Un’Amicizia di Silvia Avallone è un romanzo straordinario che affronta temi profondi e delicatissimi: il rapporto tra l’essere e l’apparire, l’identità e l’alterità, la verità e la menzogna

Un'amicizia - Copertina

UN’AMICIZIA

  • Autrice: Silvia Avallone
  • Editore: Rizzoli
  • Collana: Rizzoli Narrativa
  • Data di uscita: 10 Novembre 2020
  • Pagine: 464
  • Prezzo: 19 €
  • Genere: Narrativa italiana
  • EAN:9788817154116

TRAMA:

Se le chiedessero di indicare il punto preciso in cui è cominciata la loro amicizia, Elisa non saprebbe rispondere. È stata la notte in cui Beatrice è comparsa sulla spiaggia – improvvisa, come una stella cadente – con gli occhi verde smeraldo che scintillavano nel buio? O è stato dopo, quando hanno rubato un paio di jeans in una boutique elegante e sono scappate sfrecciando sui motorini? La fine, quella è certa: sono passati tredici anni, ma il ricordo le fa ancora male. Perché adesso tutti credono di conoscerla, Beatrice: sanno cosa indossa, cosa mangia, dove va in vacanza. La ammirano, la invidiano, la odiano, la adorano. Ma nessuno indovina il segreto che si nasconde dietro il suo sorriso sempre uguale, nessuno immagina un tempo in cui “la Rossetti” era soltanto Bea – la sua migliore amica.

Recensione

“Per crescere, si deve passare attraverso un’amicizia sbagliata”

Quanta verità in queste parole. E non solo in queste. Quando la storia di un libro riguarda temi universali come l’Amore, l’Amicizia, è facile rispecchiarsi in uno dei personaggi descritti. Il caso ha voluto che questo riportasse anche me esattamente negli anni in cui è ambientata quest’amicizia, che secondo me è una storia d’amore, come lo sono tutte le amicizie in cui si entra talmente tanto in fusione con l’altra/o, che le identità si confondono, perché a 20 anni non ne hai ancora una ed è di una potenza pericolosamente eccezionale, quella di credere che pur non avendo ancora chiaro chi siamo e chi diventeremo, siamo convinte di aver trovato “l’anima gemella” che ci capirà e ci supporterà per tutta la vita. È una speranza cieca, destinata, il più delle volte, a essere il fanale più abbagliante con cui ricorderemo quanto poco obiettivi si può essere da ragazze/i. Ma non è forse anche questo, il bello della giovinezza?

Sto riflettendo sull’articolo indeterminativo di questo titolo: Un’amicizia. È giusto un’ipotesi provvisoria, però mi pare che colga un aspetto importante. Non credo, infatti, che quella tra me e Bea sia stata l’amicizia. Determinata, che doveva essere per forza quella e non un’altra. Non credo neppure che noi due potessimo essere solo e necessariamente la diva e la secchiona, la vincente e l’invisibile. Di più: ora so che non siamo mai state una parola soltanto.

C’è una cosa che inquieta e un po’ dà sollievo, quando dopo anni, guardiamo indietro ad una grande amicizia vissuta tra gli anni della scuola e/o quelli appena dopo. Che quando finisce, decretiamo con candida assolutezza, la fine della nostra vita, perché la nostra vita non sa scindere dall’amica che ci siamo trovate, scelte, coltivate, e si sta così male, che nulla più è pensabile si possa risolvere, possa tornare bello, possa proseguire senza quel rapporto. E che si muoia un po’, davvero per sempre, io lo penso ancora.

Perché si legge? Perché non rimane altro. Nessuna vocazione nobile si annida nel gesto di aprire un libro. Per leggere occorrono necessità e disperazione: è una cosa che si fa in galera, in solitudine, in vecchiaia, nell’emarginazione; quando né la tv né Internet riescono a distrarti dal fatto che nella vita si perde, e si perde tutto; e chi conosci ti sembra felice e tu ti consumi d’invidia; quando l’unica soluzione è farla finita e diventare un altro.

Si impara solo dopo che la vita è fatta di tante piccole morti, ma di altrettante, poderose rinascite. Il sollievo non sta in questo. Ma nel sentire che c’è un prima e dopo l’interruzione di un’amicizia in cui si è dato tutto. E che nulla potrà mai farti stare male come la prima. Nessuna perdita futura, anche più grave. Perché i dolori si assomigliano tutti, quando sono forti, totalizzanti, incessanti. E quando conosci come si sta sottoterra, non avrai mai più la sensazione di com’è non trovarsi più allo specchio. Perché se si sopravvive a certi distacchi, ci si risana per sempre, pur convivendo con parti di noi che vivono in altre persone o che non sono più accanto a noi. E si, per crescere si deve passare attraverso un’amicizia sbagliata, come la bravissima Avallone racconta in questa storia cruda e molto comune, ma guai se non scoprissimo come si fa, non potremmo apprezzare mille volte di più, la fortuna di certe future Amicizie, di certi Amori, non sapremmo riconoscere cos’è davvero Vivere.

Però mi chiedo cosa sia giusto fare, adesso. Pubblicarlo? Far sapere a tutti di me e Beatrice? Rischiare che la nostra storia passi di mano in mano e venga giudicata, magari travisata, che corra dei pericoli? Oppure mantenere il segreto, farmelo bastare. La vita ha davvero bisogno di essere raccontata, per esistere?

NOTE SULL’AUTRICE SILVIA AVALLONE

Silvia Avallone

Silvia Avallone è nata a Biella nel 1984, ma vive a Bologna, dove si è laureata in Filosofia e specializzata in Filologia moderna con una tesi su La Storia di Elsa Morante. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Per Rizzoli ha pubblicato Acciaio (2010, da cui è stato tradotto l’omonimo film), Marina Bellezza (2013) e Da Dove la vita è perfetta (2017), e in Francia, nel 2012, Le lynx. Un’amicizia, del 2020, è il suo ultimo romanzo, che diventerà una serie-tv. Scrive per il Corriere della Sera, Sette e La Lettura.