NASCE SU LIBRANGOLO LA NUOVA RUBRICA DEDICATA AI LIBRI IN TV, CON UNA CLASSIFICA DELLE 5 MIGLIORI SERIE-TV TRATTE DAI LIBRI, PARTENDO DA UN BREVE STORIA DEL LEGAME TRA TELEVISIONE E LETTERATURA.

Benvenuti in Libri in TV, la nuova sezione del sito dedicata alle migliori serie-tv tratte/ispirate dai libri o che, quei libri, li hanno generati.

Un rapporto, quello tra letteratura e TV, vecchio almeno quanto la nascita del mezzo televisivo (1954). La televisione, come aveva fatto il cinema, si è infatti rivolta spesso agli scrittori. E, per passare ai giorni nostri, sempre più spesso gli scrittori scelgono di rivolgersi alla tv e al suo pubblico (che oggi comprende anche quello delle piattaforme streaming), non solo per promuovere i propri lavori, ma anche per tutelarli, chiedendo ed in qualche caso esigendo di essere coinvolti in ogni fase creativa degli adattamenti televisivi delle loro opere letterarie.

LA NASCITA DELLA “QUALITY TV”

canali via cavo serie tv
Ma come e quando nasce questa moda per le serie-tv e perchè sempre più scrittori-registi, anche piuttosto famosi, dopo averla a lungo snobbata, scelgono di cavalcarla? Perchè ad un certo punto, il piccolo schermo ha deciso di farsi “grande”, proponendo gli stessi contenuti di qualità, e in gran quantità, delle opere destinate alla sala cinematografica.

Se a partire dagli anni ’80, il racconto televisivo si rinnova ed esalta i generi finzionali con quelli che un tempo chiamavamo telefilm, è solo nel 1990, grazie a Twin Peaks di David Lynch, che abbiamo il primo esempio moderno di “TV di qualità” su una rete generalista. Ma per sperimentare il proprio vero potenziale, la TV ha bisogno di poter mostrare quello che in TV non può essere mostrato, e questo può avvenire solo sui canali (a pagamento) della TV via cavo, come HBO (col famoso slogan It’s not TV. It’s HBO), grazie a serie tv innovative come I Soprano, Sex and the City, Oz, che sul finire degli anni ’90 portano alla prima vera rivoluzione nel linguaggio e soprattutto nei contenuti.

Ed è proprio ai contenuti, intesi anche come varietà del prodotto audiovisivo disponibile in un catalogo, che lo spettatore guarda quando sceglie cosa guardare o a quale pay-tv abbonarsi. Anche perchè adesso la TV non si guarda solo in TV, ma anche e soprattutto su internet e su qualsiasi dispositivo. Ed è qui che entra in gioco Netflix, la prima piattaforma streaming che le serie non solo le trasmette, ma dal 2013, ha iniziato anche a produrle.

È il massimo momento di espansione delle serie-tv. Tutti le guardano, tutti ne parlano, tutti ne scrivono, tanto che, nel 2014, il New York Times si domanda se le grandi serie televisive mandate in onda simultaneamente nello stesso periodo, definito non a caso la Golden Age delle serie-tv, non possano essere considerate la nuova letteratura, di cui ricalcano non solo la struttura suddivisa in capitoli, ma anche la complessa costruzione narrativa dell’intreccio e la varietà e profondità con cui sono dipinti i personaggi.

Un fatto è certo: molti dei più grandi tv show americani osannati dal pubblico sono stati tratti da grandi romanzi, talvolta già di successo, altre volte “riscoperti” dopo la trasposizione televisiva, o perchè magari se n’è sentito parlare in un articolo letto su internet. Almeno è con questo spirito che nasce Libri in TV.

LIBRI IN TV – IL NOSTRO NUOVO ANGOLO TELEVISIVO

Come già detto in fase di presentazione del nuovo spazio, prerogativa della rubrica, sarà quella di offrire, a cadenza mensile, consigli televisivi su quello che merita, secondo noi, di essere visto tra le tante offerte di nuove serie-tv che affollano le nostre piattaforme online di riferimento.

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Ma per quello, l’appuntamento è da rimandare alla fine del mese, quando avremo un quadro più chiaro (e completo) di quello che sta passando in TV in questo momento. Così, anche per ingannare l’attesa, quello che invece vedremo in questo primo articolo introduttivo della rubrica, da considerare quindi più un numero zero, sarà un breve resoconto, sotto forma di classifica personale, e quindi puramente soggettiva, del meglio che il piccolo schermo ha saputo offrire negli ultimi anni.

Come però annunciato dal titolo dell’articolo, volendo andare ad esaminare solo quelle serie-tv tratte da libri che (forse) non avete visto, è ovvio che qui non troveranno spazio alcuni dei titoli più famosi. Per capirci, non i vari Game of Thrones, House of Cards, Gomorra, L’amica Geniale e compagnia bella, veri e propri fenomeni popolari, abbondantemente già discussi, anche sui social, e sui quali quindi non ritengo utile concentrarmi.

Ma nemmeno mi andava di aprire questo spazio con titoli troppo di nicchia. Quello che invece troverete all’interno di questa classifica sono solo alcuni titoli famosi ma non famosissimi e che, solo nel caso in cui non siate anche voi dei binge watcher onnivori, come il sottoscritto, potreste quindi anche non avere visto. In caso contrario, in un momento in cui si parla dei primi segnali di crisi del prodotto televisivo (niente di più lontano dal vero, ma ci ritorneremo…), non c’è niente di meglio di un bel rewatch di quello che abbiamo già visto e sicuramente apprezzato.

CHE SERIE STAI GUARDANDO IN QUESTO MOMENTO? – UNA CHE FORSE NON CONOSCI…

THE LEFTOVERS (2014-2017)

Trasmissione originale: HBO | Trasmissione italiana: Sky Atlantics

IL LIBRO
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SVANITI NEL NULLA (THE LEFTOVERS)

  • Autore: Tom Perrotta
  • Traduttore: Carla De Caro
  • Editore: Edizioni E/O
  • Data di pubblicazione: agosto 2011
  • Pubblicato in Italia: febbraio 2012
  • Pagine: 404
  • Prezzo: 12,00 €
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SINOSSI LIBRO: Il giorno del Rapimento predetto dalla Bibbia è arrivato e voi siete tra quelli che sono rimasti sulla Terra. Cosa fareste? E se invece non si fosse trattato del Rapimento biblico, ma di qualcosa di più oscuro, di una raffica di sparizioni misteriose, apparentemente casuali, che in un momento devastano il mondo, dividendo la storia in un Prima e un Dopo, senza risparmiare nessuno? Come fareste a ricostruire le vostre vite dopo un evento così sconvolgente? Questa è la domanda che devono porsi gli sconcertati cittadini di Mapleton, una comunità suburbana, un tempo tranquilla che, nell’Improvvisa Dipartita, perde più di un centinaio di persone. Kevin Garvey, il nuovo sindaco, vuole accelerare il processo di guarigione, riportando un senso di rinnovata speranza e fiducia nella vita tra i suoi traumatizzati concittadini, anche se la sua stessa famiglia sta andando in pezzi. Sua moglie, Laurie, l’ha lasciato per arruolarsi tra le fila dei Colpevoli Sopravvissuti, un culto autoctono i cui membri devono rispettare un voto di silenzio, ma infestano le strade della città come “promemoria viventi” del giudizio divino. Il figlio, Tom, ha abbandonato l’università per seguire un improbabile profeta che si fa chiamare Santo Wayne. Solo la figlia adolescente, Jill, rimane con lui, ma non è più la ragazza dolce né la studentessa modello di un tempo.

DAL LIBRO ALLA SERIE-TV

Qui ne abbiamo persi alcuni,
ma di là ci hanno persi tutti
Nora Durst

Madre

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  • Titolo: The Leftovers
  • Produzione: USA
  • Anno: 2014-2017
  • Stagioni: 3
  • Puntate: 28
  • Sigla: The Leftovers Piano Theme di Max Ritcher
  • Basato su: Svaniti nel nulla di Tom Perrotta
  • Creato da: Damon Lindelof, Tom Perrotta
  • Cast: Justin Theroux (Kevin Garvey); Amy Brenneman (Laurie Garvey); Carrie Coon (Nora Durst); Christopher Eccleston (Matt Jamison); Liv Tyler (Meg Abbott); Chris Zylka (Tom Garvey); Margaret Qualley (Jill Garvey); Emily Meade (Aimee); Scott Glenn: (Kevin Garvey Sr.); Ann Dowd (Patti Levin)
  • Genere: Drammatico
Anche se sono passati solo 5 anni dalla sua conclusione (2017), per capire quanto sia attuale e necessaria una serie come The Leftovers, bisogna ripartire da quello che è accaduto nel mondo negli ultimi 2 anni, con la prima vera pandemia globale in grado di annientare più di 6 milioni di persone. Cifre da rivedere in eccesso se diamo retta agli ultimi studi dell’OMS secondo cui le vittime sarebbero almeno il triplo di quelle stimate: 18 milioni su una popolazione di quasi 8 miliardi, ovvero lo 0,2% di noi passato a miglior vita (?). Pochi? Tanti? Non importa, perchè nessun numero potrebbe mai spiegare quello che è invece stato, per tutti, e a maggior ragione per chi ha perso qualcuno, il senso di smarrimento, paura, e diciamo anche un po’ di follia, di chi rimane, e i cui effetti – come è stato anche per l’11 settembre (altra tragedia reale, di cui questa serie può essere letta come una metafora) – si capiranno meglio solo tra qualche anno.

The Leftovers parte proprio da qui, da quello che cova sotto le macerie 3 anni dopo quel 14 ottobre 2011 in cui un evento inspiegabile ed ancora più improvviso, conosciuto come il giorno della Dipartita, ha sconvolto il mondo, rimasto orfano del 2% della popolazione. 1 persona su 50, cioè 140 milioni di uomini, donne e bambini (tra cui anche Papa Ratzinger, Jennifer Lopez e Putin!) – spiegano nei primi minuti i bollettini dei notiziari con la conta delle vittime per nazione, che drammaticamente così ben conosciamo – letteralmente “svaniti nel nulla”, titolo scelto per l’edizione italiana del romanzo di Tom Perrotta, che però non dice nulla su quello che è il vero cuore della vicenda, la quale riguarda invece i “leftovers” del titolo originale, cioè i rimasugli, gli avanzi, quello che rimane, nel cuore e nella mente di chi rimane, dopo un evento di questo tipo.

Se non avete già visto la serie, può darsi che dopo queste poche righe abbiate deciso di passare alla visione. Ma prima, sono forse necessari alcuni avvisi. Quelli che Damon Lindelof, l’amato-odiato sceneggiatore di Lost e co-creatore di questa serie, si diverte a disseminare qua e là per i suoi spettatori, anche per mezzo dei suoi personaggi, che vediamo qui smembrati in 2 tronconi dell’immaginaria comunità di Mappletown.

Da una parte abbiamo chi, come Kevin Garvey, non potendo spiegare ciò che non può essere spiegato, nè controllare l’insanità che lo circonda, prova semplicemente ad andare avanti con la vita. E questo è il punto di vista di vuole semplicemente lasciarsi trasportare dalla storia. Dall’altra, abbiamo invece i Guilty Remnant, la comunità-setta dei Colpevoli Sopravvisuti (che oggi potrebbe ricordare alcuni estremismi dei no-vax), in cui si è andata a rifugiare Laurie, la moglie di Kevin, che rappresentano invece gli spettatori di tipo più scettico, sempre pronti a fare le pulci ai primi o a quegli stessi sceneggiatori da cui si pretende che questi forniscano loro gli indizi necessari per unire i puntini, tutti e subito.

Ecco, se siete tra questi ultimi, più attratti dal mistero rappresentato da una storia di questo tipo, forse meglio fermarsi qui… Se invece, proprio come in un film di Sorrentino, quello che chiedete ad una storia, ancor più di un coerente intreccio narrativo, è un buon mood di sensazioni trasmesse da musiche struggenti, nonchè da personaggi adattati da un romanzo maledettamente bene, The Leftovers rimane la serie “distopica” più autentica e attuale che possiate sperare di trovare.

JUSTIFIED (2010-2015)

Trasmissione originale: FX | Trasmissione italiana: AXN – Top Crime

JUSTIFIED – SERIE DI LIBRI
IL PERSONAGGIO NEI LIBRI: Raylan Givens compare per la prima volta su pagina scritta nel romanzo “Pronto” (1993), dello scrittore e sceneggiatore statunitense Elmore Leonard. Mentre è del 1997 il suo debutto in TV in un film dal titolo omonimo adattato per la televisione, in cui viene interpretato da James LeGros.

Nel romanzo, Raylan viene descritto come un uomo di circa quarant’anni, già divorziato con due figli, magro e sgangherato, e perennemente con indosso un cappello da cowboy di città in feltro chiamato Stetson ‘Open Road’, “simile a quello indossato dagli agenti di polizia nella foto dell’omicidio di Lee Harvey Oswald”.

Originario della contea di Harlan, in una zona rurale del Kentucky orientale, nasce in una famiglia di minatori. Anche lui minatore sin da giovane, quando il padre muore di silicosi, si trasferisce con la madre a Detroit. Presta servizio nei Marines, prima di venire nominato istruttore di armi da fuoco presso la U.S. Marshals Service Basic Training Academy di Glynco, in Georgia. grazie alle sue doti di tiratore esperto nel tiro veloce con qualsiasi pistola.

Compare successivamente nel romanzo A Caro Prezzo (Riding the Rap, 1995), dove si trova ad affrontare una richiesta di riscatto ad opera di una banda di improbabili sequestratori guidati da una madre tiranna, le cui vicende saranno poi al centro della seconda stagione di “Justified”, la cui base per le vicende narrate all’inizio della serie, si trova invece in gran parte nel racconto lungo Fuoco in buca (“Fire in the Hole”), presente all’interno della raccolta Quando le donne aprono le danze (2001), in cui il vice-sceriffo di base a Miami Beach, in Florida, deve tornare alle sue radici, nel Kentucky, come punizione per le sue azioni nei romanzi precedenti.

In seguito al successo della serie, Elmore Leonard, che si disse parecchio soddidfatto della performarce offerta da Timothy Olyphant nei panni del suo personaggio, decide alla veneranda età di 87 anni, di dedicargli un nuovo romanzo intitolato Raylan, uscito nel 2012, un anno prima di morire.

DAL LIBRO ALLA SERIE-TV

Se inizi la giornata incontrando uno stronzo, hai solo incontrato uno stronzo. Ma se incontri stronzi tutto il giorno, sei tu lo stronzo.
Raylan Givens

(citando un detto del Kentucky)

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  • Titolo: Justified
  • Produzione: USA
  • Anno: 2010-2015
  • Stagioni: 6
  • Episodi: 278
  • Sigla: Long Hard Times To Come
  • Basato su: Fuoco in Buca di Elmore Leonard
  • Creato da: Graham Yost
  • Cast: Timothy Olyphant (Raylan Givens); Walton Goggins (Boyd Crowder); Natalie Zea (Winona Hawkins); Nick Searcy (Art Mullen); Joelle Carter (Ava Crowder); Jacob Pitts (Tim Gutterson); Erica Tazel (Rachel Brooks); Jere Burns (Wynn Duffy)
  • Genere: Drammatico, Poliziesco, Western
Altra serie passata quasi inosservata in Italia, dove è stata relegata in chiaro su canali come Top Crime e Italia 2, alla stregua di un qualsiasi poliziesco, Justified – L’uomo della legge, come è stata sotto-intitolata da noi, e come avrebbe dovuto chiamarsi in origine (“The Lawman”), è in realtà una serie con un pedegree non indifferente.

Innanzitutto, come abbiamo visto, perchè tratta da una serie di racconti e romanzi scritti dal compianto Elmore Leonard, scrittore cult assai apprezzato da registi cult (come Barry Sonnengeld per “Get Shorty”, Tarantino per “Jackie Brown” e Steven Soderbergh per “Out of Sight”),  per la brillantezza nei dialoghi dei suoi personaggi.

A Graham Yost, sceneggiatore dei 2 Speed, e creatore della successiva Sneaky Pete, invece il compito di occuparsi dell’adattamento televisivo del personaggio, magnificamente interpretato da Timothy Olyphant, nome forse poco noto ai più, ma volto già visto in tanti ruoli cinematografici e televisivi, come quello dello sceriffo Seth Bullock nella crepuscolare e anche qui sottovalutatissima serie western Deadwood della HBO.

E il western, anche se di ambientazione metropolitana o, per meglio dire, rurale, è proprio quello che ci viene in mente, quando la serie ha inizio con il vice-sceriffo dell’US Marshall Raylan Givens, di base a Miami, faccia a faccia  con un signore della droga conosciuto tempo prima in una missione in Nicaragua, a cui lancia un ultimatum da far west:

“Hai 24 ore per lasciare la città, altrimenti vengo a cercarti, e come sai, quando io estraggo la pistola, sparo per uccidere”.

Cosa che puntualmente avviene quando il criminale non resiste alla tentazione di estrarre la pistola per primo, autorizzando così Raylan a rispondere in maniera giustificata (da cui il titolo del telefilm: “Justified”). E sebbene Givens possa dimostrare la legittima difesa, il clamore suscitato dall’omicidio di un boss in pieno giorno, è il pretesto per i suoi capi per rispedirlo a quel paese.

E quel paese, che nella serie diventa un mondo, è quello che abita la contea mineraria di Harlem, in Kentucky, dove Rayley è nato e cresciuto, e dove inutile dirlo, dovrà fare i conti con il suo scomodo passato: un padre criminale (qui resuscitato rispetto ai romanzi), l’ex-moglie Winona che si è risposata con un agente immobiliare nei guai con gli strozzini; l’ex-fiamma Ava imputata per omicidio colposo dell’uomo che la picchiava; e tutta una serie di criminali dalla parlantina facile come l’ex-amico ai tempi delle miniere e ora sua nemesi Boyd Crowder, altro personaggio chiave della serie, insieme alla stessa contea di Harlan popolata di personaggi a dir poco pittoreschi che conosceremo e in qualche caso ameremo pian piano.

Se sceglierete di dare una chance a questa serie, vi troverete di fronte ad un poliziesco assai insolito, ma fatto bene, con la giusta continuity tra gli episodi e tra le stagioni, e senza quelle morali educative da show per famiglie che stonano con la violenza generale. La solida scrittura di Elmore Leonard, da cui gli sceneggiatori attingono a piene mani, riesce poi a fare la differenza: i dialoghi (vera specialità dell’autore) incalzanti e mai banali, la trama unisce il meglio del genere western (l’amicizia virile, i duelli) e del noir (gli intrighi e le lotte di potere tra delinquenti, gli amori complicati dell’eroe con la femme fatale di turno), e trova anche la mano giusta per descrivere le piccole miserie dell’America di provincia aggiungendo un pizzico di sapiente ironia invece di calcare sul trucido. Insomma, con Raylan Givens, statene certi, non avrete il solito “uomo di legge” in giacca e cravatta.

JUSTIFIED: CITY PRIMEVAL

la serie revival

SFIDA A DETROIT (CITY PRIMEVAL: HIGH NOON IN DETROIT)
  • Autore: Elmore Leonard
  • Traduttore: Ombretta Giumelli
  • Editore: Mondadori
  • Data di pubblicazione: 1980
  • Uscito in Italia: Luglio 1990
  • Pagine: 274
Se invece siete tra coloro che Justified l’hanno già vista e nutrono ancora nostalgia per le vicende di Raylan, sarà una buona notizia per voi sapere che il suo cappello ritornerà grazie ad una miniserie revival, per la quale, fino a qualche tempo fa, si era fatto persino il nome di Tarantino, grande fan della serie, come regista di alcuni episodi. È però notizia di qualche giorno fa, con l’ufficializzazione dei credits, che il regista di Jackie Brown non sarà coinvolto. Ma la serie comunque ci sarà, attingendo di nuovo a piene mani da un romanzo di Elmore Leonard, uscito nel 1980 col titolo di City Primeval, ed edito in Italia per la prima volta da Mondadori col titolo “Sfida a Detroit”. Nella serie, Givens, sempre interpretato da Olyphant, andrà a sostituire il tenente Raymond Cruz della squadra omicidi di Detroit, presente nel romanzo che l’ha ispirata.

La storia di Justified: City Primeval, questo il nome scelto per il reboot-sequel, prenderà il via otto anni dopo che Raylan Givens si è lasciato il Kentucky alle spalle. Ora vive a Miami e prova a trovare un equilibrio nella sua vita tra il ruolo di sceriffo e padre part-time di una ragazza di 14 anni (interpretata da Elaine Olyphant, la vera figlia di Timothy Olyphant!). I suoi capelli sono più grigi, il suo cappello è più sporco e la strada davanti a lui è improvvisamente molto più corta della strada che si è lasciato alle spalle. Un incontro casuale su una desolata autostrada della Florida lo manda a Detroit. Lì incontra Clement Mansell, alias The Oklahoma Wildman, un violento e sociopatico disperato che è già sfuggito una volta alla polizia di di Detroit e punta a farlo di nuovo. L’avvocato di Mansell, la formidabile nativa di Motor City Carolyn Wilder, ha tutte le intenzioni di rappresentare il suo cliente, anche se si ritrova intrappolata tra poliziotto e criminale.

KILLING EVE (2018-2022)

Trasmissione originale: BBC America | Trasmissione italiana: TIMvision

KILLING EVE – SERIE DI LIBRI
SINOSSI: Lei è l’assassina perfetta. Un’orfana russa salvata dalla pena di morte alla quale era stata condannata per essersi brutalmente vendicata contro i killer che avevano ucciso suo padre. Addestrata a essere spietata, le è stata data una nuova vita, una nuova identità. I mandanti che la pagano (profumatamente) si fanno chiamare i Dodici. Lei non sa nulla di loro, risponde solo a Konstantin, l’uomo che di volta in volta le affida le missioni.

Lei è Villanelle. Una sociopatica vera, bellissima e irresistibile. Ossessionata dalla moda. Attaccata al lusso che il suo mestiere violento le offre. Senza coscienza. Senza senso di colpa.

Eve Polastri è la donna che le dà la caccia. La prima a capire che la serie di efferati omicidi che sta sconvolgendo l’Europa non è opera di un uomo. Eve è la brillante ma annoiata addetta alla sicurezza dell’MI5, con l’incarico di offrire protezione speciale a soggetti in visita nel Regno Unito, che per un errore perde il posto.

Ma fermare un’assassina spietata può diventare più che un lavoro. Può diventare una faccenda personale. Un’ossessione.

Killing Eve – Codename Villanelle è un romanzo rivoluzionario che sfida gli stereotipi dei thriller affidando a due donne ruoli solitamente maschili, due donne tenaci, ostinate, a prova di bomba, ma al tempo stesso piene di contraddizioni e fragilità. Una storia cruenta e carica di tensione che riesce a toccare, con grande eleganza, i toni della commedia e dello humour nero.

DAL LIBRO ALLA SERIE-TV

Non dovresti mai dire a uno psicopatico che è uno psicopatico. Li sconvolge
Villanelle

Killer

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  • Titolo: Killing Eve
  • Produzione: Regno Unito
  • Anno: 2018-2022
  • Stagioni: 4
  • Episodi: 32
  • Sigla: Main Title Theme: Killer Shangri-Lah
  • Basato su: Killing Eve. Codename Villanelle di Luke Jennings
  • Creato da: Sally Woodward Gentle, Phoebe Waller-Bridge
  • Cast: Sandra Oh (Eve Polastri); Jodie Comer (Oksana Astankova / Villanelle); Fiona Shaw (Carolyn Martens); Kim Bodnia (Konstantin Vasiliev);  Darren Boyd (Frank Haleton);  Owen McDonnell (Niko Polastri)
  • Genere: Spionaggio, Drammatico, Commedia nera
Si può fare il tifo per un serial-killer? Si può ridere e far ridere mentre si  commette un omicidio? E si può mostrare tutto questo in TV? Risposta affermativa per tutte le domande. Si può fare e pure bene, se gli autori di una serie televisiva sono in grado di farlo. Quella serie era Dexter, in onda sulla tv via cavo americana (Showtime) tra il 2006 e il 2013. Una serie a suo modo rivoluzionaria che, del black humor, aveva fatto la sua cifra stilistica. Almeno prima che i dilemmi etico-esistenziali del protagonista e scelte di sceneggiatura improbabili, per non dire risibili, prendessero il sopravvento mandando tutto in vacca, tanto da rendere necessario, una miniserie revival dal titolo Dexter: New Blood, andata in onda anche in Italia nel 2021, per rimediare, senza riuscirci, alle storture del contestato finale.

Le creatrici di Killing Eve che si sono avvincendate durante le varie stagioni (anche se qui ci riferiamo alla showrunner della prima stagione Phoebe Waller-Bridge, già autrice e interprete del pluripremiato Fleabag), che in quanto inglesi, il black humour sanno bene come dosarlo, dimostrano subito di aver imparato la lezione dexteriana, prendendo una novelle che non sembra neanche scritta da un uomo, per raccontare la vicenda tutta al femminile del serial killer (per contratto) e di chi dà la caccia, in un mix riuscitissimo di crime, spionaggio e commedia nera.

Per capire perchè il risultato sia assolutamente orgasmico, bisogna naturalmente guardare la serie e apprezzare così il superbo lavoro di Jodie Comer (Emmy 2019 come migliore attrice protagonista in una serie drammatica), nel rendere allo spettatore l’essenza del villain Villanelle. Senza nulla togliere al resto del cast dal profilo internazionale – a partire dall’altra protagonista Eve Polastri, interpretata da Sandra Oh che, se non altro, dimostra di essere l’unica tra gli scappati da Grey’s Anatomy ad aver saputo ben reinventarsi – la serie avrebbe infatti anche potuto tranquillamente chiamarsi Villanelle, personaggio davvero in grado di riempire lo schermo per superare le eventuali resistenze dello spettatore più ostico. Provare per credere…

THE HANDMAID’S TALE (2017-in corso)

Trasmissione originale: Hulu | Trasmissione italiana: TIMvision

THE HANDMAID’S TALE – SERIE DI LIBRI

IL RACCONTO DELL’ANCELLA

  • Autore: Margaret Atwood
  • Traduttore: Camillo Pennati
  • Editore: Ponte alle Grazie
  • Pubblicazione: Agosto 1985
  • Pagine: 400

I TESTAMENTI

 

  • Autore: Margaret Atwood
  • Traduttore: Guido Calza
  • Editore: Ponte alle Grazie
  • Pubblicazione: Settembre 2019
  • Pagine: 512
SINOSSI: In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.
SINOSSI: Il racconto dell’Ancella si chiude con la porta del furgone che sbatte sul futuro di Offred. Milioni di lettori si sono chiesti che ne sarà di lei… Libertà, prigione, morte? L’attesa è finita. Il nuovo romanzo, I testamenti, riprende la storia quindici anni dopo, con gli esplosivi testamenti di tre narratrici di Gilead.

Scritto 34 anni dopo Il racconto dell’ancella (1985), ma ambientato 15 anni dopo gli eventi del primo libro, ne I Testamenti non seguiamo più la sola June, perché per reggerne limpari paragone in questo caso i protagonisti diventano addirittura tre. Come per il primo libro, Margaret Atwood (classe 1939), si serve della tecnica delle memorie personali per sviscerare usi e costumi della distopia puritana di Gilead, specchio deformante dei nostri giorni. Stavolta la scrittura, meno cupa e ipnotica, è però più televisiva con particolare attenzione all’intreccio e al colpo di scena.

DAL LIBRO ALLA SERIE-TV

Nolite te bastardes carborundorum
(Non permettere che i bastardi ti annientino)
June Osborne

(leggendo una frase in latino incisa sul muro della propria cella d'isolamento dalla precedente Difred)

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  • Titolo: The Handmaid’s Tale
  • Produzione: USA
  • Anno: 2017-in corso
  • Stagioni: 4
  • Episodi: 46
  • Sigla: The Handmaid’s Tale Main Theme di Adam Taylor
  • Basato su: Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood
  • Creato da: Bruce Miller
  • Cast: Elisabeth Moss (June Osborne/Difred);  Joseph Fiennes (Fred Waterford); Yvonne Strahovski (Serena Joy Waterford); Alexis Bledel (Emily Malek); Madeline Brewer (Janine Lindo); Ann Dowd (Lydia Clements); O. T. Fagbenle (Luke Bankole)
  • Genere: Drammatico, Distopico
In un (fortunatamente) ipotetico futuro, gli Stati Uniti sono stati rimpiazzati da una teocrazia totalitaria che ne stravolge totalmente le regole. La democrazia non esiste più e secondo nuove leggi dettate dai dogmi dell’Antico Testamento, il ruolo di ogni membro della società cambia.

Gli uomini di potere diventano i Comandanti ed hanno accesso a qualunque tipo di privilegio. Le loro mogli godono di una limitata libertà: possono gestire la casa ed impartire ordini alla servitù ma non sono autorizzate ad avere un lavoro, ad essere indipendenti, a possedere denaro o a leggere.

La sorte peggiore è riservata alle Ancelle, ultime donne rimaste fertili e costrette a prestarsi alle famiglie per essere fecondate dai Comandanti e generare per loro figli su cui non avranno mai diritti. Prima di Gilead erano donne senza legami affettivi o con unioni non riconosciute dalla religione di Stato (divorziate, single, omosessuali) e per questo considerate scarto della società ed eliminabili. La loro “fortuna” è quella di poter generare la vita, per questo vengono duramente rieducate alle leggi di Gilead per assumere il ruolo a loro riservato.

Ecco quindi che tutte quelle famiglie “non ordinarie” vengono smembrate e i loro componenti assegnati a differenti ruoli nella società. Un mondo in cui per legge solo le donne possono essere sterili e chi dichiara il contrario viene condannato a morte per eresia.

Questa la trama, tristemente nota, del romanzo scritto a Berlino a metà degli anni ’80 dalla scrittrice canadese Margaret Atwood per difendere le conquiste femminili che parevano in bilico, profetizzando un regime fondamentalista che avrebbe strumentalizzato il corpo femminile (cosa poi avvenuta particolarmente nel regime televisivo). Un romanzo, vincitore del premio Arthur C. Clarke nel 1987, che nel 1990 è stato anche adattato dal drammaturgo Harold Pinter per un assai meno fortunato film ad opera del regista tedesco Volker Schlöndorff, ed interpretato da una giovane quanto acerba Natasha Richardon nei panni dell’ancella Kate.

Ma è stato solo con The Handmaid’s Tale, la serie televisiva creata da Bruce Miller, vincitrice di ben 15 Emmy, tra cui quello di miglior serie drammatica nel 2017 e di migliore attrice protagonista in una serie drama per Elizabeth Moss, che la storia di Difred, complice anche il movimento Me Too, nato nello stesso periodo, per quanto criticato dalla stessa Atwood, ha iniziato a essere conosciuta e diffusa anche tra le nuove generazioni.

Per chi già conosce l’inferno di Gilead, rimane ancora una stagione, programmata per il 2023, per scoprire il destino di June. Per chi invece ancora non conosce la storia dell’ancella e della spaventosa realtà che la circonda, è un ottimo momento per iniziare, leggendo i libri e poi guardando la serie tv.

MINDHUNTER (2017-2019)

Trasmissione originale: Netflix | Trasmissione italiana: Netflix

MINDHUNTER – IL LIBRO

MINDHUNTER – LA STORIA VERA DEL PRIMO CACCIATORE DI SERIAL KILLER AMERICANO

  • Autore: John Douglas, Mark Olshaker
  • Traduttore: Maria Barbara Piccioli
  • Editore: Rizzoli – Longanesi
  • Data di pubblicazione: Ottobre 1995
  • Pubblicato in Italia: Agosto 1996
  • Pagine: 384
  • Prezzo: 18,60 €
SINOSSI: C’è un solo modo per riuscire a dare la caccia ai serial killer in attività: comprendere come pensano, capirne i ragionamenti per quanto contorti, perversi e letali possano essere, e anticiparne così le mosse. Ma c’è un solo modo per entrare nella mente di un serial killer: parlare con i suoi «colleghi» e predecessori. Questa è stata l’intuizione di John Douglas, l’uomo che ha inventato il Criminal Profiling dell’FBI e che, per farlo, ha dovuto confrontarsi con le più atroci menti criminali del suo tempo. Per anni, John Douglas ha interrogato in carcere gli assassini e gli stupratori seriali, indagandone le ossessioni e le perversioni, fronteggiando in prima persona l’orrore e l’orgoglio di questi mostri, per poter dare la caccia ad altri mostri. Infinite conversazioni con uomini come Charles Manson, il più famigerato serial killer della storia. Con John Wayne Gacy, l’uomo che, vestito da clown, uccideva senza pietà. Con James Earl Ray, sicario di Martin Luther King… Questa è la storia vera e agghiacciante di un uomo che non ha avuto paura di affrontare il Male nella sua peggior incarnazione contemporanea, pagando anche un alto prezzo personale. Ed è per questo che la vita e la carriera di John Douglas sono la «bibbia» non ufficiale di tutti gli scrittori e gli sceneggiatori che hanno riscritto il concetto di «crime fiction» così come oggi lo conosciamo e amiamo.
SECONDO LIBRO:  Journey into Darkness (1997) scritto sempre con Mark Olshaker e uscito in Italia per Rizzoli col titolo Caccia nelle tenenbre.

DAL LIBRO ALLA SERIE-TV

È più facile chiedere scusa che il permesso
Holden Ford

Profiler FBI

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  • Titolo: Mindhunter
  • Produzione: USA
  • Anno: 2017-in corso
  • Stagioni: 2
  • Episodi: 19
  • Sigla: Mindhunter Main Titles di Jason Hill
  • Basato su: Mindhunter di John Douglas e Mark Olshaker
  • Creato da: Joe Penhall
  • Cast: Jonathan Groff (Holden Ford); Holt McCallany (Bill Tench); Anna Torv (Wendy Carr); Hannah Gross (Deborah “Debbie” Milford); Cotter Smith (Robert Shepard); Stacey Roca (Nancy Tench)
  • Genere: Thriller, Drammatico
Prima di Criminal Minds e prima di Clarice Starling, l’arcinota Unità di Analisi Comportamentale (Behavioral Analysis Unit), dell’FBI con base a Quantico, in Virginia, non era che un’utopia nella mente di un solo uomo. Al secolo John Douglas che, nella serie Mindhunter, dove viene interpretato da Jonathan Groff (Glee), diventa l’agente Holden Ford. Siamo in America nel 1970, quando Ford/Douglas, allora un negoziatore di ostaggi per la squadra SWAT di Detroit, già definito per i suoi metodi un “moderno Sherlock Holmes”, viene trasferito a Quantico per insegnare tecniche di negoziazione degli ostaggi e psicologia criminale ai neo-agenti federali, venendo quasi subito promosso a capo unità della Investigative Support Unit, una divisione del Centro Nazionale per le analisi dei crimini violenti dell’FBI.

Ma in realtà non sono tutte rose e fiori, sì perchè quello che vuole fare Ford, usare le prove raccolte su una scena del crimine per profilare l’identikit del probabile omicida/pluri-omicida (ancora non si chiamavano serial-killer), è anche quello un profilo che a Quantico, nè in altri posti, ancora esiste.

Quello che invece esiste – com’è consuetudine per ogni specialista-studioso che sia anche un pionere nel proprio campo – sono le risatine dei colleghi o dei poliziotti vecchio stampo, la burocrazia, le resistenze dei superiori e il clima di scetticismo generale, vera e propria sfida nella sfida per l’uomo che, all’inizio, nessuno prendeva sul serio, ad eccezione del collega Bill Tench (interpretato da Holth McCallany, già visto in Lights Out, ma non associabile al co-autore del libro Mark Oshalker, rappresentando piuttosto una summa di vari colleghi di Douglas, tra cui Robert Ressler).

Ed è proprio durante una delle tante trasferte accademiche dei due colleghi per istruire e coadiuvare le varie polizie locali, che Holden ha l’idea-intuizione di visitare in carcere i protagonisti dei loro dossier per mettere a punto il suo metodo. Ne nascono interviste su nastro (fulcro della sigla), con i più famosi e spietati serial killer del periodo, che ottengono la curiosità dei superiori e con essa anche la possibilità di fondare nel 1973 la famosa divisione di Analisi Comportamentale dell’FBI. A loro si unisce la professoressa Wendy Carr (Anna Torv, l’indimenticata Olivia Dunham di Fringe) nei panni della dottoressa Ann Burgess, docente di assistenza psichiatrica e una delle voci più autorevoli in fatto di violenze sessuali, grazie alla quale arrivano anche i primi finanziamenti dal National Institute of Justice sponsorizzato dal governo, e da allora il terzetto cominciò a strutturare con regolarità il lavoro di interviste e di analisi con ritrovata credibilità, fino a quando, nel 1978, William Webster, allora direttore dell’FBI, autorizza gli istruttori di analisi comportamentale a fornire servizi di consulenza.

Ma come spesso accade, quando guardi (e ascolti) l’abisso, poi l’abisso… beh, sapete come continua la frase, per cui inutile dire che, insieme all’aspetto professionale, ampio spazio viene dato nella serie anche alle vicende personali del protagonista, come viene spiegato all’inizio del libro e come vedremo alla fine della prima stagione della serie.

La seconda stagione, in cui ci sarà meno spazio per le interviste, viene invece incentrata sui delitti di Atlanta del 1979-1981 ai danni di minori afro-americani, che grazie all’identikit tracciato da Holden che porterà all’individuazione del colpevole, daranno a Ford e alla sua task force l’agognato successo.

Mentre nella terza stagione… e qui arriviamo alle note dolenti, perchè nonostante vi siano casi e materiale sufficienti per riempire le prossime 10 stagioni, con le prime 5 già programmate, la serie risulta sospesa e non ancora definitivamente cancellata causa impegni professionali del creatore di fatto della serie e regista del primo episodio David Fincher che, dopo i film Mank ed il prossimo The Killer, nonchè una serie di documentari sul cinema dal titolo Voir, realizzati sempre per Neflix, dovrebbe finalmente tornare al suo progetto. Almeno è quello che tanti spettatori, compreso il sottoscritto, continuano ad augurarsi, pur credendoci sempre meno…

Si chiude così il nostro viaggio tra alcune (perchè ce ne sarebbero naturalmente molte altre), delle migliori serie tratte da libri o che, come abbiamo visto, i libri li generano a loro volta, a dimostrazione di come letteratura e televisione non siano solo 2 mondi profondamente legati, ma spesso in grado d’influenzarsi e influenzarci a vicenda, come avviene ogni qual volta ci capita di seguire una serie e subito dopo aver voglia di leggere il libro che l’ha ispirata (o viceversa), e come spero possa capitare anche a voi, partendo magari proprio dai suggerimenti presenti in questo articolo.

Appuntamento dunque a tra qualche settimana, quando andremo ad  esaminare non più le serie già cult, ma quelle che forse un giorno lo diventeranno.

Buona lettura e buona visione.

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16 Commenti

  1. Manu Luna

    Felice, ma non sorpresa, che i contenuti della tua nuova sezione, siano stati accolti con questo entusiasmo e curiosità, caro Bingewatcher! E per me, che conosco il tuo modo di approcciarti alle passioni che ti muovono, questa ne è solo un’ulteriore conferma. Che mi rende orgogliosa di averti qui (anche) in questa nuova veste! Salutami Dexter, che conosco solo di nome, avendo altri giri di…”frequentazioni”!

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    • Bingewatcher

      Grazie soprattutto a te, direttora.

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  2. Domenico

    Non conosco nessuna delle serie purtroppo, ma complimenti all’idea e alle recensioni….Ottimo, continua così!

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    • Bingewatcher

      Grazie anche a te, Domenico. E continua anche tu a seguirci!

      Rispondi
    • Gianluigi L

      Bello questo articolo, è molto interessante conoscere delle serie per via dei libri. A volte si conoscono prima le serie e poi il libro di provenienza, e facendo così ti vien di più la curiosità di leggerlo e magari scoprire dei piccoli approfondimenti nascosti.
      Complimenti a voi per questa bella vetrina!!!

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      • Bingewatcher

        Perdona l’atroce ritardo, Domenico. Commento il tuo che mi era evidentemente sfuggito. Grazie intanto per i complimenti. Sulle modalità con cui si passa dalla serie al libro e viceversa, è un discorso sempre abbastanza soggettivo ed in genere legato alle preferenze/abitudini. C’è chi, come il sottoscritto, per esempio, inizia a leggere i libri anche per ingannare l’attesa tra il rilascio di una stagione e l’altra (Game of Thrones”); c’è chi invece che durante, preferisce farlo prima, fregandosene altamente degli spoiler; chi lo fa dopo, perchè la serie gliha fatto venire voglia di leggere il libro; e chi ancora non lo fa affatto, preferendo magari guardare la serie senza leggere il libro (o ancora viceversa). L’importante è insomma che in un modo o nell’altro lo si faccia e che, a prescindere dal modo in cui viene fruita, a vincere sia sempre la storia.

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  3. Mario

    Bello.Complimenti x la nuova sezione di LIBRI IN TV. In modo sintetico ho scoperto come si può vedere un libro; grande novità per me che non ho mai legato la mia attenzione alle serie TV. Questa iniziativa è veramente importante per capire oltre che vedere il palinsesto tv molto ben descritta nella introduzione di cui sopra. Per me geniale! Applausi a tutta la vostra organizzazione. Grandi!

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    • Bingewatcher

      Grazie mille, Mario, da parte di tutta l’organizzazione! Sperando che questa rubrica possa essere solo il pretesto per farti avvicinare alle serie-tv, rimani naturalmente sintonizzato per scoprire cosa ci porterà il futuro televisivo.

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  4. Luca

    Complimenti per questa ennesima rubrica spin-off, che va sicuramente ad arricchire il panorama delle tematiche in qualche modo legate all’editoria. Sono sicuramente incuriosito da “The Leftovers” e “Mindhunter”, ma anche “ KILLING EVE” sembra avere quella particolarità di trama che può attrarre (per lo meno me), in grado di esplorare un’altra delle ennesime facce di questo oggetto curioso ed inquietante chiamato “essere umano”

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    • Bingewatcher

      Ciao Luca e complimenti a te per aver accolto quelli che spero si riveleranno buoni consigli. Su Killing Eve in particolare, che mi sembra abbia maggiormente catturato la tua curiosità, è chiaro che affrontando una rubrica di questo tipo, bisogna sempre stare attenti a non cadere nel terreno scivoloso degli spoiler, ma anche guardando il semplice trailer, potrai capire come l’elemento legato ad alcune incontrollabili pulsioni umane sarà più che centrale, anche perchè trattate in maniera inesplorata, almeno in TV…

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  5. DOMENICO

    Davvero interessante questa nuova sezione del sito che fornisce tutte le info necessarie per incuriosire ed incentivare il lettore a scoprire serie TV che, magari, non aveva già guardato. Nel mio caso, a parte “The Leftovers” già visto, di certo guarderò “Mindhunter”! Attendo con molta curiosità il prossimo articolo sulle potenziali future serie TV cult!

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    • Bingewatcher

      Grazie per gli apprezzamenti, Domenico. Mindhunter merita sucuramente, disturbante quanto basta, anche se, come già detto, la scorpacciata potrà durare solo 19 episodi, non essendoci al momento notizie ufficiali su una terza stagione, che appare (purtroppo) sempre più improbabile. Appuntantamento dunque al prossimo articolo dedicato questa volta ad alcune delle ultime novità, con una in particolare, per di più italiana, che cult lo diventerà sicuramente…

      Rispondi
      • Peppe

        Interessante davvero questa nuova rubrica trattata da un Bingewatcher che si dimostra molto competente in materia, difatti propone titoli di serie televisive di anni passati tratte da libri che secondo me dalla descrizione fatta, meritano, per chi non lo avesse già fatto, di essere viste, tralasciando serie TV come Gomorra, L’amica geniale, etc. già note e che magari hanno attratto il pubblico ad avvicinarsi di più al genere con le conseguenti discussioni e commenti… Bingewatcher, per quel che ho potuto intuire, ha dimostrato di essere sul pezzo…
        The Leftovers è un titolo che disconoscevo e che in questa presentazione, ha acceso la mia curiosità pertanto l’andrò a vedere certamente.
        Faccio i più vivi complimenti per come è stata impostata la rubrica, attendo evoluzioni e nuove proposte…

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        • Bingewatcher

          Grazie Peppe. Ottima scelta quella dei Leftovers, non a caso inserita in cima alla mia lista, anche perchè molto più coinvolgente del romanzo da cui la serie è tratta, tanto che dalla seconda stagione se ne discosta parecchio, aggiungendo nuovo materiale originale, nuovi personaggi e persino una nuova sigla. Vale il consiglio-suggerimento che ho già dato: non avere fretta e la ricompensa sarà assicurata, anche perchè arriverà solo alla fine… A presto per le nuove proposte.

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    • Teresa

      Questa sezione so già che mi piacerà perché divoro le serie tv, sarà bello poter condividere questa passione e trarre utili suggerimenti, buona visione a tutti 😊

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      • Bingewatcher

        Se le divori, ho paura che le voci presenti in elenco finiranno accompagnate dalla spunta déjà vu. In ogni caso, benvenuta nel club!

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