Nella giornata di martedì 15 aprile sono stati annunciati i 12 libri candidati alla vittoria del Premio Strega 2025. Annunciati anche i 5 finalisti del XII Premio Strega Europeo e i 5 candidati al I Premio Strega Saggistica
L’edizione 2025 del Premio Strega
Con l’annuncio dei 12 libri semifinalisti che, mercoledì 4 giugno, si contenderanno al Teatro Romano di Benevento un posto nella cinquina (o sestina/settina) dei finalisti, inizia ufficialmente la seconda fase del Premio Strega 2025, che dopo l’edizione dello scorso anno vinta da Donatella Pietrantonio, decreterà il vincitore (o la vincitrice) n. 79 della storia del Premio durante la serata finale del concorso (giovedì 3 luglio) al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e in diretta televisiva su Rai 3.
Per capire meglio come si approderà all’annuncio del vincitore, vi rimando al nostro speciale sulla storia e maccanismo regolamentare del Premio, che sin dalla nascita è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati dal 1947 a oggi raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni.
LE 81 PROPOSTE E GLI ESCLUSI
L’edizione n. 79 del concorso sfiora intanto il precedente record, appartenente alla scorsa edizione del concorso, quando erano stati ben 82 i libri proposti. Quest’anno ci fermiamo a 81, il secondo più alto dall’edizione 2018, anno in cui il Comitato direttivo ha modificato il regolamento, facendo sì che per essere proposti bastasse anche una sola candidatura, rispetto alle almeno 2 richieste fino al 2017.
In tutto questo, non sono mancate come sempre le bocciature in grado di generare qualche mal di pancia: su tutte hanno già fatto molto discutere le esclusioni di Nicoletta Verna con “I giorni di vetro”, unica candidata einaudiana, una storia ambientata nell’Italia fascista con al centro una donna coraggiosa che non si dimentica, e perciò molto amata (e anche molto venduta, oltre 50mila copie, ma sappiamo che questo non è mai un criterio, non allo Strega). Altro escluso: Michele Masneri con “Paradiso” (Adelphi), molto amato dai giornalisti, e pure questo non è un criterio, non allo Strega e praticamente da nessuna parte, rispetto a niente. Anche l’ex ministro Dario Franceschini non si classifica in dozzina, e sarebbe stato sgradevole il contrario. E ne esce delusa anche Bompiani, con l’esclusione di Antonella Cilento con “La babilonese”.
Clicca qui per vedere un elenco completo degli 81 libri proposti al Premio Strega 2025
LA CONFERENZA
«I titoli candidati all’edizione 2025 del Premio Strega» ha spiegato Melania G. Mazzucco – Presidente del Comitato direttivo – «rispecchiano nell’insieme una pluralità di generi e generazioni. Ogni gamma della prosa contemporanea è rappresentata: romanzo, memoir, narrativa non-fiction, graphic novel, romanzo biografico, giallo, noir, thriller, distopico (ma nessun fantasy). Tuttavia i romanzi veri e propri non sono la maggioranza. Predomina il racconto dell’Io: la cosiddetta autofiction o l’autobiografia vera e propria che ricorre, coi suoi fasti e le sue miserie. Il leit motiv di quest’anno è la follia. Sbriciolamento dell’Io, depressione, crollo psichico. Nel 2025 la salute mentale è un’emergenza sociale, ma anche letteraria. Infine, qualche parola sulla lingua. Tranne che in pochi ambiziosi romanzi simbolisti o sperimentali, si tratta perlopiù di un italiano funzionale. Il dialetto, impiegato nella narrativa di consumo come vezzo di colore, quasi un arredo di scena, diventa ormai nei romanzi di ambientazione contemporanea una scelta voluta di personaggi italofoni, il ricordo (anche polemico o comico) delle radici nella piccola patria, ormai aperta al mondo globale.»
Il premio sarà assegnato dal voto di 700 aventi diritto, così distribuiti: 400 Amici della domenica, 245 votanti dall’estero selezionati da 35 Istituti italiani di cultura nel mondo, che contribuiscono alla formazione della giuria esprimendo ciascuno 7 giurati tra studiosi, traduttori e appassionati della nostra lingua e letteratura, 25 voti collettivi espressi da scuole, università̀ e circoli di lettura delle Biblioteche di Roma, 30 voti di lettori forti scelti nel mondo delle professioni e dell’imprenditoria.
La proclamazione dei finalisti si terrà mercoledì 4 giugno al Teatro Romano di Benevento, mentre la serata conclusiva si terrà giovedì 3 luglio come di consueto nel giardino del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e in diretta televisiva su Rai 3.
L’IMMAGINE DI QUEST’ANNO
A partire dalla LXX edizione, alcuni dei migliori illustratori italiani hanno realizzato il manifesto del Premio ispirandosi liberamente al disegno di Mino Maccari sulla prima urna di voto, utilizzata dal 1947 al 1980.

L’immagine che accompagnerà la LXXIX edizione di quest’anno è stata realizzata dall’artista MP5, noto per l’incisivo bianco e nero usato in differenti media, che ha spiegato così il suo artwork:
“La letteratura si fa voce e corpo. La strega reclama spazio e autodeterminazione in un sabba incantato dove corpi e parole si intrecciano e si agitano. Le definizioni sono superate, le sovrastrutture scardinate. Illuminata da un’eclissi, la metafora prende vita e riecheggia come un canto di rivolta.”.
I 12 LIBRI CANDIDATI AL PREMIO STREGA 2025
Ricordiamo che i 12 libri selezionati dal comitato direttivo del Premio per l’edizione di quest’anno sono stati scelti tra quelli pubblicati dal 1° marzo del 2024 al 28 febbraio del 2025.
L’ordine dei titoli che segue non è quello di preferenza, nè quello alfabetico, ma solo quello con cui compaiono anche sul sito del premio, che dallo scorso anno è stato anche rinnovato, con un restyling dei loghi e delle varie sezioni del sito affidato a Riccardo Fidenzi e Giampaola Marongiu, dello studio Alter Adv, puntando sulla continuità e riconoscibilità del marchio Strega.
01. PORTOFINO BLUES di Valerio Aiolli
Editore: Voland | Data di uscita: 14 febbraio 2025

TRAMA: Lunedì 8 gennaio 2001, verso le sette di sera, nel giardino di Villa Altachiara a Portofino, scompariva la contessa Francesca Vacca Agusta, per anni protagonista del jet set italiano e internazionale. Prendeva il via quella sera un’indagine che avrebbe riempito le cronache di giornali e tv per settimane, mesi e anni, senza soluzione né requie neppure quando, una ventina di giorni più tardi, il cadavere venne ritrovato in mare, a pochi metri da una baia in Costa Azzurra. Come e perché cadde dalla rupe la contessa? Chi c’era con lei quella sera? Qualcuno la spinse o si trattò di una fatalità?
Proposto al Premio Strega 2025 da Laura Bosio con la seguente motivazione:
«Leggo Valerio Aiolli da quando l’ho scoperto in Nero ananas, dove si è immerso nella nebbia lasciata dalla strage di Piazza Fontana, come se la nuvola di quell’esplosione non si fosse mai diradata del tutto, ricostruendo vicende e sentimenti dal 1969 a quel 1973, anni incandescenti della storia d’Italia che ne hanno cambiato il volto. L’ho seguito poi in Radio Magia al fianco dei suoi ragazzi, quattro adolescenti che crescono nel pieno degli anni Settanta, in un contesto storico complesso, segnato da profonde trasformazioni dell’ecosistema mediatico. E ho ritrovato felicemente la sua stessa voce chiara, l’ostinazione nel non indietreggiare davanti alle contraddizioni, ai dubbi, ai misteri del nostro paese in questo Portofino blues, che si addentra in un’altra indagine senza soluzione né pace come la scomparsa, nel 2001, della contessa Francesca Vacca Agusta, precipitata in mare dalla sua villa a Portofino. Un puzzle dove sembra mancare sempre qualche tassello per completarlo, fra amori e risentimenti, jet set internazionale e droghe, immensi flussi di denaro e ambigui amici, nei quali leggiamo, attraverso dichiarazioni, articoli di giornale e racconti a cuore aperto dei protagonisti, la vita di una donna ricchissima e controversa, alla fine prigioniera del proprio mondo, e insieme la storia industriale e politica che abbiamo vissuto nel periodo tra Craxi, Tangentopoli e Berlusconi. Le pagine di Aiolli hanno ogni volta qualcosa di insolito e per me coinvolgente: ad attirarmi credo siano la precisione dei suoi meccanismi narrativi e l’implacabile scavo interiore dei personaggi, spesso con raffinata ironia, la luce nuova sulla realtà, sugli attori, sui costumi, sulla nostra società in cerca di risposte e senso.»
02. LA SIGNORA MERAVIGLIA di Saba Anglana
Editore: Sellerio | Data di uscita: 19 marzo 2024

TRAMA: Un uomo insegue una giovane, poco più di una bambina, che corre disperata per salvarsi la vita. Lui è somalo, lei etiope, si chiama Abebech, e verrà abbandonata in Somalia con una figlia e un vuoto incolmabile dentro di sé. Nel 1938 l’Africa Orientale Italiana è un regno coloniale, un nuovo impero nato da pochi anni. Molti decenni dopo, nel 2015 a Roma, Dighei è una signora etiope dal carattere ribelle. Ha bisogno di prendere la cittadinanza, il governo ha imposto nuove regole per gli stranieri, anche per chi è in Italia da quarant’anni insieme al resto della famiglia. La nipote Saba aiuta la zia a muoversi nella burocrazia di una città faticosa e contraddittoria: dipendenti comunali confusi, documenti impossibili da reperire, barriere di ogni tipo, situazioni talmente assurde da diventare comiche.
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Questo percorso frustrante alla ricerca della agognata signora Meraviglia – come in casa chiamano la cittadinanza italiana – si rivela decisivo per comprendere la natura di un turbamento che da nonna Abebech fino a Saba stessa ha infestato tutte loro. Un sentimento oscuro, un senso martellante e oppressivo di vuoto, forse un bisogno insoddisfatto di capire chi si è davvero, la paura raggelante di non essere niente e nulla. Dal passato emerge la storia di una famiglia sin dall’inizio sradicata: Abebech giunge a Mogadiscio seguendo il caso e la necessità, e in ascolto dei presagi di un indovino. Qui conosce il suo futuro marito e finalmente, con i loro otto figli, sembra possibile una parvenza di felicità, di serenità familiare. Almeno fino a quando Abebech non inizia a scivolare in un abisso dove le parole e il senso della vita svaniscono. Forse è posseduta da uno spirito pericoloso e inquietante, che solo una donna può aiutarla ad affrontare. Questa donna ha un nome che tornerà molti anni dopo: Wezero Dinkinesh, letteralmente signora Meraviglia.
Proposto al Premio Strega 2025 da Igiaba Scego con la seguente motivazione:
«Nata a Mogadiscio da madre etiope cresciuta in Somalia e padre italiano, arrivato nell’Africa orientale negli anni ’50 per lavoro, Saba Anglana è un’artista poliedrica: attrice, cantautrice, narratrice di storie intrecciate tra mondi. Cresciuta a Roma e oggi residente in Piemonte, ha saputo trasformare la sua identità cosmopolita in un’arte che fonde linguaggi e culture. Negli anni ha condotto il suo pubblico attraverso i luq luq (vicoli) di Mogadiscio, il ventre pulsante di Addis Abeba, le pinete di Ostia e l’elegante compostezza di Torino. Nei suoi concerti, la musica si mescola alla narrazione, a memorie singolari e collettive, e persino alla riflessione sul significato delle parole, creando un’esperienza immersiva e densa di significato. Se Fairuz è l’usignolo del Libano, Saba è un usignolo senza confini, italiano, etiope e somalo. Un’artista che ha scelto di vivere oltre le frontiere, intrecciando appartenenze senza lasciarsi definire da esse. In La signora Meraviglia (Sellerio), il suo straordinario debutto letterario, questa tensione verso una molteplicità identitaria – che è al tempo stesso ricchezza e spaesamento – emerge con chiarezza. Il romanzo segue due fili narrativi e temporali come in un gioco di specchi, per accompagnarci a vedere l’universalità del tema dell’identità: da un lato, la storia di Nonna Abebech, rapita da un ascaro somalo, soldato al servizio degli italiani durante l’invasione coloniale dell’Etiopia, e poi abbandonata in Somalia, incinta, costretta a reinventarsi una vita: una storia, quella di Abebech, che ci fa vedere una complessità spesso taciuta da chi ha preferito tracciare linee semplici, buoni da una parte, cattivi dall’altra. Questa vicenda del passato ha un controcanto nella storia di strettissima attualità della cittadinanza: il percorso della zia Dighei, che dopo quarant’anni in Italia lotta per ottenere quel documento tanto agognato che – come suggerisce Saba – non basta tuttavia a riassumere un’esistenza, né la sua né quella di nessuno. La narrazione di Anglana richiama Gogol, Bulgakov ma soprattutto l’assurdo kafkiano, con il labirinto burocratico che ricorda Il processo: come Josef K, anche Saba e sua zia si ritrovano a navigare un sistema imperscrutabile (con molte informazioni sullo stato attuale dell’iter per l’ottenimento della cittadinanza in italia), dove regole e tempistiche restano opache, come se ottenere tale certificato fosse un’impresa mistica, la ricerca di un Sacro Graal. Ma l’autrice va oltre e invita il lettore ad affrontare con franchezza la questione identitaria, con uno stile insieme evocativo e ironico. Cosa significa davvero appartenere a un luogo: un pezzo di carta può contenere la complessità di un’identità nel mondo globalizzato? Quante vite stanno dentro una vita? Quanti demoni abitano una mente? Quante meraviglie si nascondono in ciascuno di noi? Attraverso un racconto che oscilla tra realtà e mondo spirituale, Saba Anglana ci invita a ripensare le etichette, a rifiutare identità rigide, a non incasellare l’esistenza. Con una scrittura cesellata e intensa, ci offre una vera e propria pedagogia della complessità – un insegnamento prezioso in tempi di polarizzazioni e semplificazioni forzate.»
03. L’ANNIVERSARIO di Andrea Bajani
Editore: Feltrinelli | Data di uscita: 28 gennaio 2025

TRAMA: Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura “con la forza brutale del romanzo”. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce “scandalosamente calma”, come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile. Il racconto che ne deriva è il ritratto struggente e lucidissimo di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d’amore sono i lacci di un unico nodo.
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L’isolamento stagno a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un’amica della madre che viene presto bandita. In questo microcosmo concentrazionario, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita – essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato.
Proposto al Premio Strega 2025 da Emanuele Trevi con la seguente motivazione:
«È una storia eccezionale, quella di Bajani, che infrange un vero e proprio tabù: nelle prime pagine del libro incontriamo il protagonista che ci racconta dell’ultima volta che ha visto i suoi genitori, prima di voltare le spalle per sempre alla sua famiglia, disgregata dalla violenza del padre-padrone e dalla muta, disperata sottomissione della madre. Per delineare un’immagine credibile di questo inferno domestico e della fuga senza ritorno del protagonista, il narratore ricorre alle risorse del romanzo per mettere ordine nei dati dell’esperienza, spiccando quel salto mortale capace di condurlo dall’informità del “reale” alla consistenza e alla leggibilità del “vero”. Ed è solo così che una vicenda singola si trasforma in uno specchio in cui tutti i lettori possono intravedere qualcosa che non conoscevano direttamente, eppure li riguarda. L’anniversario è un romanzo avvincente e originalissimo, che colpisce chi legge come un pugno nella testa e nella pancia. Bajani non sente il bisogno né di condannare, né di perdonare, e ci racconta quanto sia impervia e necessaria la via del riscatto.»
04. POVERI A NOI di Elvio Carrieri
Editore: Ventanas | Data di uscita: 13 marzo 2024

TRAMA: Nel cortile di una scuola media della periferia barese uno studente viene massacrato di botte da un compagno e ricoverato in prognosi riservata. A distanza di pochi metri, inerme, un altro ragazzo osserva la scena. Il senso di colpa per non essere intervenuto lo tormenterà per sempre. Passano quasi vent’anni. Nel frattempo, dimenticato quel momento tragico, Plinio (la vittima) e Libero (il testimone defilato del pestaggio) sono diventati amici. Un’amicizia basata sulla protezione reciproca. Ma quando Libero, professore in un carcere, incontra Letizia, una psicologa originaria della Valle d’Itria, il rapporto con Plinio si trasforma. Sullo sfondo di una città, Bari, ormai ridotta cinicamente alla sua anima scheletrica e post-industriale, tormentata da scandali locali e da losche manovre politiche, non c’è dramma che le tre giovani figure urbane non possano esorcizzare. Non importa quanto dolore vi sia in gioco.
Proposto al Premio Strega 2024 da Valerio Berruti con la seguente motivazione:
«Un’amicizia nata alle medie, in una scuola barese, dopo che uno dei due ragazzi viene picchiato a sangue da altri compagni e l’altro rimane inerte. Immobilizzato da una paura che lo inseguirà per sempre. Un’amicizia che vent’anni dopo diventa una storia di protezione e rimorso, raccontata con un linguaggio diretto, spesso implacabile nel libro d’esordio, “Poveri a noi” di Elvio Carrieri (edito dalla nuova casa editrice Ventanas), giovanissimo scrittore di appena vent’anni, poeta e musicista. È la storia di Libero e Felice, entrambi trentenni, uno professore di Lettere all’interno del carcere di Bari, l’altro ancora alle prese con l’ultimo esame di latino. Due perdenti, almeno all’apparenza, che fanno i conti con un passato che non smette di tormentarli, tra voglia di riscatto e perdono. Un libro profondo per le sensazioni che riesce a risvegliare, per l’ironia e il sarcasmo a volte snobistico dei dialoghi ma anche per la speranza che la cultura e le idee possano sempre salvarci. Un elogio alla nostra quotidianità. Come dice Carrieri: “Non esiste letteratura che non si nutra di uno che lava i piatti e svuota la Moka”. E come sentenzia Libero: “Io sono il prfssò, il professore, e il mio ruolo è mediare. Mediare tra vuoto e pieno. Mediare tra scuola e carcere. Parlo e basta, per automatismo. Ma almeno parlo. È già qualcosa”. E che se ne parli, dunque, di questo “Poveri a noi” e del suo giovanissimo autore che segnalo con grande piacere agli Amici della Domenica.»
05. INCOMPLETEZZA di Deborah Gambetta
Editore: Ponte alle Grazie | Data di uscita: 29 marzo 2024

TRAMA: Come distaccarsi da un amore malato, afflitto da litigi perpetui, manipolazioni, fughe e ritorni? Trovando un’altra ossessione, come se ci si innalzasse su un ramo più alto dello stesso albero: questo racconta Deborah Gambetta nello stupefacente romanzo che avete in mano, in cui l’incontro con la vita e il pensiero di Kurt Gödel – uno dei maggiori matematici della Storia, autore di teoremi fondamentali per l’intero edificio della scienza e della tecnica – rappresenta l’innesco di una vita nuova, l’iniziazione a un universo misterioso e fantastico.
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Con la dedizione assoluta di chi deve salvarsi la vita, l’autrice/narratrice si rifugia nella matematica e al contempo nella conoscenza personale, quasi viva, dell’uomo Gödel: solo così troverà la chiave per fare i conti con l’assenza di senso, l’incaponirsi del destino, la casualità delle vicende umane. “Incompletezza” è un romanzo unico nella sua riuscita fusione di due grandi temi apparentemente opposti: da un lato la ricerca di una passione materiale definitiva, che ci spossessi per sempre di noi, dall’altro l’ambizione a una conoscenza pura e astratta, che contempli soltanto sé stessa. Il genio sovrannaturale e umanissimo di Kurt Gödel può trasformarsi allora, per chi narra e per chi legge, in un nuovo Virgilio, in una guida verso un senso possibile, verso un ordine fragile ma autentico della vita e del mondo.
Proposto al Premio Strega 2025 da Claudia Durastanti con la seguente motivazione:
«Ogni tanto, nella letteratura italiana contemporanea, arriva una scrittura che si assume una responsabilità precisa: coniugare la ricerca con la sorpresa. È la prima affermazione che posso fare su Incompletezza di Deborah Gambetta, un complimento ammirato e schietto verso la sua capacità di riflettere, nel movimento elicoidale su cui si avvita il suo romanzo – la storia di un matematico ineffabile come Kurt Gödel e la «crisi» d’amore della voce narrante, che come tutte le pene d’amore degne di nota è anche una crisi ontologica e di pensiero –, un altro movimento che dovrebbe far parte di qualsiasi scrittura che aspiri a essere significativa e a durare nel tempo. E cioè il movimento appassionato tra lo studio, la filologia delle storie, per farla breve il senso del mondo, e le particelle buie di cui è fatto un personaggio. Che resta personaggio anche quando racconta qualcosa di intimo e personale: Incompletezza non si dimentica questo principio fondamentale, e si chiede cosa ci tiene insieme a partire dalla contemplazione di qualcosa di apparentemente lontano, e soprattutto a partire dal linguaggio.»
06. DI SPALLE A QUESTO MONDO di Wanda Marasco
Editore: Neri Pozza | Data di uscita: 21 gennaio 2025

TRAMA: Fin da bambino Ferdinando ha odiato la morte al punto da fare della salvezza la sua ossessione di medico. Ma una vocazione così grande, scontrandosi con le iniquità subite, non può che fallire e trovare casa nella follia. Olga, nella sua infanzia a Rostov, ha dovuto misurarsi proprio con l’alienazione materna, quintessenza di Storia e fragilità. Unico scampo da essa la fuga, frenata da una radice nascosta sotto la neve e dalla zoppia, che diventa destino e comunione con l’imperfetto. Ma si può vivere a un passo dall’ideale? Ferdinando, dal buio della sua ratio opacizzata, continuerà a salvare asini e pupi; mentre Olga, pur guarita dalla scienza e dall’amore di Ferdinando, tornerà a claudicare. Voi non credete che quando ci spezziamo è per sempre? La domanda che Olga rivolge al pittore Edoardo Dalbono è sintesi di una irreparabilità e di una caduta che restano perenni.
Proposto al Premio Strega 2025 da Giulia Ciarapica con la seguente motivazione:
«Di spalle a questo mondo di Wanda Marasco (Neri Pozza) è di certo un romanzo ispirato al racconto della vita di Ferdinando Palasciano, primo chirurgo a proclamare il principio di neutralità dei feriti di guerra e che, come quel Vincenzo Gemito che pare consegnargli il testimone, trovò nella follia uno sguardo più lucido sulla realtà. Così com’è anche il romanzo di un’altra protagonista, Olga Pavlova Vavilova, moglie di Palasciano. Ma dire che il romanzo di Marasco si limiti a questo, vorrebbe significare la negazione di un senso più profondo dell’intera storia, fatta innanzitutto di ricerca stilistica più che di trama. Se è vero che la claudicanza di Olga è pronta a trasformarsi in una zoppia universale, che appartiene a noi tutti – uomini e donne di ieri e soprattutto di oggi –, è altrettanto vero che questa claudicanza interiore ha uno scopo principe in questo romanzo, quello di attribuire una verità alla fragilità umana. Marasco parte dal corpo, e in primo luogo quello dei due protagonisti, per far sì che proprio questo strumento umano si trasformi in uno strumento di scrittura, un mezzo attraverso cui l’autrice – con tutta la sua personalità drammaturgica – ci racconta chi siamo stati e cosa continuiamo a essere. Lo fa con una lingua che non ha altri punti di riferimento se non sé stessa, un lavoro di artigiano raffinatissimo che unisce più dimensioni: la lingua di appartenenza, quella delle madri, quella d’origine casalinga (dunque dialettale); quella imparata, con lo studio e la pazienza; e quella della poesia, grazie a cui Marasco, con pochi termini sontuosi e tuttavia terreni, riesce a dare parola e sostanza all’invisibile che rincorriamo ogni giorno.»
07. RICORDI DI SUONI E DI LUCI di Renato Martinoni
Editore: Manni | Data di uscita: 17 gennaio 2025

TRAMA: Lo strambo, il vagabondo, il matto di cui si narra in questo romanzo è Dino Campana, uno dei più grandi poeti del Novecento italiano. Nato nel 1885 e morto in manicomio nel 1932, dopo quattordici anni di reclusione, il protagonista di questa vicenda, in cui storia e invenzione corrono parallele, a volte dialogando, altre mescolandosi, altre ancora incrociandosi per poi seguire strade diverse, è celebre per i suoi vagabondaggi, spesso conclusi con il carcere o il ricovero in una clinica psichiatrica, per una infuocata avventura d’amore con la scrittrice Sibilla Aleramo e soprattutto per la sua passione incondizionata per la poesia. È una lettura fulminante a cambiargli la vita. È la fine di un sogno, quello di poter essere ancora poeta, a trasformarla per sempre nella follia.
Proposto al Premio Strega 2025 da Pietro Gimbellini con la seguente motivazione:
«Renato Martinoni è concordemente ritenuto il maggior narratore svizzero di lingua italiana del nostro tempo, oltre che studioso di alto profilo e professore emerito di Letteraratura italiana all’Università di St. Gallen. Per narrare questa Storia di un poeta e della sua follia lo scrittore si è certo giovato dello specialista di Dino Campana, ai cui Canti Orfici ha dedicato un esemplare commento (Einaudi, 2003, più volte riedito e ristampato) e sul quale ha procurato studi innovativi (Orfeo barbaro, Marsilio, 2017). Ma lo studioso si è qui posto totalmente al servizio dello scrittore, inventivo e profondo. L’incandescente vicenda fisica e mentale del protagonista, resa con soluzioni stilistiche originali e cortocircuiti immaginativi sorprendenti, e con una ammirevole qualità linguistica, si versa in una calcolata architettura: quattro parti (La fata verde, La fata bianca, La fata rossa, La fata nera), ciascuna di sei capitoli. Riviviamo gli ultimi anni di vita del grande poeta Dino Campana: dal 1915, l’anno successivo alla pubblicazione dei Canti Orfici, fino al 1932, l’anno della morte in manicomio, dove Campana è entrato quattordici anni avanti. Come chiarisce l’autore nell’Avvertenza finale, in questo romanzo la realtà e la fantasia a volte si incontrano, altre si intrecciano, altre ancora si mescolano in un gioco narrativo dove verità e invenzione si trasformano in una “fiaba lirica” (come ha osservato Dacia Maraini commentando il precedente romanzo di Martinoni, La campana di Marbach, Guanda 2020, che ha per protagonista un altro diverso, il pittore Antonio Ligabue). Proprio per allontanare il racconto da una realtà altrimenti troppo riconoscibile, il protagonista viene chiamato “il poeta”, oppure (come lo definisce la gente, con disprezzo) “lo strambo”, “il vagabondo”, “il matto”. Il nome di Campana compare difatti soltanto alla fine dell’ultimo capitolo del romanzo, proprio per tenere lontana la narrazione dalla biografia, creando insieme uno stato di suspense. Infatti il romanzo non vuole narrare la vita di un uomo, anche se lo scenario è quello dei luoghi realmente frequentati dal “matt Campèna” nella sua mania ambulatoria e le persone, pur con nomi diversi (Sibilla Aleramo è Samia), sono quelle con cui ha avuto dei rapporti. Esso segue una tesi molto accattivante: quella secondo cui la follia consegue alla progressiva coscienza dell’impossibilità, per chi sa di essere stato un poeta grande e originale, di essere ancora poeta: della perdita della Poesia, insomma.»
08. CHIUDO LA PORTA E URLO di Paolo Nori
Editore: Mondadori | Data di uscita: 12 novembre 2024

TRAMA: Perché scrive nel bel dialetto di Sant’Arcangelo di Romagna? Ma no. Paolo Nori ci rammenta che è poeta enorme anche nel bell’italiano con cui il poeta ha sempre tradotto a pie’ di pagina i suoi versi. E quante storie si trascinano appresso quei versi, quante immagini suscitano, quanti personaggi, quanto universo c’è in quel mondo apparentemente piccolo. Come sua consuetudine, Paolo Nori attraversa l’avventura poetica di Baldini quasi come non ci fosse altro intorno, di sé facendo il filtro di una bellezza che viene su come da un fontanile e fa paura, perché ci lascia straniti. Ecco che – non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova – l’immaginazione di Baldini si scioglie dentro quella di Nori, fatta com’è di caratteri e di accadimenti apparentemente minimi: i morti che “non dicono niente e sanno tutto”, gli uomini che invece di calarsi gli anni se li crescono, lo stare lì di una donna davanti alla circonvallazione per guardare “che passa il mondo”.
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Fra spinte e controspinte, fra il “cominciamo pure” e il “continuiamo pure” che ricorrono a battere il ritmo, impariamo che, sempre più, la scrittura di Nori è la messa a fuoco progressiva di un carattere, il suo: il suo essere “coglione”, il suo essere “bastiancontrario”, il suo essere “matto come un russo”, il suo essere innamorato di un poeta come Raffaello Baldini, il suo magone davanti alla casa dei Nori come fosse una scatola di bottoni, il suo stare a vedere la vita come va avanti a ogni svolto imprevisto dello stare al mondo.
Proposto al Premio Strega 2025 da Giuseppe Antonelli con la seguente motivazione:
«“Io, quella lì era una storia”. In Chiudo la porta e urlo di Paolo Nori la vita diventa letteratura, la poesia diventa racconto. Il gioco di specchi tra le poesie di Raffaello Baldini e l’autobiografia di uno scrittore sessantenne si frantuma in acuminate schegge narrative. Frammenti di un racconto umoroso – curioso, pensoso, a tratti furioso – sul senso della vita e della letteratura. Tasselli di un mosaico sghembo il cui disegno complessivo s’intuisce solo visto da lontano, dalla distanza dei ricordi. “Io mi ricordo tutto”. E dunque memoriale degli affetti e delle letture: amarcord sempre in bilico tra italiano e dialetto. La doppia anima delle poesie di Baldini – scritte nel suo dialetto di Sant’Arcangelo di Romagna e da lui stesso tradotte in italiano – riflessa in una lingua che del dialetto trattiene l’intimo ritmo, le cadenze interiori. Esito di una lunga ricerca e di una lenta conquista, come ricorda Nori: “una lingua che non era una lingua neutra e non era una lingua scritta da uno che ci teneva si vedesse che aveva dato sette esami di filologia, era una lingua che aveva molto a che fare con l’italiano che si parlava a Parma”. Una ricerca filologica, nondimeno, che passa attraverso i testi e i documenti di Baldini conservati negli archivi e scava al tempo stesso nel proprio vissuto. Tutt’uno con la ricerca esistenziale di un senso (“ho passato gli anni a chiedermi Quand’è che si vive?”), a volte ritrovato in una manciata di versi. Nella capacità della poesia di Baldini di cogliere quei momenti – impalpabili e sorprendenti – in cui “succede una cosa semplicissima e meravigliosa: si vive”. Il risultato è un romanzo così allegro e disperato che non sembra neanche un romanzo. Un atto di fede nella letteratura che ci fa ridere, pensare, sognare, commuovere: vera benedizione che ci fa sopportare tutto il male detto del mondo.»
09. PERDUTO È QUESTO MARE di Elisabetta Rasy
Editore: Rizzoli | Data di uscita: 4 febbraio 2025

TRAMA: “Napoli, anni Cinquanta. Una città tanto piena di luce da sembrare quasi fatata. Ma anche devastata dalla guerra e dimenticata dalla storia. Da lì, all’improvviso, una ragazzina viene portata via, lasciando per sempre il padre nell’ombra di una casa elegante e fatiscente. Lei crede di dimenticarlo ma, molti decenni dopo, la morte di un amico e maestro amato, lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, fa riemergere dal fondo della memoria l’immagine di lui. Della stessa generazione, i due uomini hanno avuto un diverso destino: l’uno realizzato nei suoi libri, l’altro murato nella sua solitudine. Eppure entrambi sono stati ammaliati e respinti da quella città di incanto e desolazione, entrambi scossi e feriti da intimi segreti. Così sullo sfondo dei loro desideri e tormenti comincia un viaggio nella terra straniera del passato, e si snoda la storia di quella ragazzina che cresce e si forma sotto il segno della diversità, in un’Italia poco accogliente per le donne che non si adeguano alle regole del gioco femminile. “
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“Perduto è questo mare” è un romanzo profondo ed emozionante su un difficile affetto filiale e su un potente sentimento d’amicizia, un’immersione nel regno remoto dei padri, costellato di amori intensi, abbandoni, allegrie e malinconie, che rimanda a echi lontani: da Enea sceso negli Inferi per cercare Anchise, a Kafka con la sua lettera al genitore carica di risentimento.
Proposto al Premio Strega 2025 da Giorgio Ficara con la seguente motivazione:
«La definizione stessa di “romanzo”, in effetti, appare insufficiente per descrivere un libro straordinariamente composito in cui l’arte del ritratto, l’affresco memoriale e la riflessione (sottilissima) su un’epoca difficile, si legano in un dettato originale. Due personaggi, un padre sognatore, allegro, sventato, inconcludente, evanescente, e a suo modo funesto, e un amico famoso e intelligentissimo, Raffaele La Capria, tengono la scena. Se il padre – aviatore sotto il fascismo, poi avvilito fainéant nella Napoli del dopoguerra – rappresenta una specie di fatale sottrazione nella vita della figlia, l’amico scrittore, uno dei sommi del nostro tempo, è il “di più” di spirito, stile e ispirazione cui ogni vita ambirebbe. La forma stessa del libro si piega con grande naturalezza ora alla vicenda del padre, progressivamente tortuosa, ora al magnifico ritratto, per quadri pressoché slegati e fermi, di La Capria: un uomo affascinato dalla “riposante superficie della vita” come dai suoi abissi; uno scrittore-filosofo che osserva il dolore nelle cose stesse; un camminatore, come Palomar, tormentato dalla nostalgia del “paesaggio perduto”… Perduto è questo mare contiene sullo stesso piano narrazione e meditazione, e memoria classica, appunti, sospensioni critiche, come in un vero romanzo. Particolarmente prezioso oggi, nel tempo della sua (decisiva?) reductio all’unum della cronaca e del resoconto.»
10. INVENTARIO DI QUEL CHE RESTA DOPO CHE LA FORESTA BRUCIA di Michele Ruol
Editore: TerraRossa | Data di uscita: 17 aprile 2024

TRAMA: Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. Vincitore 31ª edizione premio Giuseppe Berto. Vincitore 9ª edizione premio Fondazione Megamark.
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Proposto al Premio Strega 2025 da Walter Veltroni con la seguente motivazione:
«Per la prima volta segnalo un romanzo ai giurati del Premio Strega. Lo faccio, in primo luogo, per condividere con loro l’emozione che ho provato nel leggere le pagine di Michele Ruol. Il romanzo è il racconto del vuoto lasciato nella vita di due genitori, Padre e Madre, dalla morte improvvisa dei loro due figli, Maggiore e Minore. Tutto, in un istante, cambia senso e direzione, perde peso, si fa vuoto, puro vuoto. Ruol racconta questa deflagrazione attraverso le cose, gli spazi, gli oggetti, i momenti, i movimenti. Una scrittura asciutta rende ancora più intensa l‘emozione che si prova nel leggere le pagine di questo inventario di una vita, dopo il più devastante degli incendi.»
11. QUELLO CHE SO DI TE di Nadia Terranova
Editore: Guanda | Data di uscita: 14 gennaio 2025

TRAMA: C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili. Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi.
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Per raccontare le donne e gli uomini di questa famiglia, le loro cadute e il loro ostinato coraggio, non resta altro che accettare la sfida: non basta sognare il passato, bisogna andarselo a prendere. Ritornare a Messina, ritornare fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari.
Proposto al Premio Strega 2025 da Salvatore Silvano Nigro con la seguente motivazione:
«Nadia Terranova ci consegna con queste pagine il suo romanzo più personale e più intenso, che ci interroga sul potere della memoria, individuale e collettiva, e sulla nostra capacità di attraversarla per immaginare chi siamo.»
12. LA RIBELLE di Giorgio van Straten
Editore: Laterza | Data di uscita: 7 febbraio 2025

TRAMA: Nada ha vent’anni, una bambina di due ed è sola. Il marito è partito volontario per la guerra in Africa. La sua famiglia è lontana e nella nuova città dove abita non conosce quasi nessuno. Hermann di anni ne ha quasi quaranta, una famiglia in Germania, è sottufficiale della Wehrmacht e odia Hitler. Si incontrano per caso in un pomeriggio d’inverno a Marina di Carrara e si innamorano. Insieme decidono di fuggire, lei da una famiglia sbagliata, lui da un esercito che da alleato è diventato occupante e invasore. Scappano sui monti e si uniscono ai partigiani. Rischieranno la vita, parteciperanno alla liberazione di Parma, convinti che il futuro sia dalla loro parte. Non sarà così. Giorgio van Straten ci porta sapientemente sulle tracce di Nada e di Hermann, inseguendo persone, documenti, oggetti, fotografie: riaffiora così una storia incredibile e ricca di colpi di scena.
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Una ricerca che ci fa ‘inciampare’ in domande e interrogativi che riguardano tutti: l’amore è una forza capace di travolgerci, anche di farci rischiare la vita stessa? I grandi sogni della giovinezza indirizzano tutta la nostra esistenza o sono destinati a diventare fonte inesauribile di nostalgia e frustrazione? Le cicatrici di esperienze così travolgenti possono essere nascoste e dimenticate?
Proposto al Premio Strega 2025 da Edoardo Nesi con la seguente motivazione:
«È con la lucidità e il puntiglio dello storico che Giorgio Van Straten sceglie di raccontare la vita e la Resistenza di Nada Parri, e però non sorte mai – non può sortire – dal suo destino d’essere narratore, così ci regala La ribelle, un volume inconsueto e prezioso, antico e modernissimo, colmo di storie immense, d’attenzioni e di grazie, di nomi e di date, di ferite e dolori, di destini. Vive e palpita nelle pagine la figura di Nada Parri grazie alla lingua ricca e al tono composto e accorato di questo affresco d’un tempo furente e insensato. È un viaggio coraggioso nella terra accidentata della memoria quello che Van Straten intraprende, costellato di documenti frammentari e ricordi fallaci e lettere lancinanti e umanissime che però riescono mirabilmente a restituirci – intatta e splendente e vera – la vita amara di una donna comunista che si trovò a inseguire l’amore lungo i diacci sentieri della Storia.»
I 5 CANDIDATI AL PREMIO STREGA EUROPEO 2025
In occasione dell’annuncio della dozzina di candidati al Premio principali sono stati annunciati anche i cinque finalisti del Premio Strega Europeo 2025, la XII edizione del premio riservato ai cinque scrittori recentemente tradotti e pubblicati in Italia che hanno vinto nei Paesi di provenienza un importante riconoscimento nazionale. Questi i titoli candidati:
Sono stati annunciati anche i cinque libri candidati all’edizione 2025 del #PremioStregaEuropeo, in collaborazione con la Fondazione Circolo dei Lettori e con il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ospiterà la presentazione di ciascun libro in gara. pic.twitter.com/0nMCJyDozB
— PremioStrega (@PremioStrega) April 15, 2025
- Jan Brokken, La scoperta dell’Olanda, tradotto da Claudia Cozzi (Iperborea).
- Mircea Cărtărescu, Theodoros, tradotto da Bruno Mazzoni (Il Saggiatore).
- Terézia Mora, La metà della vita, tradotto da Daria Biagi (Gramma Feltrinelli).
- Paul Murray, Il giorno dell’ape, tradotto da Tommaso Pincio (Einaudi).
- Iida Turpeinen, L’ultima sirena, tradotto da Nicola Rainò (Neri Pozza).
Il Premio rinnova ancora una volta la collaborazione con il Circolo dei Lettori, che ospiterà la premiazione condotta da Eva Giovannini domenica 18 maggio alle ore 18.30, e con il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ospiterà invece la presentazione di ciascun libro in gara, ciascuno in un incontro individuale.
I 5 CANDIDATI AL PREMIO STREGA SAGGISTICA 2025
La novità di quest’anno è il Premio Strega Saggistica, che nasce con l’obiettivo di promuovere la lettura come strumento di informazione e come stimolo alla riflessione, incoraggiando i lettori a decifrare la complessità del mondo contemporaneo. Questi i 5 libri e autori candidati:
Il Comitato scientifico ha selezionato la cinquina della prima edizione del #PremioStregaSaggistica.
— PremioStrega (@PremioStrega) April 15, 2025
Questi i cinque titoli in concorso: pic.twitter.com/wDtfzdRYya
- Alessandro Aresu, Geopolitica dell’intelligenza artificiale (Feltrinelli).
- Anna Foa, Il suicidio di Israele (Laterza).
- Vittorio Lingiardi, Corpo, umano (Einaudi).
- Simone Pieranni, 2100. Come sarà l’Asia, come saremo noi (Mondadori).
- Luigi Zoja, Narrare l’Italia. Dal vertice del mondo al Novecento (Bollati Boringhieri).
I criteri del premio li ha spiegati Paolo Giordano: «La cinquina riflette un grande bisogno di leggere per capire il presente. Ci siamo chiesti cosa s’intende, oggi, in Italia, per saggio: io credo che un saggio sia tutto quello che non è romanzo, per altri giurati invece si tratta di indagini con un ampio apparato bibliografico. Abbiamo scelto di privilegiare la scrittura e la leggibilità, e questo criterio ci ha consentito di avere libri molti diversi: poderosi o brevi, immaginifici o giornalistici».
PRONOSTICI
Anche quest’anno non ci sono veri Big (intesi come nomi altisonanti) tra i 12 candidati, il che rende ancora più difficile lanciarsi in pronostici, soprattutto da quando, nel 2018, è stata introdotta una clausola a salvaguardia dei piccolo-medi editori, che ha reso il Premio molto più aperto, anche grazie alla sempre più crescente nascita di nuovi editori che si affacciano al Premio per la prima volta.
Lo Strega edizione 79 fa inoltre vacillare ogni certezza e inaugura una di quelle partite che manderebbero in tilt gli scommettitori. Molti dei grandi nomi continueranno la gara: Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli); Wanda Marasco con Di spalle a questo mondo (Neri Pozza); Giorgio van Straten, La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri (Laterza). Il resto della lista però è materia incandescente. Fosse solo questo. Le major editoriali stavolta non spadroneggiano e lo spazio lo prendono indipendenti e outsider. Piccoli editori come Ventanas, fondata nel 2023 da Laura Putti, e TerraRossa nata per «seminare parole fuori dai tracciati consueti». E poi nomi nuovi, al di là del mainstream. Profili curiosi di scrittori che vengono da altre vite: come Saba Anglana, cantante e attrice (La signora Meraviglia, Sellerio); Elvio Carrieri, classe 2004, chitarrista e co-autore nel gruppo rock barese “i Winston” (Poveri a noi, Ventanas); Michele Ruol, romanziere esordiente, di professione medico anestesista (Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, TerraRossa).
A questo punto, verrebbe da dire che il podio si giocherà tra Bajani, Terranova e Paolo Nori. Feltrinelli, che non vince dal 2005, l’anno di Maurizio Maggiani, Guanda che è rimasta alla vittoria di Helena Janeczek nel 2018 e Mondadori che non vede il podio dal 2012 con Alessandro Piperno. Ma se il vento scombinatore di questa primavera dovesse contagiare anche i 400 Amici della Domenica, la giuria storica incaricata di votare i finalisti, forse potremmo aspettarci qualche sorpresa, se non sul podio almeno nella cinquina che si terrà il 4 giugno al Teatro romano di Benevento.
Vi terremo comunque aggiornati anche quest’anno, quindi continuate a seguirci per saperne di più!
Interessanti come sempre le vostre proposte, suggerimenti.
Ci vorrebbe un tempo pieno e silenzio per riuscire a leggerne almeno 4.
Per ora seguiroʻ le classifiche e vinca il migliore.
Ci uniamo a questo tuo augurio, Antonella!