Chi non sogna di fuggire dalla quotidianità e di diventare ricco e famoso? Per David Miller, quel sogno è a portata di mano: basta che accetti di rinchiudersi per un mese in uno chalet nella Foresta Nera.
Bentornati nell’ Angolo del Giallo, la rubrica dedicata ai libri gialli e alle loro contaminazioni. Dopo le plaghe svedesi raccontate da in “Alla fine della strada” ci spostiamo nella Foresta Nera tra le brughiere e le paludi del Wildseemoor.
FORESTA NERA (LA FORÊT DES OMBRES)
- Autore: Franck Thilliez
- Traduttore: Chiara Salina
- Editore: Nord Edizioni
- Collana: Narrativa Nord
- Data di uscita italiana: 2008
- Prima edizione originale: Agosto 2006
- Pagine: 360 p. rilegato
- Prezzo: 18,60 €
- Genere: Giallo, Thriller
- EAN: 9788842915423
TRAMA:
L’offerta è una di quelle che non si possono rifiutare: un sacco di soldi per un lavoro che non prenderà più di un mese. E a David Miller non importa se le condizioni sono quantomeno singolari: rimanere chiuso in una villa nella Foresta Nera, insieme con Arthur Doffre, il facoltoso committente, per scrivere un libro su un serial killer – tristemente noto col soprannome “Boia 125” – responsabile della morte di sette coppie e suicidatosi quasi trent’anni or sono. Raggiunta la casa, David si trova subito immerso in un’atmosfera surreale: la villa, lontanissima dal villaggio, è stata costruita intorno a una quercia secolare e le grandi vetrate che la caratterizzano sono prive di ante e di tapparelle. In più, la neve copre ogni cosa. Ciò che lo aspetta, poi, non è meno inquietante: lo studio in cui dovrà produrre almeno dieci pagine ai giorno si affaccia su una sorta di mattatoio; la presenza di Doffre è costante e implacabile; i racconti sul Boia 125 sono raccapriccianti. Ma soltanto con l’arrivo allo chalet di una donna terrorizzata e gravemente ferita quell’incubo claustrofobico giungerà al culmine, esplodendo in un’imprevedibile e agghiacciante follia…
Dopo aver trascorso (troppi) mesi a lottare con temperature proibitive, che ne direste di immergerci in un’atmosfera a dir poco rinfrescante? Seguiamo Franck Thilliez nel cuore della Foresta Nera, fra boschi di conifere immerse nella neve e simpatici animaletti quali cinghiali e linci selvatiche…
Facciamo subito la conoscenza dei coniugi Miller e della loro figlioletta Clara. Come ogni famiglia del pianeta, i Miller hanno diversi problemi, principalmente di natura economica. David svolge un lavoro poco remunerativo e a dir poco inusuale: il suo compito consiste nell’ imbalsamare i defunti, allo scopo di attutire il trauma derivante dalla perdita ai familiari; Cathy invece è un’infermiera disoccupata.
Si trattasse di me, sarebbe sufficiente il lavoro di David ad innalzare l’asticella della tensione in famiglia; invece, ai problemi di carattere finanziario, si aggiungono anche le attenzioni ossessive nei confronti di David da parte di una donna, che si fa chiamare Miss Hyde. L’aspirazione del nostro protagonista infatti è di diventare uno scrittore e a tal fine ha pubblicato un romanzo intitolato “Dalla parte dei morti”, che si è rivelato un flop a livello commerciale. La sfortuna sembra accanirsi sul povero David, che dal suo romanzo non solo non ha acquistato fama, successo o denaro ma è riuscito pure ad attrarre su di sè l’interesse morboso di una squinternata che passa il tempo a divinare il futuro stritolando colombe. Bene ma non benissimo.
Ma un’ insperata botta di fortuna sembra stia per ribaltare completamente la vita del nostro: un miliardario paralitico, Arthur Doffre, rapito dal talento narrativo dimostrato da David, gli propone una cifra esorbitante per scrivere un romanzo su un celebre killer, il Boia 125, autore di ben sette massacri e che si è tolto la vita alla vigilia dell’ottava strage.
Ammaliato dal fruscio delle banconote e dalla possibilità di sfondare nel mondo editoriale, Miller accetta le singolari condizioni di Doffre: il romanzo dovrà essere scritto, sotto la supervisione di Doffre, nell’arco del mese febbraio in uno chalet ubicato in un punto imprecisato della Foresta Nera.
E adesso, attenzione: chi di voi è riuscito ad intuire che questo chalet è completamente isolato, difficilmente raggiungibile non soltanto per la posizione ma anche per le proibitive condizioni climatiche, senza vicini, senza segnale di rete, ma allietato dalla presenza di linci che ne pattugliano i dintorni, in attesa di assaggiare qualcuno degli ospiti? Sia David, spinto dalla prospettiva di diventare un famoso scrittore (e anche un po’ dal denaro), sia Cathy, indotta ad accettare un isolamento così prolungato da motivi sotterranei (ma anche un po’ dal denaro), seppur con qualche riserva di fondo, si apprestano quindi alla forzata convivenza con Doffre e la sua specialissima badante Adeline. Per curare la germinazione dell’agognato romanzo, Doffre desidera un ambiente talmente suggestivo da influenzare in maniera determinante l’autore. E di cose suggestive naturalmente cominciano ad accaderne un bel po’; in un clima di tensione in crescita, vediamo il Boia 125 prendere corpo, anche grazie al contributo di David.
Dopo un aver letto un considerevole numero di romanzi, è difficile, anche se non impossibile, trovarne uno che ti stupisca veramente. A volte ci si imbatte in romanzi che, nonostante la presenza di elementi ampiamente sfruttati nel genere thriller, nonostante le incongruenze, le complicazioni, le lacune evidenti, i colpi di scena telefonatissimi, riescono ugualmente a risultare interessanti. “Foresta nera” appartiene a questa categoria di libri. Osservandolo nell’insieme, non è male, anche se devo confessare che questo giudizio è fondato quasi esclusivamente sull’idea di base.
Se analizzato nel dettaglio, il libro non supera di molto la sufficienza. Abbastanza scorrevole all’inizio, diventa contorto man mano che ci si avvicina alla conclusione. Nel tentativo di creare un climax di angoscia e paura, l’autore si concentra troppo su quegli elementi che devono generare tensione, tralasciando altri aspetti, a mio avviso basilari, della narrazione.
Volete un piccolo esempio? Tizio viene attirato in una situazione non soltanto pericolosa ma letale: in pratica, è spacciato. Lo capiamo noi e lo capisce lui. Nella scena successiva, ecco ricomparire Tizio, fresco come le rose, con non più un accenno di spiegazione. “Sì, ho rischiato di schiattare ma mi sono salvato”. E non parliamo di chi è riuscito ad attirare Tizio nella trappola. “Oh, sì, è stato Sempronio, ha fatto tutto lui”. Ah, sì? E come, di grazia? Come cavolo avrebbe fatto Sempronio? Per me, che del giallo amo in modo particolare questo tipo di meccanismi, è molto difficile digerire l’apparente noncuranza dell’autore.
Quindi, il romanzo si dipana alternando spiegazioni, delle quali si sarebbe potuto fare a meno, elementi di tensione, dei quali si sarebbe potuto fare a meno, ed avvenimenti solo accennati, sui quali magari l’autore avrebbe potuto soffermarsi. Insomma, un romanzo tutt’altro che impeccabile ma talmente fascinoso, per me, da impedirmi di bocciarlo del tutto.
Miss Me
NOTE SULL’AUTORE FRANCK THILLIEZ
Franck Thilliez è un ingegnere e scrittore francese nato ad Annency. Informatico, è appassionato di tecnologie telematiche. Nel 2004 pubblica il suo primo libro Train d’enfer pour Ange rouge. Ha vinto i premi Prix des lecteurs Quais du polar 2006 e Prix sncf du Polar franc¸ais 2007 con il libro La Chambre des morts. Tra le sue pubblicazioni in Italia si ricordano: Foresta nera (Nord, 2008), La stanza dei morti (TEA, 2009), Il manoscritto (Fazi, 2019) e C’era due volte (Fazi, 2021).
E ben tornata Miss Me! Sembra ieri che commentavamo l’ultimo articolo che ci hai regalato e invece nel frattempo, è trascorsa un’intera estate e che estate (almeno dal punto di vista climatico, come giustamente ti sei lasciata sfuggire in apertura).
Ma andiamo al cuore di quello che è questa tua nuova recensione, su di un libro “Foresta nera”, che già dalla trama, non ho alcun dubbio possa averti ingolosito sin dal primo istante… (a volte basta così poco a farci fessi o al contrario, attirarci esattamente nella rete in cui vogliamo trovarci imbrigliati…) Ma ho l’impressione che in questo caso sia stata una rete giusta al momento giusto se, come leggo nel giudizio complessivo che hai dato al giallo, gli elementi per congratularti con la tua scelta, abbiano superato i “nei” presenti quà e là!
Mi hai molto incuriosita ed è tra quelli che, se mi si assicuri che il Boia non fa capolino troppo spesso tra le pagine, mi appresterei volentieri a voler leggere!
Ciao Manu e bentrovata! Non c’è dubbio che, nonostante ci sia indiscutibilmente qualche neo di troppo, come dici giustamente tu, gli aspetti più oscuri di questo romanzo esercitino su di me un’irresistibile attrazione; ma proprio per questi aspetti ti sconsiglierei vivamente di leggere “Foresta nera”. Le apparizioni del Boia 125 non sono numerose ma molto incisive, se vogliamo dire così. Infatti, è a causa del rituale che mette in atto che il killer viene chiamato Boia 125: quando rivolge le proprie attenzioni ad una coppia, costringe la moglie, bilancia alla mano, a prelevare esattamente 125 grammi dal corpo del proprio partner (mentre questi è ancora in vita, ça va sans dire). Quindi, o si hanno gli artigli di un puma e la chioma della principessa Sissi oppure…..
Insomma, dalla recensione sembrerebbe l’ennesimo thriller che vince ma non convince…con qualche guizzo fortuito che gli fa guadagnare l’agognata riva sul lago della stroncatura.
Gli scrittori di giallo francesi mi mancavano, che sia un filone emergente ad insediare la sconfinata creatività dei passati (in senso temporale e culinario) colleghi scandinavi?
Lo vedo bene come romanzo da trasporre in miniserie tv, rigorosamente con il plot twist all’americana (leggasi il protagonista che ne ha passato di cotte e di crude, sopravvivendo a stento a tentativi di uccisione vari da parte di tutte le forze demoniache e che continua a dormire beato nel letto di quella stessa casa, con la finestra ovviamente aperta, dalla quale una mano scheletrica spunta per infilarsi sotto le lenzuola).
Grazie dell’ennesima chicca!
Sono costretta ad ammettere che gli autori francesi (solo per ciò che riguarda questo genere di narrativa) non trovano molto spazio nella mia libreria, ma quanto a creatività mi sembrano alquanto promettenti; nonostante gli aspetti poco convincenti di “Foresta nera”, leggerò sicuramente qualcos’altro di questo autore, perché credo sia dotato di notevole inventiva. Trovo stuzzicante l’idea di una serie basata sugli elementi cardine di questo romanzo: credo che recensire la trasposizione televisiva di un libro abbia un fascino tutto speciale…Grazie Luca e a presto!