DIMMI DI TE di Chiara Gamberale

Si arriva ad un punto, nella vita da adulti, in cui sembra di vivere in una palude. I sogni fatti da ragazzi non si sono avverati, o non del tutto, e spesso ci trasciniamo in un’esistenza che non ci appartiene. Per fare pace con quello che è diventata, Chiara decide di ricontattare le persone che mitizzava da adolescente (come la più desiderata della scuola e il rappresentante d’istituto rivoluzionario) e chiede a ognuna di loro: “Se riuscito a crescere, senza rinunciare a chi sei? Mi spieghi come si fa?” Chiara Gamberale, amatissima scrittrice italiana e da Librangolo più volte recensita (qui la nostra intervista),in “Dimmi di te” (già presente nella nostra lista di consigli a settembre 2024), ci pone dinanzi ad un confronto duro con la verità che spesso ci si ostina ad evitare.

 

SCHEDA LIBRO

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 DIMMI DI TE

  • Autrice: Chiara Gamberale
  • Editore: Einaudi
  • Data di uscita:  24 settembre 2024
  • Pagine: 216 p.
  • Prezzo: 18 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788806259549

TRAMA

Ci sono momenti, nella vita, che somigliano a una palude: andare avanti sembra impossibile, possiamo solo lasciarci affondare. Succede a Chiara, quando si ritrova madre quasi per caso e si trasferisce con la figlia in un quartiere di famiglie normali, fedeli a regole che lei ha sempre rifiutato. Abituata a vivere come un’eterna adolescente e affamata di emozioni, non sopporta quella quiete fittizia e presto non riesce più a lavorare, ad amare, a confidare nel futuro. Ma il casuale incontro con un amico che non vedeva dai tempi del liceo le fa venire un’idea: ricontattare le persone che mitizzava quando adolescente lo era davvero. Per chiedere: e tu? La sopporti, la palude? Sei riuscito a crescere, senza rinunciare a chi sei? Mi spieghi come si fa? Così va a trovare la più desiderata della scuola, il rappresentante d’istituto rivoluzionario, il bravo ragazzo che forse avrebbe potuto salvarla da sé stessa, il tormentato che a sé stessa la condannava… E a ogni incontro la tensione sale, perché passato e presente si mescolano, fino a costringerla a un faccia a faccia con la tremenda verità che si ostinava a evitare. Chiara Gamberale, portavoce dei nostri segreti più profondi, ci regala un’indagine in forma di romanzo sul modo impacciato, tenace o incosciente con cui rimaniamo in bilico fra i sogni che avevamo e la vita che facciamo. E inventa per tutti la possibilità di trasformare una palude nel mare aperto.

RECENSIONE

Nella moltitudine di discorsi che ogni giorno confezionano i confronti che abbiamo con gli altri (ma anche con noi stessi) c’è ne uno particolarmente diffuso, ma che sicuramente stona sulla bocca dei più, perchè spesso espresso da chi lamenta un qualcosa di cui, a ben vedere, è il primo “colpevole”. Rammaricarsi di quanto, in una società individualistica, egoista e spesso poco empatica come quella di oggi, sia sempre più una rarità, trovare qualcuno che se e quando chiede “come stai?” sia sinceramente interessato alla risposta o abbia quanto meno la  premura, dopo averci riversato addosso problemi e sfoghi di tutti i generi, di dare spazio anche a ciò che in quel momento riveste la croce o delizia delle nostre vite o giornate.

E’ talmente assodato che oggi ci siano pochi e genuini confronti alla pari tra le persone, che ci si permette anche di scherzarci su, prendendo in giro coloro da cui non ci stupiremmo di sentir dire “Parliamo un po’ di te, cosa pensi di me?” o ancora “Ciao, come sto?” per indicare tutte quelle figure apparentemente interessate a parlare, ma che mirano principalmente a mettersi al centro della nostra (e della loro) attenzione, valicando il limite di quella che da piacevole chiacchiera a 2, 3, 4 e così via, può tramutarsi nella ben più sgradevole sensazione di  essere “sequestrati” senza, tra l’altro, parvenza di percepirsi arricchiti, ma solo privati del proprio tempo.

Di parole, dilemmi, bilanci, verità su come stiamo dentro e fuori, ne possiamo donare tantissimi ogni giorno, a noi stessi e agli altri, ma se è vero, come enunciato sopra, che siamo spesso circondati da una folla di gente che comincia le conversazioni con “io”,  ne esiste una grande parte più silente, riservata, poco incline a rendere visibili le fessure attraverso cui passa il proprio essere e il proprio sentire.

Il tentativo ammirevole, originale, segnale della sua grande capacità di intercettare il disagio collettivo del non sapersi più mettere in gioco anche solo confidandosi con l’altro, scegliendo come nodo centrale delle propria storia proprio la voglia di scoperchiare certi vasi di pandora, ce lo dà ancora una volta una delle scrittrici più lette ed amate del nostro attuale panorama letterario e narrativo, Chiara Gamberale, che in “Dimmi di te” (il miracolo sta già nell’intento del titolo che, come dicevo in apertura, è un po’ il contrario di quanto non siamo più abituati a sentirci chiedere) attraversa la palude metaforica di quanti di noi, sono costretti ad attraversarla prima di scoprire come si è cambiati, cresciuti, rispetto ai bambini o agli adolescenti che eravamo.

Avevamo tanti sogni, ma da un certo punto in poi la vita diventa solo una, la nostra. Tu come te la sei sistemata? Dove la metti la nostalgia per tutto quello che è stato e dove la metti la nostalgia per quello che invece non è stato, ma avrebbe potuto essere, solo che ormai si è fatto tardi?

La protagonista si chiama Chiara come lei, scrittrice dall’attività un po’ appannata, appena trasferita nel quartiere Triste – gioco di parole per riferirsi al quartiere Trieste – luogo placido e blasonato, rigoglioso di famiglie funzionali. In quella porzione di Roma dove i genitori l’hanno invitata, dopo che è diventata madre e dove ha accettato di andare per approfittare dell’aiuto dei nonni che adorano la sua Bambina, nata da un amore che si è concluso prima della nascita, con un uomo lontano, sfuggente eppure solido. Un amore incompiuto e lacerante.

Negli anni si era fatta l’idea che la persona destinata a sfuggirci di vista è proprio quella di cui ci stiamo innamorando.

Chiara ha perso il suo centro, le manca la vecchia mansarda vicino alla stazione dove ha condiviso le stagioni con i suoi amici, dove partoriva una storia dopo l’altra, dove si sentiva al suo posto, nel flusso cangiante di una ragazza. La maternità l’ha catapultata in uno spazio che non le appartiene, la vita adulta, fosse per lei salterebbe direttamente alla vecchiaia. Si muove ovattata in quel crocevia di famiglie normali, dove tutti sembrano aver trovato un equilibrio. E mentre le serate scorrono tra una lettura e l’altra per rapire le fantasie della sua bimba, prendono forma in lei riflessioni ben più pesanti e ataviche, su cosa la solleva e cosa la affossa, su chi è ora e chi era ieri, per cosa ride e cosa piange, e le scatta la curiosità di scoprire più che le sue risposte a queste domande, quelle dei suoi “miti” di ragazza.

E’ l’incontro con Raffaello a squarciare il velo sull’apatia che avvolge la protagonista. Un vecchio compagno del liceo Socrate, rimasto incastonato nella memoria. Lo sguardo di Chiara si riaccende quando gli dice: dimmi di te. Chiara tende l’orecchio, spalanca il cuore e poi, solo dopo, accende un piccolo registratore. E’ qui che ha inizio un reportage romanzesco, un viaggio tra sette personaggi diversi, eccezionali e magnetici. Stelle polari del passato con le quali Chiara si sintonizza, grazie ad uno dei doni che una scrittrice possiede: l’ascolto.

È romanzesco il momento in cui ci innamoriamo, quando finalmente ecco lui, ecco lei, è romanzesco il momento in cui dal banco di scuola ci ritroviamo a fare un lavoro che diventa il nostro, e forse lo era sempre stato, quando nasce un figlio. Quando un amore finisce è romanzesco, quando perdiamo il lavoro che ci eravamo abituati a considerare il nostro e dunque è l’unico possibile. Quando andiamo in bancarotta. Quando la nostra persona preferita muore…E poi. Poi ci sono i momenti in cui non potremmo essere i protagonisti di nessun romanzo, di nessun film. Sfugge prima di tutto a noi, il senso della nostra trama. Che si trasforma in una palude. Dove marciamo.

In un momento di smarrimento, decide di ricontattare le persone che facevano parte del suo passato: la più desiderata della scuola, il ribelle, il bravo ragazzo e altri. In ogni incontro, Chiara affronta non solo la persona che ha di fronte, ma anche la versione di se stessa che ha lasciato dietro. Ci sono domande sospese, dubbi esistenziali e una riflessione sulla fedeltà a chi siamo e su cosa significa crescere. Un libro che non è malinconico ma sorridente e che spinge il lettore a ragionare sulla “sabbia della vita” che, come in una clessidra, scorre inesorabilmente e poi finisce, perciò vale la pena di scegliere con attenzione che cosa fare del nostro tempo.

NOTE SULL’AUTRICE CHIARA GAMBERALE

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Chiara Gamberale è nata a Roma, dove vive. Ha scritto, fra gli altri, Una vita sottile, La zona cieca, Le luci nelle case degli altri, Per dieci minuti, Qualcosa e Il grembo paterno. I suoi libri sono tradotti in diciotto Paesi. È autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici come Io, Chiara e l’Oscuro (Rai Radio 2) e del podcast Gli Slegati. È creatrice e direttrice artistica del festival Procida Racconta e ha fondato la Scuola di scrittura creativa, musica, danza, teatro e arte CreaVità, dove insegna scrittura creativa. Collabora con «7» del «Corriere della Sera», «La Stampa» e «Donna Moderna».


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10 Commenti
  1. Carlo

    Ho trovato il libro, indipendentemente dall’argomento, di difficile lettura, A volte anche noioso.

    Rispondi
    • Manu Luna

      Ciao Carlo e grazie per il tuo commento.

      Rispondi
  2. Tommaso Cutrì

    Interessante autrice, messa in luce in questa rubrica .
    Da leggere questo libro.

    Complimenti

    Rispondi
    • Manu Luna

      Grazie mille Tommaso!

      Rispondi
  3. Antonella Valentini

    Mi è piaciuta molto questa recensione.
    Devo aggiungere per onore di verità che il tema trattato seppure molto attuale e sicuramente ben scritto un poʻ mi è venuto a noia. Anche i grandi scrittori non escono dalla palude delle onde negative esistenziali di questo millenio; sono i filosofi del momento ma ipotizzare una svolta positiva che possa entusiasmare il lettore pochi lo fanno. Esiste cosi una sorta di identificazione da parte di chi legge che spesso è solo consolatoria.

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    • Manu Luna

      Cara Antonella, intanto sono molto contenta che tu abbia apprezzato questa mia recensione, sentivo molto l’argomento trattato dall’autrice ma, ti stupirò, concordo amaramente anche con quanto aggiungi dopo, in particolare sulla tua conclusione. Interessante punto di vista, che ti ringrazio di aver condiviso con noi.

      Rispondi
  4. Fabio

    Il problema è che leggere le tue recensioni invoglia terribilmente ad approfondire…e l’unico modo per farlo è comprare il libro.
    E devi credermi, dopo aver letto le tue recensioni io li comprerei tutti!
    Grazie per il tempo che dedichi a risvegliare la curiosità.
    Che poi si sa, la curiosità è sorella gemella della bellezza.

    Grazie Manu

    Rispondi
    • Manu Luna

      Una recensione alla recensione la tua, caro Fabio! Bellissima tra l’altro….quindi, non posso che, oltre a consigliarti di cedere alla tua voglia di approfondire la lettura, ringraziarti ancora una volta per il tuo rinnovato entusiasmo, che motiva ancora di più il mio, nell’essere una fedele suggeritrice di bei libri e non solo 🙂

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      • Peppe

        Recensione molto accurata e bella che, come ho già detto altre volte, è l’ennesimo invito alla riflessione dopo la lettura del libro.
        Grazie sempre per i tuoi suggerimenti!

        Rispondi
        • Manu Luna

          Sono contenta tu l’abbia apprezzata Peppe, grazie mille!

          Rispondi
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