’inizio ‘800.

L”inizio della storia è intanto un gradito omaggio a Twin Peaks, con l’inquadratura iniziale sul vortice creato dal ventilatore a soffitto, mentre la protagonista Dana (Mallori Johnson, WeCrashed) si ritrova svenuta sul pavimento, dopo essere stata risucchiata in uno dei suoi viaggi temporali indietro nel tempo.

Capiamo anche subito dai primi dettagli (smartphone con batteria scarica e segnale wifi assente), che il creatore Branden Jacobs-Jenkins (Watchmen) ha scelto di rendere più fluido il racconto spostando il filone contemporaneo della storia (che nel romanzo era il 1976) ai giorni nostri  (2016), cambiando anche il background culturale della protagonista, da scrittrice letteraria che pubblicava storie su riviste oscure, ad (aspirante) scrittrice per la TV, o meglio, per il genere ancora oggi più visto in TV, quello delle soap-opera come Dynasty, il suo show preferito che ama guardare in streaming dal suo laptop.

Ed è proprio per realizzare questo suo sogno che la ragazza 26enne, orfana di entrambi i genitori, ha venduto la sua casa a Brooklyn per trasferirsi a Los Angeles, dove vivono anche i suoi zii che, in una goffa cena di famiglia, non prendono molto bene questo suo repentino cambiamento. Qui Dana conosce anche Kevin Franklin (Micah Stock) il cameriere bianco che l’aveva servita e riaccompagnata a casa poche ore prima e che ora, conoscendo il suo nome, riesce a scovare in un app per appuntamenti. Ma quando Dana si addormenta dopo la prima notte passata insieme con lui, scivola in un mondo ancora più da incubo degli appuntamenti online…

Senza sapere come e perchè si trova infatti in una piantagione di schiavi di Baltimora nei primi anni del 1800. Un bambino dai capelli rossi è sdraiato sulla pancia nella sua culla e rischia di soffocare. Dana lo salva, ritrovandosi però faccia a faccia con un paio di donne con delle candele che le urlano contro. Ma quello che all’inizio sembra solo un incubo abbastanza verosimile o un gioco della sua mente si trasforma presto in qualcosa di più reale, quando si ritrova ad essere di nuovo catapultata nel Maryland degli schiavisti ogni volta che Rufus Weylin (David Alexander Kaplan), il giovane figlio di un proprietario di piantagioni, sente che la sua vita è in pericolo e ha bisogno di essere salvato.

Come altre storie di viaggi nel tempo involontari, solo pochi minuti o ore trascorrono nel presente quando torna a casa, a volte dopo settimane o mesi vissuti pericolosamente nel passato, finchè anche Kevin viene risucchiato con lei nei suoi successivi viaggi temporali, rivelandosi una scorta particolarmente affidabile e premurosa. Presentandosi come viaggiatori, con Dana di proprietà di Kevin, il duo trascorre del tempo nel loro nuovo regno assistendo agli orrori della schiavitù e aiutando i residenti della piantagione – schiavi e schiavisti allo stesso modo.

E poi c’è la trama moderna parecchio rinforzata, che insieme agli zii di Dana aggiunge due vicini ficcanaso, simbolo di paranoia bianca e privilegio, che per la nuova coppia mista appena creata sono una minaccia non meno opprimente di quella rappresentata dalla schiavitù nel passato.

Un cambiamento questo rispetto al romanzo – maggiormente improntato sul racconto del clima di oppressione e di costante minaccia della violenza degli schiavisti d’America – che lascia presuppore che la serie abbia voluto mitigare o soltanto trattenere per le successive stagioni gli aspetti più strazianti della storia di Butler, o di ciò che ne resta… Peccato che non lo sapremo mai, dal momento che, malgrado una storia senz’altro interessante e ricca di suspense (che  si conclude con uno degli atti di violenza più drammatici del libro) FX abbia deciso di cancellarla dopo una sola stagione…

DA RECUPERARE

LUTHER

5 STAGIONI (2010-2019) + FILM-TV (2023)

Trasmissione originale: (Stagioni 1-5) BBC One dal 1º febbraio 2013 al 4 gennaio 2019 e (film-tv) dal 24 febbraio 2023 (cinema) e Netflix (streaming) dal 10 marzo 2023
Trasmissione italiana: (Stagioni 1-3) Fox Crime (pay-tv) dal 6 gennaio 2011 al 6 settembre 2014 e (stagioni 4-5 + Film-TV) Netflix (streaming) dal 31 marzo 2016 al 10 marzo 2023

Ispirazione letteraria: basata su Luther (Luther: The Calling, 2011), di Neil Cross

con Idris Elba, Ruth Wilson, Steven Mackintosh, Indra Varma, Paul McGann, Rose Leslie 

SINOSSI LIBRO: È un incubo, un’ombra, una presenza sottile che si nutre di paura e terrorizza tutta Londra raccontando alla radio i dettagli di un omicidio raccapricciante. Le vittime sono i coniugi Lambert, e il bambino di otto mesi che la donna portava in grembo. I primi indizi portano dritto a un pervertito con tendenze necrofile che Tom Lambert, di professione psichiatra, aveva in cura. Ma nulla è come sembra in un caso che solo John Luther può affrontare. Luther è avventato, maniacale, ossessivo. Insonne, aggressivo, fuori controllo. Il suo passato è un campo minato e la sua mente non troppo diversa da quella dei folli a cui dà la caccia. Per questo, forse, il suo istinto è infallibile. Per questo ogni sua indagine rischia di essere l’ultima. Dal creatore dell’omonima serie TV, Luther è la nuova frontiera del thriller: veloce, cattivo, imprevedibile come l’eroe interpretato sullo schermo da Idris Elba.

LA SERIE TV: Con il primo episodio mandato in onda sulla BBC inglese nel lontano 2010, Luther si è rivelata sin dalla sua magnifica sigla di apertura (la prima ad utilizzare l’ipnotica Paradise Circus dei Massive Attack, tratta dall’album Heligoland dello stesso anno), una delle serie più intriganti e ben costruite del panorama televisivo.

Occorre necessariamente parlarne in occasione di “Luther: The Fallen Sun”, il film post-serie uscito in pochi cinema inglesi selezionati a fine Febbraio e ora distibuito anche in Italia da Netflix col titolo “Luther – Verso l’Inferno”, con cui il creatore e sceneggiatore di tutti gli episodi Neil Cross vuole idealmente chiudere il cerchio delle avventure di John Luther. Non parleremo però in questa sede del film post-serie (se non per dire che il finale suggerisce una nuova direzione e un possibile futuro per il personaggio…) , anche perchè nel caso in cui abbiate voglia di recuperare la serie, Verso l’inferno si riallaccia fortemente al finale della quinta stagione.

Quello che segue vuole piuttosto essere un’introduzione ad una serie che merita sicuramente di essere vista (o rivissuta) dall’inizio, visto che sono soprattutto le prime stagioni (le prime 2 in particolare) ad aver reso così iconico il problematico poliziotto con cappotto di tweed, camicia grigia e cravatta bordeaux d’ordinanza interpretato da un Idris Elba nel frattempo finito nell’Olimpo delle star.

Quando lo conosciamo, Luther è l’ispettore-capo dell’unità anticrimine della polizia londinese che si occupa, per l’appunto, di omicidi gravi e seriali, e i suoi metodi sono tutto fuorché fedelmente aderenti ai protocolli di comportamento: nella primissima scena dell’episodio pilota lo vediamo inseguire senza tregua un pedofilo e procedere poi a una personale forma di giustizia che gli costa 7 mesi di sospensione dal servizio e più di qualche grattacapo con la moglie Zoe (Indira Varma).

Ma insieme ad un forte senso per le ingiustizie, tra le sue peculiarità, spicca soprattutto un intuito raro, che coglie la reale essenza degli indagati anche soltanto guardandoli attentamente negli occhi. E, in tal senso, lo sguardo magnetico e sempre semichiuso di Elba è sfruttato alla grande. Ma il rovescio della medaglia del suo innato fiuto verso i veri cattivi, è un altrettanto rischiosa attrazione che loro esercitano su di lui attraverso quel lato oscuro.

Questo risulta piuttosto evidente durante il suo primo incontro con la killer psicopatica Alice Morgan, astrofisica con un QI ben oltre la media (una ex bambina prodigio entrata a Cambridge all’età di 13 anni), da lui sospettata di aver ucciso in modo efferato entrambi i di lei genitori, anche se non potrà dimostrarlo. La villain interpretata dalla strepitosa Ruth Wilson (The Affair) è uno dei personaggi più sfuggenti e affascinanti del piccolo schermo, anche se l’evoluzione del loro rapporto, ricorderà soprattutto una versione al contrario di quello visto al cinema tra Hannibal Lecter e Clarice Sterling. E mi si creda, il paragone non è affatto ardito…

Si capisce subito dunque che non siamo di fronte a un poliziotto (e ad un crime) classico, con lo spettatore che si troverà ben presto avvinto da una atipica forma di morale che caratterizza il personaggio: anche se non si capisce mai dove si ponga il limite fra buoni e cattivi, il fascino di John Luther sta proprio nella sua irresistibile ambiguità, oltre che nella sua naturale tendenza all’autodistruttività…

Se vi va di approfondire non vi resta dunque che guardare la serie dall’inizio o se preferite, partendo proprio dal libro prequel scritto sempre da Neil Cross, che però non dà ispirazione alla serie del 2010, quanto piuttosto il contrario, essendo stato pubblicato 15 mesi dopo, e poi tradotto solo nel 2013 da Rizzoli. Ne La chiamata (sottotitolo originale del romanzo), Neil Cross introduce il personaggio di John Luther espandendo e spiegando diversi elementi a cui si fa solo accenno nella serie tv.

Si chiude qui, anche per questo mese, il nostro angolo sulle novità televisive tratte da libri presenti in palinsesto, che naturalmente speriamo possano tornare utili (fatecelo sapere nei commenti) nella scelta delle serie-tv che vi accompegneranno in questo periodo.

Come sempre, se potete, condividete a manetta sui social e nuovo appuntamento al prossimo mese, quando Libri in TV tornerà per raccontarvi il meglio (o il peggio) passato in streaming e/o in TV. Se vorrete, sempre su questi schermi.

Lascia un commento
7 Commenti
  1. Peppe

    Impegni mi hanno portato un pò in ritardo a commentare le proposte di Bingewatcher per il mese di Marzo, o meglio visto per tempo l’articolo mi ero proposto di prendere tempo per poter leggere con calma lo stesso, per poter cogliere bene tutte le sfumature dettagliate che B. mette nelle sue recensioni ed analisi rispetto a quello che può dare una lettura fugace.
    Proposte molto variegate ma quella che maggiormente ha attirato la mia attenzione è The Consultant, una storia di mobbing estremo, tale da risultare inverosimile ma che purtroppo a sprazzi rispecchia la triste realtà di alcuni ambienti lavorativi.
    Grazie per tenerci aggiornati e consigliarci delle serie di cui normalmente non avremmo né conoscenza e tantomeno considerato, se non fosse per il gran lavoro e la competenza che metti nei tuoi articoli, complimenti ed alla prossima.

    Rispondi
  2. Tropepe Vincenzo

    Se solo penso all’impegno che ci vuole per realizzare un articolo così mi gira la testa per cui apprezzo di buon grado il lavoro fatto. Queste recensioni ci aiutano a capire quale serie è più adatta a noi, a me per esempio mi ha incuriosito Daisy Jones & the Six ma anche le altre, molto interessanti. Grazie per le dritte e come si dice in questi casi: ad maiora. Complimenti, vi seguo sempre, grazie Bingewatcher.

    Rispondi
    • Bingewatcher

      Impegno ampiamente ripagato quando può capitare di leggere commenti particolarmente apprezzati come il tuo, caro Vincenzo. Ad maiora semper!

      Rispondi
  3. DOMENICO CALARCO

    Già da un primo sguardo a questa stuzzicante carrellata di proposte che il caro Bingewatcher, attraverso il sempre apprezzatissimo sito, ci suggerisce con puntualità ogni mese, trovo particolarmente intrigante “The Consultant”. Ma mi riprometto di approfondire su almeno un altro paio di esse.
    Grazie (e attendo qualche bella novità anche sui prossimi libri in uscita!)

    Rispondi
    • Bingewatcher

      The Consultant merita parecchio, ottima scelta! A prestissimo per le novità sui libri in uscita e non solo.

      Rispondi
  4. Antonella Valentini

    Sempre interessante la vostra guida nella scelta di libri e non solo. Sarà un piacere spulciare quale film potrà attrarre la mia curiosità in base alle vostre recensioni, ma anche condividere il link con amici e appassionati di serie TV.
    Grazie e buon lavoro.

    Rispondi
    • Bingewatcher

      Grazie a te Antonella per gli apprezzamenti e le condivisioni

      Rispondi
Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Gravatar per i suoi commenti. Se vuoi che il tuo commento sia associato ad un avatar o immagine a tua scelta, commetti la tua mail ad un profilo Gravatar. Altrimenti commenta normalmente ed in quel caso verrà usato un avatar standard scelto da Gravatar.