BLACK TULIPS di VITALIANO TREVISAN

Scrittore, attore, regista e drammaturgo italiano tra i più controversi e discussi della sua generazione, Vitaliano Trevisan, morto suicida un anno fa, ci regala in “Black Tulips” una raccolta di storie tra la realtà e il sogno, con l’occhio vigile e spietato di chi sapeva guardare oltre i pregiudizi e i fallimenti della gente.

SCHEDA LIBRO

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BLACK TULIPS

  • Autore: Vitaliano Trevisan
  • Editore: Einaudi
  • Data di uscita: 04 ottobre 2022
  • Pagine: 232 p.
  • Prezzo: 17 €
  • Genere: Narrativa
  • EAN: 9788806211080

TRAMA

L’opera postuma di uno dei più grandi autori della sua generazione. «Scrivere, per quanto atto privo di speranza, o forse proprio per questo, significa aver fede». L’ultima opera a cui Vitaliano Trevisan stava lavorando, inviata all’Einaudi qualche mese prima di morire. Nella sua brutale, lancinante verità, è forse quella che gli assomiglia di più: interrotta ma non incompiuta.

RECENSIONE

Nel mondo dell’arte, che si parli di film, quadri, sculture, fotografia, musica o libri, esistono opere di cui è difficile non solo farsi un’idea precisa, ma anche riuscire a trasferirne a qualcun’altro, l’entusiasmo o lo scetticismo che innescano in noi, qual ora la nostra intenzione sia quella di condividerne gli effetti.

Quasi mai è l’autore di un’opera a doversi preoccupare, a mio avviso, di cosa e quanto chi osserva, legge o ascolta, arrivi a capire esattamente chi era nel momento in cui quel qualcosa l’ha creato. Specie se chi, il suo rapporto con l’arte, l’ha svincolato da pretese di unanimi consensi o vive in maniera pacifica – beato lui – i detrattori che seppur non bene, parlano di ciò che fa.

Per difendermi, da me stesso e dal mondo, una delle mie tecniche preferite, quella che mi è sempre venuta naturale e che poi nel tempo ho affinato, arrivando a farne un’arte – arte, detto per inciso, per niente astratta, visto che mi dà da vivere –, è trattenere un frammento di essere per sé, e farsi cosí, per quanto possibile, trasparenti. E vivere o scrivere, che poi, per chi scrive, è lo stesso, è nella trasparenza che mi sono sempre tenuto in equilibrio. No, non sempre; comunque.

Colui che mi ha ispirato queste riflessioni, perché incarna in tutto e per tutto il caso di chi vive (e in questo caso scrive) per sé, è lo scrittore vicentino Vitaliano Trevisan, che con il suo ultimo libro postumo “Black Tulips”, dà vita ad una serie di racconti in cui ci si ritrova coinvolti, e spesso persi, in un labirinto di numerose note che non sono delle note al testo ma “scorci su e nel testo, ovvero di figure: figure di parole, di corpi e anche di paesaggi”, apparentemente scollegate tra loro, ma che sono rese di irresistibile interesse e richiamo, grazie ad una scrittura libera, attuale e di denuncia verso realtà considerate lontane, ma che lui ha vissuto avendo in dote il dono di non giudicare nulla di ciò di cui si è fatto testimone, e con questo libro, portavoce.

Ma chi sono io per giudicare? Le puttane, africane o meno che siano, non sono forse umane? E umani i loro clienti? E dunque umano anch’io? Almeno biologicamente è certo che sí. Dunque perché, se tutti gli attori sono umani, il luogo comune sorge spontaneo?

Il libro è un’opera che si presenta, per struttura e scorrimento, come un montaggio di pezzi. Pezzi di storie drammatiche, che riflettono dolorosi spaccati di esistenze comuni; frantumi di vite accomunate ognuna dallo stesso stato di precarietà e di ricerca perpetua. I fatti non sono registrati contemporaneamente al periodo in cui l’autore li vive, ma molti anni dopo, quando ormai grande, lavora come portiere notturno in un hotel vicentino, e vengono da lui ricostruiti pescando tra memoria ed immaginazione, dal momento che, come dichiarato dallo stesso autore, «la memoria è fantasia».

Temi a lui molto cari e già affrontati: dallo sfruttamento del lavoro, alla mentalità provinciale, dall’ipocrisia della società occidentale benestante e viziata, a tematiche sociali, qualcuna anche scomoda, come la prostituzione o i pregiudizi verso gli immigrati.

Da Lagos – gigantesca megalopoli – fino all’«inferno» di Benin City, la mente di Trevisan accende i suoi ricordi sulle storie di Hellen, Isegwe, Chika, alcune prostitute nigeriane e sulle loro vite in certi casi già condannate e in altri salvate. Mentre altri intermezzi, che si inseriscono nella vicenda principale e che riportano l’Italia settentrionale sullo sfondo narrativo, rievocano invece le interminabili crociere notturne dell’autore in macchina, nel cosiddetto «quadrilatero del degrado», per le strade di Verona, alla ricerca di compagnia per aggirare la sua costante angoscia e senso di solitudine.

In Nigeria ero io l’uomo bianco – oybo per i locali – e quindi a essere “diverso”, a volte additato o guardato in modo strano.

Un quaderno personale di esperienze e sensazioni. Un viaggio fisico e mentale. Per dare un senso a ciò che un senso non ha. Qualcosa che andrebbe letto, perché consapevoli che forse a spiegarlo, non si riuscirebbe mai fino in fondo.

Una cosa è certa: ci piaccia oppure no, ciò che siamo ha molto piú a che fare con ciò che gli altri presumono in noi di quanto siamo disposti ad ammettere. Ricordarsene ci aiuterà a raccontare la storia che gli altri vogliono sentirsi raccontare, il che è sempre un buon inizio, se si vuole portare a casa qualcosa. Vale anche in senso inverso. Se la storia che ci viene raccontata è quella che ci aspettiamo di sentire, e, pur variando il soggetto, è sempre piú o meno la stessa, dubitare. Certo, quando si tratta di umani, dubitare sempre; ma in questo mondo in bianco e nero, dove a ogni passo si rischia di inciampare in un pregiudizio, negativo o positivo che sia, dubitare anche di piú.

NOTE SULL’ AUTORE VITALIANO TREVISAN

vitaliano trevisan

VITALIANO TREVISAN, (Sandrigo, 1960 – Crespadoro, 2022) ha pubblicato per Einaudi Stile Libero I quindicimila passi, un resoconto (2002, Premio Campiello Francia nel 2008), Un mondo meraviglioso, uno standard (2003), Shorts (2004, Premio Chiara), Il ponte, un crollo (2007), Grotteschi e Arabeschi (2009), Works (2016) e Black Tulips (2022). Per la Collezione di teatro Einaudi ha pubblicato Due monologhi (2009) e Una notte in Tunisia (2011).

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4 Commenti
  1. Peppe

    Recensione molto esaustiva di un libro che, seppur pubblicato post mortem, ci permette di conoscere meglio un autore molto intenso.
    Attraverso racconti reali o di fantasia, Trevisan tuttavia riesce a scindere quanto vissuto dal darne giudizio. Il che magari, lo ha portato ad estraniarsi dalla massa, rimanendone schiacciato.
    Ad oggi chi scrive, spesso non riesce a rimanere imparziale, una notizia spesso non rimane tale, non ci si limita a riportarla, se ne costruisce un caso mediatico tale che sembra diassistere ad un processo, per questo non amo alcune categorie di autori che trovano modo di far libri pur non essendo scrittori, gli scrittori sono un’altra categoria di autori, che cavalcano le ispirazioni e ne soffrono per la mancanza.
    Grazie Manu per avermi fatto conoscere meglio questo autore…

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    • Manu Luna

      Come sempre, un’attenta analisi dei contenuti Peppe. Un libro a tratti difficile, una scrittura che va affrontata sapendo di trovarsi “a contatto” con qualcuno che mette nero su bianco temi anche scomodi e grandi verità, almeno le sue. Ammirevole il coraggio, le esperienze, il suo vissuto, troncato di netto. Ma che ci lascia opere bellissime, come Black Tulips.

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  2. Antonella

    Una nuova scoperta, grazie a voi di queso autore, che non conoscevo. Leggerò sicuramente poichè
    l’ intensità cruda di alcune frasi qui riportate, hanno risvegliato interesse umano verso l’ umano che ha scritto di se….quando accade vale sempre la pena seguire la scintilla

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    • Manu Luna

      Ciao Antonella, per quanto mi riguarda, questo è il primo libro che leggo di Trevisan e mi ha davvero colpito molto. Sono contenta che avendone parlato qui, tu lo abbia scoperto. Non posso che consigliarti anch’io, di seguire l’interesse che ti ha suscitato. Grazie mille e alla prossima!

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