La voce di Levante torna a incantare, con una storia di amicizia, amore e grandi sogni.

TRAMA:

Tutti abbiamo cose che non riusciamo a dimenticare. Quel commento velenoso, quell’amore finito, quel giorno in cui la vita ci ha lasciato una cicatrice. Eppure, senza questi dolori, non saremmo le persone che siamo oggi. Lo sa bene Anna, che i ricordi se li sente tatuati addosso: nel paesino in cui vive, tutti hanno memoria della sua storia di bimba cresciuta troppo in fretta. Per sfuggire agli sguardi e ai giudizi della gente, ma soprattutto per seguire un percorso che, quando volge in alto lo sguardo, vede tracciato tra le stelle, Anna ha imparato a volare via danzando sulle punte: quando balla, nessun posto è troppo piccolo per i suoi sogni grandi. Nemmeno la scuola, dove le scarpette e il tutù cedono il posto ai sospiri per Giulio, tanto bello quanto sfuggente, e alla complicità di Egle, l’amica con cui condividere segreti, sorrisi, momenti di noia e corse in motorino. Il perimetro del cuore di Anna sta tutto lì, tra gli esercizi alla sbarra e le granite in piazza; tra le fantasie di fuga e il semplice desiderio di essere vista, di ricevere finalmente attenzioni, di essere amata. Ma nell’entroterra siciliano il passato ha radici lunghe, che ti tengono ancorata al suolo anche se hai solo quattordici anni e ti senti leggera come una piuma. Per conoscersi davvero, Anna dovrà guardarsi indietro e mettersi in ascolto: solo così sarà libera di abbracciare luci e ombre della propria identità.

Questa è l'ultima volta che dimentico

QUESTA È L’ULTIMA VOLTA CHE TI DIMENTICO

  • Autrice: Levante
  • Editore: Rizzoli
  • Collana: Rizzoli narrativa
  • Data di uscita: 13 Novembre 2018
  • Pagine: 220
  • Prezzo: 18 €
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • EAN:9788817108300
Recensione

Forse la vita è ciò che accade tra una distrazione e l’altra:
volgere lo sguardo altrove e ritrovarsi nell’inatteso.

Il secondo romanzo di Levante, mi ha conquistato ancor più del primo, letto qualche anno fa. Vi ho ritrovato il dono di una scrittura profondamente sua, che ben incontra la mia passione per l’uso delle metafore che qui abbondano, soprattutto nei passaggi riguardanti il mondo interiore di questa dolcissima protagonista, Anna, che impregna ogni pagina della sua profondità e purezza d’animo, in una realtà che la vuole “sporchissima” sin dai suoi primi anni di vita, per le vicende drammatiche che le piovono addosso.

Ho sempre amato pensare che fossi io, con le mie scelte, a decidere che ne sarebbe stato di me, senza passaggi obbligati. Quindi, in quella circostanza, mi piacque credere che furono il mio coraggio e quello di mia madre a cambiare le cose.

Essendo una donna del Sud anche io, non faccio mistero del fatto che questo abbia inciso nel beare la mia immaginazione di certi climi colorati e pulsanti, che ben conosco e che incorniciano le vite di questi giovani personaggi, appartenenti ad una Terra vera, felice per essenza e difficilissima, limitante, per la realizzazione di molte cose a cui invece ovunque, in un mondo ideale, dovrebbe essere consentito poter aspirare.

A sudest dell’isola, il mio paese senza mare era una conca di cemento e aranceti che non sapeva fuggire la mediocrità, perché non conosceva nient’altro che quella. La rassegnazione come pane quotidiano, accompagnato da qualche lamentela, nessuna smania di rivoluzione, nessuna fantasia di cambiamento. Nulla. Non soffiava vento di novità, oltre le montagne dell’arrendevolezza.

Giovani vite legate tra loro da rapporti longevi e appena nati, prime volte che così bene a quell’età, formano il terreno delle nostre radici emozionali e che disperatamente vorremmo tenere al riparo da un futuro in cui, anche se ancora non ne siamo pienamente coscienti, si teme improbabile rivivere le sensazioni con la stessa autenticità e trasporto.

Perché dovremmo lasciare agli altri la possibilità di decidere chi siamo o cosa dovremmo essere?
Perché doniamo loro questo potere? Riuscii a trovare innumerevoli risposte, ma nessuna teneva conto dell’amore per se stessi, il più duro da provare. Spesso siamo in grado di donarci e di donare, di accontentarci pur di accontentare, di curare ma non di curarci, e finiamo dunque per amare l’altro più di noi stessi e alla fine non amarci mai.

Ma la prima volta più importante di Anna, è scoprire che si può creare un bel “fuori” se si è così bravi da decifrare quale talento si ha dentro e se questo ci dà la certezza – già importantissima se si ha la fortuna di provarla a quell’età – di aver trovato il linguaggio che sempre per noi parlerà, anche quando di parole non vogliamo usarne, si può davvero credere di aver in mano la chiave giusta per aprire il nostro mondo agli altri, senza la paura che qualcuno debba “forzare” alcuna porta per comprenderlo, perché sarà l’arte, o qualunque cosa ci connetta e ci renda in armonia con l’esterno, a parlare per noi.

Esistono due tipi di istanti. Gli istanti che saprei quantificare senza numeri in un battito di ciglia e gli istanti eterni, che durano oltre tutti i battiti di ciglia possibili in una vita.

NOTE SULL’AUTRICE LEVANTE

Levante scrittrice

Levante (nome d’arte di Claudia Lagona) nasce il 23 maggio 1987 a Caltagirone e fino a 14 anni vive a Palagonia, in Sicilia. Nel 2001, cinque anni dopo la morte del padre, si trasferisce con la madre e i suoi tre fratelli a Torino. È una cantautrice, musicista e scrittrice italiana. Come scrittrice pubblica Se non ti vedo non esisti (Rizzoli, 2017), Questa è l’ultima volta che ti dimentico, (Rizzoli, 2018) e E questo cuore non mente (Rizzoli, 2021).