LA VITA DI CHI RESTA di Matteo B. Bianchi

Ci ha messo 20 anni Matteo B. Bianchi per trovare la giusta distanza e per raccontare ne “La vita di chi resta”, la storia con S., con il quale ha vissuto per sette anni e che un giorno trovò morto nella loro casa. Candidato al Premio Strega 2023, questo libro è come una preghiera “laica e drogata, purissima”.

SCHEDA LIBRO

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 LA VITA DI CHI RESTA

  • Autore: Matteo B. Bianchi
  • Editore: Mondadori
  • Data di uscita: 31 gennaio 2023
  • Pagine: 252 p.
  • Prezzo: 18,50 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788804761532

TRAMA

“Quando torni io non ci sarò già più.” Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d’autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall’appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d’amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza. Da quegli istanti sono passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante bellezza. Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti.

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Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore perversamente speciale. Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento: il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte – perché l’ha fatto? –, di un ordine, o anche solo di un’ora di tregua. Per placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto nei libri e nella musica. Ma non c’è niente che parli di lui, nessuno che possa comprenderlo. Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia con S. – un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto –, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c’è anche un altro motivo: “In me convivono due anime” scrive, “la persona e lo scrittore”. La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare dentro l’abisso. Per vent’anni lo scrittore che c’è in Matteo ha cercato la giusta distanza per raccontare quell’abisso. E quando si è trovato nel punto di equilibrio, da lì, da quella posizione miracolosa, ha scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e la naturalezza dell’urgenza. Ciò che stiamo consegnando nelle mani di chi legge è un dono, sì, ma un dono di straordinaria gravità. Eppure, ognuna di queste pagine contiene un germe di futuro, la testimonianza di come, persino nelle pieghe di un dolore indicibile, la scrittura possa ancora salvare.

LIBRO CANDIDATO AL PREMIO STREGA 2023

CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE:

Si tratta di un memoir sulla perdita – per suicidio – di una persona amata, sul dolore, il senso di colpa e la solitudine che ne derivano, tra i più intensi e nitidi che io abbia letto. È anche un testo sul potere salvifico della scrittura, e uno di quei libri che danno un senso e un compimento all’intero percorso di un autore, come se fossero lì ad aspettarlo fin dall’inizio. È come se Matteo avesse scritto per venticinque anni per prepararsi a questo libro, per essere in grado di scriverlo. Il risultato è un racconto che riesce a essere allo stesso tempo crudo e gentile, osceno e pudico, tragico e ironico, mantenendo una tensione e una grazia che sono solo dei veri scrittori.

Paolo Cognetti

scrittore, vincitore del Premio Strega 2017 con "Le otto montagne"

RECENSIONE

Ognuno ha la sua strada, i suoi tempi. I suoi metodi. Anzi, non li ha. Li improvvisa. Affronta le cose come vengono, come si sente. Anche se è circondato da affetti, sostanzialmente deve affrontare la questione da solo. Non c’è altra via. Al di là del tragitto e delle modalità, l’essenziale resta questo: che a un certo punto devi concederti di andare avanti. Devi perdonarti.

Ho sempre pensato che ognuno di noi nasca con una sorta di bomba ad orologeria innescata dentro, che scandisce giorno dopo giorno e a nostra insaputa, il tempo che ci divide da quel tipo di esplosione che decreta irrimediabilmente lo spartiacque della nostra vita, per la potenza, drammatica o meravigliosa, che riguarda gli accadimenti che possono farne parte.

Una bomba che, nel bene o nel male, sia capace di far saltare in aria le nostre certezze, farci sentire in pericolo, impotenti, ci renda sorpresi o increduli, spettatori di realtà troppo grandi, ma obbligati ad esserne i destinatari. Sensazioni queste, figlie di un sentimento molto temuto, ma spaventosamente comune: il dolore.

Sento che il carico di dolore (e angoscia e smarrimento) che mi grava sulle spalle non si alleggerirebbe affatto cambiando indirizzo. Non è una consegna a domicilio che puoi evitare traslocando. Non è un inseguitore che puoi seminare correndo più forte. Al contrario, invece che fuggire sento che devo restare fermo e affrontarlo. Che non posso fare altrimenti.
Come se il dolore fosse un pozzo in cui immergersi, un tunnel da percorrere per intero, fino a raggiungere l’uscita. Il fatto che non veda la luce in fondo, ma solo il buio, non intacca la mia consapevolezza che quello sia il percorso.

Il coraggio di chi ne ha saputo parlare, affrontandone i contorni e l’essenza più cruda, è tutto dello scrittore milanese Matteo B. Bianchi, che nel suo libro “La vita di chi resta” racconta la sua testimonianza di sopravvissuto, è il caso di dirlo, ad una delle esperienze più traumatiche che può scoppiarci addosso: il suicidio di qualcuno che ami.

Un racconto in cui, chiaramente, si ripercorrono gli strazi e l’inaccettabilità di un dramma simile, ma nel quale si dà prova di come, anche in una fase in cui siamo un tutt’uno con la sofferenza, ci sia sempre, da qualche parte, la risorsa per non rimanere mutilati dalla vita, per la decisione di chi sceglie di spezzarla, mentre tu fai parte della sua e lui della tua.

Quando perdi qualcuno quell’assenza diventa una tua caratteristica, nei primi giorni in particolare ti identifica totalmente. Diventa te.
All’inizio non sei in grado, lasci che un familiare risponda in tua vece, ma poi, a un certo punto, ti tocca. Non puoi nasconderti per sempre, non puoi evitare che il mondo ti trovi.

Complice la lunga distanza temporale dall’epoca dei fatti, ad oggi, Bianchi ha trovato la forza di donare ad altri ciò che ha vissuto ed elaborato, “La vita di chi resta” è un libro che, anche se non ci accomuna alla stessa esperienza di chi lo ha scritto, andrebbe letto e non una volta sola, perché parla della morte e sa farlo anche, tantissimo, della vita, ma che non ha la pretesa di spiegare, dare consigli o consolare, ma da cui si impara come da chi è rimasto in piedi dopo una guerra senza armi visibili, e ha smesso di credere di doverla combattere per sempre.

NOTE SULL’AUTORE MATTEO B. BIANCHI

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MATTEO B. BIANCHI (Locate di Triulzi, 18 aprile 1966), è uno scrittore e autore televisivo italiano. Ha pubblicato i romanzi Generations of loveFermati tanto così, Esperimenti di felicità provvisoria (Baldini & Castoldi), Apocalisse a domicilio (Marsilio), Maria accanto (Fandango) e la biografia Yoko OnoDichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio (Add). Ha scritto programmi per la radio e la tv. Ha fondato e dirige la rivista di narrativa indipendente “’tina”. Per Storielibere.fm conduce il podcast letterario “Copertina”. È il direttore editoriale di Accento edizioni.

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8 Commenti
  1. Mario

    Mi rifaccio al commento di Erika. La paura di leggere questo libro, sembra di entrare in casa altrui…
    Io farò il contrario, lo comprerò subito e lo leggerò in tempi brevi. Da usare,penso, come manuale per combattere le situazioni infelici, qualunque queste siano. Affrontare la Vita dritta negli occhi e scoprire [probabilmente] che c’è sempre qualcosa di bello, gentile e magnifico che identifica la bellezza della vita stessa.
    Un mazzo di parole con un nastro di significati.Grazie per aver presentato questo libro.

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    • Manu Luna

      Ciao Mario e grazie a te, per aver colto, anche e soprattutto in questo caso, ciò che volevo passasse proponendo questo libro dalle tematiche molto delicate, sofferte, ma anche cariche di bellezza nel raccontare un amore e la speranza che la vita continua anche quando non sembra più possibile.

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      • Lombardo G

        Argomento molto delicato ma importante da discutere, purtroppo accadono ancora oggi, specialmente da molti giovani studenti.

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        • Manu Luna

          Ciao Luigi, hai ragione, il tema è, come si può ben intuire dalla trama e da ciò che scrivo io in merito, delicato, ma profondissimo e ricco di spunti di riflessione sulla vita, la morte, la perdita e molto altro. Te lo consiglio!

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  2. Erika

    Devo ammettere che la probabilità di approcciarmi a questo libro mi spaventa, l’argomento è così delicato e personale che leggerlo mi farebbe sentire come un’intrusa in casa altrui…allo stesso tempo è un bene che le persone vengano sensibilizzate sull’argomento, è un periodo in cui c’è bisogno di più empatia. Un libro così ,se pur sofferente, farebbe del bene

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    • Manu Luna

      Cara Erika, ha centrato in pieno come ci si dovrebbe sentire avvicinandosi ad una storia del genere. Quasi inadeguati nel voler andare a scoprire cosa può scatenare nella mente, nel cuore e nel fisico “di chi resta”, un’ esperienza di vita simile in una persona, ma al contempo, può rivelarsi utile, se chi ha deciso di scriverne in un libro, è proprio colui che è riuscito a condividere anche quello che in un primo momento avrà pensato impossibile e invece….Invece, come mi sono permessa di scrivere nella mia recensione, questo è un libro da leggere anche e forse soprattutto, se non abbiamo vissuto un dramma uguale, perchè parla comunque di cose universali come l’amore, la vita e la morte. Cose che conosciamo tutti, anche se a volte in forme ed esperienze diverse. Si impara tanto, e lo si ricorda per sempre. Grazie per il tuo commento acuto e sensibile.

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  3. ANTONELLA VALENTINI

    Argomento delicatissimo, straziante…abbiamo vissuto mio marito ed io, il dramma di una perdita per suicidio. Era il 2015…il fratello di 32 anni fece quella scelta. Grazie per la bellissima e delicata recensione.

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    • Manu Luna

      Ciao Antonella, mi spiace molto che una vicenda analoga a quella raccontata nel libro di Bianchi, abbia dovuto trovare posto nella vita tua e di tuo marito, non posso immaginare che ferita insanabile possa essere e sono certa che purtroppo, è il dramma di tantissime famiglie, forse più di quante non pensiamo. E’ stata una recensione non semplice da scrivere, per ovvi motivi, per cui ti ringrazio in modo particolare, per avermi voluto far sapere che l’ho fatto in modo delicato. Un abbraccio!

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