I PRIMAVERILI di Luca Ricci
Dopo “Gli autunnali”, “Gli estivi” e “Gli invernali”, Luca Ricci chiude la sua quadrilogia delle stagioni con “I primaverili”, un romanzo che torna a indagare le passioni delle donne e degli uomini, ancora una volta raccontati nel disperato tentativo di amarsi e acciuffare la cosa più sfuggente ed emozionante di tutte: il tempo.
SCHEDA LIBRO

I PRIMAVERILI
- Autore: Luca Ricci
- Editore: La Nave di Teseo
- Data di uscita: 28 marzo 2023
- Pagine: 192 p.
- Prezzo: 19 €
- Genere: Narrativa
- EAN: 9788834613702
TRAMA
Un uomo che ha scritto un romanzo e una donna con una passione smisurata per Roland Barthes per quanto tempo possono ignorarsi se frequentano la stessa libreria di quartiere? Presto i due si baciano, in effetti, illuminati dal culto condiviso per i libri. Sembrerebbe una storia destinata a una qualche forma di felicità, eppure la bilancia non è in perfetto equilibrio. La donna sembra custodire un mistero che è anche un dogma intoccabile del suo cuore: spurgare il sesso dall’amore, pretendere un rapporto “bianco”. L’uomo saprà decifrare quel mistero – talvolta così fastidiosamente simile a un’imposizione – o ne rimarrà vittima? E il valore della castità, il tentativo di ritornare vergini così come si fa risalendo la corrente impetuosa di un fiume fino alla sorgente, saprà davvero purificare i sentimenti o non sarà piuttosto una capricciosa forma di idealismo? Mentre lo sbocciare della primavera romana viene descritto giorno dopo giorno nella stesura febbrile e puntigliosa di un diario intimo, la relazione dei due sembra dipanarsi soltanto per creare nodi e garbugli ancora più consistenti – come avviene spesso in amore, sempre nella vita.
RECENSIONE
E’ comune credenza, a volte non a torto, pensare che avventurarsi nelle proprie trasgressioni abbia a che fare con tutto ciò che la maggior parte della gente non osa fare o dire, per paura di essere giudicato, il più delle volte, male. Perchè si dà sempre molta importanza al “male” visto negli occhi degli altri su di noi, e questo dà spesso origine ad importanti frustrazioni. Nulla infatti, è più logorante che vivere per (non) essere sulla bocca di qualcuno che potrebbe sentenziare sulle nostre scelte di vita o sui nostri comportamenti pubblici e privati. Accade così che ci si allontana sempre più profondamente dalla vera relazione che vorremmo stabilire con il nostro io e che ci aiuta anche a stabilire le coordinate giuste per comunicare con gli altri. Un vero peccato, riconoscere quanto sia massiccia, la dose di coraggio che manca a molti, di soffiare sul proprio destino, il vento a cui ci si sente destinati.
Ma esiste anche chi è talmente in connessione con quello che pensa, prova, e fa, da spaventare chi è invece abituato a vivere affidandosi solo a quello che decide razionalmente, seguendo poco o nulla, tutto ciò che appartiene alla sfera più istintiva, passionale e libera. Due modi di essere e di sentire le relazioni, differenti tra loro, e che riguardano i protagonisti del romanzo “I primaverili”, di Luca Ricci, che chiude la sua quadrilogia delle stagioni (che non rappresenta una serialità, in quanto mette in scena personaggi diversi).
In comune con quelli precedenti, la croce-delizia di incarnare, nella figura del protagonista, uno scrittore con i mille alti e bassi di un lavoro che lo tiene occupato meno di quanto vorrebbe (dovrebbe?) che, pur di concedere tregua alla sua operosa immaginazione, trova nell’acquisto compulsivo di sedute mai sufficientemente comode, un grave impedimento alla sua concentrazione, ne compra tantissime, finendo schiavo di un venditore scaltro che approfitta della sua debolezza. Nessuna sedia funziona: una è stretta; l’altra ha una cucitura fastidiosa; un’altra non lo contiene e su nessuna riesce a scrivere il romanzo che tutti si aspettano da lui, convincendoci che l’alibi e la furbizia possono essere perfetti alleati.
E cosa c’è di meglio che occupare la propria immaginazione cercando di rendere concreta un’infatuazione senza precedenti? Ecco che sulla scena appare Simonetta…libraia del quartiere, non troppo bella, non troppo giovane, non troppo ambiziosa e, purtroppo per lui, nemmeno troppo decisa a lasciarsi andare alla parte meno platonica di una storia che sembrerebbe destinata a completarli, nonostante all’inzio si studino con circospezione perchè la diffidenza è territorio degli adulti e sapendo che le sfaccettature dell’essere umano sono diverse e che ognuno è “un abisso”, ma andando avanti, metteranno in discussione tutto ciò che per una vita hanno pensato dovesse costituire una parte fondamentale per definirsi una vera coppia: il sesso. Il protagonista accetta per amore, curiosità e ossessione, e oscilla tra la soddisfazione ascetica di chi si compiace di riuscire a trascendere il desiderio e la furia che deriva da ogni frustrazione.
Un sociologo da quattro soldi direbbe che siamo abituati a soddisfare i nostri desideri in tempi brevissimi, il consumismo e il capitalismo lo esigono. Adesso invece il mio desiderio è libero di agire su di me, sganciato da una realizzazione imminente, privo di una finalità concreta. Nei vari momenti della giornata che io e Simonetta trascorriamo insieme – senza allontanarci mai troppo l’uno dall’altra – resisto a svariate possibilità di contatto, e a ogni occasione mancata sento il fuoco del desiderio crescere e divampare. In pratica, divento il mastice di me stesso, di noi, vogliosi di noi, fortunatamente inappagati.
L’iperbole del sesso che guasta l’amore si riflette nell’altro campo di gioco del romanzo, quello editoriale, con il piacevolissimo e inaspettato ritorno di un vecchio personaggio della serie, Alberto Gittani, il miglior attore non protagonista de “Gli autunnali”, lo scrittore fallito che non ha mai raggiunto “la pienezza della mediocrità”, il cinico spirito guida che detesta la primavera perché ti spinge all’ottimismo: “perché volete diventare tutti scrittori? Io mica vi capisco. Un romanzo può scapparti, ma se fai anche il secondo non hai più scuse”. Gittani ogni tanto compare dalle parti di Castel Sant’Angelo, è così vero nella sua infelicità da sembrare finto. Gittani è la voce della coscienza, il solo, probabilmente, ad aver capito tutto dei libri e della Epopea del pudore, ecco la soluzione geniale per chiudere questo ciclo.
“L’uomo non è fatto per la felicità, ma non perché non può essere felice, non perché per lui la felicità è irraggiungibile, tutto il contrario! Io sono stato felice, e devo dirti subito che è una condizione che non augurerei neanche al mio peggior nemico. Innanzitutto, pochi secondi dopo aver raggiunto la felicità, subentra uno stato di rotonda pienezza, come dopo aver fatto indigestione di un cibo buonissimo, che fiacca e spossa e ti fa venire sonno. Ti toglie la voglia di tutto, in poche parole. Nonostante tu sia felice, pienamente felice, e di quella felicità tu stia godendo a pieno, cominci a provare una paura nuova e inconsueta: ti attanaglia il dubbio di perderla, tutta quella felicità. Prima eri dinamico, agguerrito e impavido, adesso sei fermo, molle e intimorito. Subito dopo ti viene un pensiero che è la ciliegina sulla torta di quella scontentezza causata dalla tua felicità, e cioè che finché sarai felice, per tutto il tempo in cui durerà la tua felicità, non potrai più lamentarti di niente. È una presa di coscienza terribile, giacché l’essere umano si sente vivo solo se ha qualcosa di cui lamentarsi, qualcosa contro cui inveire. Ecco che la felicità svela il suo vero volto di condanna, supplizio, maledizione. Evitate di essere felici, continuate a vivere.”
Ed è nell’atmosfera degli inizi che promettono luce e linfa vitale nuova, come suggerisce la stagione del titolo che, complice lo sfondo di una Roma sempre tanto ben tratteggiata da Ricci, che sa infondergli l’amore e l’obiettività di un’amante che sa essere onesto con l’oggetto della propria fascinazione, decantandone sì le magie, i suoi punti di forza e l’abbandono visivo di cui si è preda percorrendola, ma che non perde di vista il fatto che la grandezza di una città, possa rivelarsi ancora molto piccola dal punto di vista dell’evoluzione mentale di chi le affolla, subendone le aspettative e delineando traguardi più lontani, dove la competizione è più alta e la fame di imporsi più feroce, specie per chi respira nel mondo dell’editoria. Un problema che sembra non riguardare il protagonista, che vive la scrittura e il suo “dono”, come un qualcosa che prima o poi tornerà ad alimentarlo.
La letteratura ha regole compositive abbastanza ferree. Checché ne dicano i romantici, la pagina è un circuito combinatorio, e la fantasia un immane sforzo di logica.
Il romanzo è una sorta di diario che procede per giorni, comincia il 21 marzo e finisce il 21 giugno. A un certo punto, il lettore, si scoprirà a contare il calendario perché ogni giorno è un paragrafo che prende vita in un caleidoscopio di drammi che a ben vederle sono commedie, quelle che sa mettere in atto l’uomo, quando si professa l’unico essere in grado di soffrire le pene d’amore come solo lui sa, masticando una storia complicata, molto cerebrale, mai scontata, pur partendo da un incontro e un’esigenza di amare di entrambi i personaggi, che potrebbe andare in una direzione mille volte già letta nei racconti. Un’ultima opera in ordine di tempo, che ci costringe ad un giudizio sospeso, labile, da scriversi con inchiostro cancellabile, perché le valutazioni possono cambiare a seconda di come ci si approcci.
NOTE SULL’AUTORE LUCA RICCI

Luca Ricci è nato a Pisa nel 1974 e vive a Roma. Ha scritto L’amore e altre forme d’odio (2006, premio Chiara, nuova edizione La nave di Teseo, 2020), La persecuzione del rigorista (2008), Come scrivere un best seller in 57 giorni (2009), Mabel dice sì (2012), Fantasmi dell’aldiquà (2014), I difetti fondamentali (2017). Per La nave di Teseo ha pubblicato Gli autunnali (2018, tradotto nei principali paesi europei), Gli estivi (2020), Gli invernali (2021) e I primaverili (2023), che chiude la quadrilogia delle stagioni e “Gotico rosa” nel 2024.
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Ho letto con grande curiosità la tua recensione, la trama è davvero accattivante. Per colpa tua ho un sacco di desideri letterari 😅
Grazie Manu per quello che fai e per come lo fai 😊
Invece io, per merito di lettori fedeli e simpatici come te, continuo a leggere, leggere, leggere e a scrivere, scrivere, scrivere!!! Grazie Fabio 🙂
Interessante, grazie come sempre per questi suggerimenti di lettura.
Grazie a te per coglierli con questo interesse e seguito!
Articolo molto esaustivo, che rende veramente intrigante un libro, a mio avviso, molto ben scritto. Spazia dal primaverile risveglio dei sensi, in tutte le sue sfaccettature, ad altre forme di vivere ed interpretare la propria sessualità, la morale ed il modus vivendi di protagonisti non più giovanissimi.
Sarà l’età, ma sembra quasi che questa recensione sia stata come un interruttore che premuto da te, Manu, abbia acceso in me una lampadina.
Grazie sempre per i tuoi consigli.
Ciao Peppe, che bello immaginarti leggere questa recensione che ha, in modo così particolare, acceso il tuo interesse, tanto da aver fatto il paragone con quello che avviene nel momento in cui, dal nulla, riusciamo ad essere illuminati da qualcosa di inaspettato, in questo caso bello, che ci intriga e smuove la nostra voglia di lanciarci in letture diverse dalle solite, come nel caso de I primaverili.